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CASO CAMPUS ..19 GIORNI DI SILENZIO


FLORINAS. Diciannove giorni e neppure un segno. Silenzio totale sulla sparizione di Gianfranco Campus, l’allevatore di 57 anni prelevato la notte del 24 settembre dalla casa del maneggio «Contessa» a Florinas. Rapito e portato via, ma non per chiedere il riscatto. Nessuno ha chiamato la famiglia e non risultano messaggi fatti arrivare attraverso altre persone. Niente, neppure un soffio (solitamente dal mondo della campagne arriva sempre qualche indicazione seppure codificata), tanto che si teme per l’incolumità di Gianfranco Campus. Gli investigatori non lo ammettono, ma tra le ipotesi più accreditate c’è proprio quella che l’allevatore sia stato prelevato da qualcuno e portato via per un regolamento di conti. Storie vecchie o recenti non fa molta differenza. Anche se sarebbe utile avere elementi precisi in mano per dare una svolta all’attività investigativa. Per cercare di tenere viva l’attenzione, ieri il l’Associazione giovanile cattolica «Gioventù Cristiana» ha lanciato la mobilitazione su internet, tramite il social network facebook: è stato creato il gruppo «Liberate Gianfranco Campus» che sta crescendo con il passare delle ore. E Gioventù Cristiana ha anche annunciato che fra breve terrà a Sassari una manifestazione silenziosa «quale strumento pacifico di sensibilizzazione dei cittadini nei confronti del fenomeno dei sequestri di persona in Sardegna». E’ una storia che si ripete. Anche per Titti Pinna - considerato nelle prime settimane un sequestrato di serie B - c’era stata la mobilitazione del popolo di internet e dei gruppi cattolici. Unica differenza: la telefonata fatta dall’ostaggio, appena dopo il prelievo, per chiedere un riscatto di 300mila euro. Nel caso di Gianfranco Campus niente telefonata, perchè il sequestro - come è facile comprendere - non è a scopo di estorsione. E chi l’ha portato via non sembra per niente interessato a lasciare un resoconto del suo passaggio. Anche se è altrettanto evidente che c’è gente che sa più di quanto ha già detto ed è in grado di agevolare il lavoro dei carabinieri del Reparto operativo del comando provinciale che stanno seguendo la vicenda. Resta il mistero del perchè del prelievo e del trasferimento dell’allevatore: se doveva essere regolamento dei conti poteva avvenire anche sul posto, a meno che l’intenzione dei sequestratori non sia quella di non fare ritrovare il corpo.I carabinieri lavorano senza sosta. Al centro dell’attenzione uno strano episodio accaduto in carcere (prima della sua scarcerazione, avvenuta nel 2007, ci sarebbe stato lo scontro con qualcuno); minacce di morte dirette ricevute più di recente da parte di una persona che conosceva bene e che aveva frequentato abitualmente; la storia di una donna che potrebbe portare qualche indizio interessante. Per il resto una attesa snervante. Maria, sorella di Titti Pinna, ha confidato che non bisogna perdere la speranza «che la telefonata potrebbe arrivare». Infine un riferimento a Gianfranco Campus: fisicamente non stava bene. Chi l’ha visto pochi giorni prima del sequestro bere una camomilla al bar ha riferito che aveva la mano tremante. «Se davvero sono andati in sei a prenderlo, vuol dire che gli altri cinque sono rimasti a guardare». Insomma, non c’era bisogno di un nucleo di prelievo di prim’ordine per portare via l’allevatore di Florinas. E chi ha agito lo sapeva bene.
(13 ottobre 2009)di Gianni Bazzonitratto da La Nuova Sardegna