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« The DreamHasta siempre... »

Mr. Serphin Maltese

Post n°9 pubblicato il 05 Marzo 2008 da gattadapelaredgt

and Womann's Day

Il prossimo 7 Marzo in occasione della festa della donna, una delegazione di un patronato siciliano incontrerà in un teatro del Queens(New York), il Senatore italo-americano Serafino Maltese.Forse non tutti sanno che le origini della festa risalgono ad un incendio che nei primi anni del '900 distrusse la " Triangle Shirtwaist Factory", una fabbrica di camicie in cui lavoravano centinaie di donne siciliane ed ebree. Della delegazione che si recherà negli Stati Uniti fa parte un cittadino villabatese che ha ripercorso  e preso  a cuore la storia dei Maltese e che è l'autore di una lettera inviata al Senatore pochi mesi fa. In questo documento ufficiale che per la prima volta rendiamo pubblico, la figura di Mr Serphine R. Maltese assume una particolare importanza poiché è il nipote di ben tre donne decedute tragicamente nell'incendio del 25 Marzo del 1911. Durante il 95esimo anniversario della tragedia della Triangle Shirtwaist Factory, è stato proprio il Senatore Maltese a dichiarare di aver perso in quella fabbrica  la nonna e le due zie. Tra l'altro il fratello del Senatore, Vincent Maltese, attualmente è il presidente della “Triangle Shirtwaist Fire Memorial Society”, un’associazione nata per non dimenticare le vittime di quell’incendio che rappresenta una delle tragedie più grandi che l'America ha vissuto, a mio parere, di maggior rilievo rispetto a quella dell'11 settembre del 2001.La storia dell'emigrazione, di tante donne e di tanti uomini che partivano con niente alla ricerca di un pezzo di pane è la storia della povera gente, ovviamente, ma era soprattutto la rappresentazione del coraggio, di chi metteva anche a repentaglio la propria vita lontana dagli affetti pur di vivere dignitosamente da essere umano. La storia dei Maltese descritta anche nella lettera fa comprendere che gli uomini diventano eroi quando continuano a vivere e a lottare nonostante tutto. Riportiamo copia della lettera, indirizzata al Senatore Mr. Serphin R. Maltese.

“Come è noto, in Italia si è diffusa la convinzione, alimentata dagli organi di informazione, che la Festa della Donna è stata fissata per l’8 marzo per ricordare la morte di tante lavoratrici che perirono proprio quel giorno, a causa di un incendio avvenuto a New York City agli inizi del secolo scorso.

E’ facile appurare (l’origine della festività è comunque controversa), che:

-  l’incendio di New York avvenne effettivamente il 25 marzo del 1911, e non l’8 marzo, presso la Triangle Shirtwaist Factory, fabbrica di camicie per donna che era ubicata tra l’8°, il 9° e il 10° piano di un palazzo di Manhattan, all’angolo tra Green Street e Washington Place, oggi sede della Facoltà di Scienze della New York University;

-  l’ 8 marzo di qualche anno dopo, per la precisione del 1917, vi fu invece una manifestazione di protesta delle operaie russe contro la guerra e la penuria di cibo;

-  la mescolanza dei due fatti, operata dai sindacati dei lavoratori, ha dato luogo in Italia, per l’appunto, alla convinzione circa l’origine della festa dell’8 marzo;

-  tra l’altro anche a New York City vi era stata l’8 marzo 1908 una manifestazione di circa 15.000 donne che protestavano per una paga migliore e un orario di lavoro più corto e il diritto di voto.

Fatte queste premesse, quella che Le voglio raccontare è comunque la storia delle donne che morirono nell’incendio del 25 marzo 1911 e, segnatamente, di 3 donne della stessa famiglia.

In quell’incendio trovarono la morte 146 persone, quasi tutte donne. Ebbene, 35 e più di quelle donne erano italiane, e di queste molte erano siciliane (molte delle altre erano ebree). Come ho potuto, in parte, riscontrare dai registri di Ellis Island, sicuramente erano siciliane Benanti Vincenza (22 anni, di Marineo, paese a qualche chilometro da dove abito), Castello Giuseppa (21 anni), Nicolosi Michela (22 anni, di Bisacquino, in provincia di Agrigento), Terranova Clotilde (22 anni, di Licata, in provincia di Agrigento).

Fuori da ogni dubbio erano siciliane, per la precisione proprio di Marsala, 3 donne, anch’esse decedute nell’incendio e tutte appartenenti allo stesso nucleo familiare: Maltese Caterina (40 anni, da nubile Canino) e le due figlie Lucia (20 anni) e Rosalia (14 anni!).

La famiglia Maltese, rappresenta in maniera esemplare, a mio avviso, la storia di oltre un secolo di emigrazione italiana, che sappiamo essere stata, inizialmente, una storia di immensa sofferenza, alla quale gradatamente è seguita, passo dopo passo, la conquista di molti gradini della scala sociale, per arrivare oggi, specialmente negli Stati Uniti, ad una perfetta integrazione sociale.

 I registri di Ellis Island, da diversi anni su Internet, consentono di ripercorrere le tappe dell’arrivo della famiglia Maltese in America.

Il trentottenne marsalese Serafino Maltese, marito di Caterina e padre di Lucia e Rosalia, tutte morte nell’incendio, era sbarcato a Ellis Island il 19 maggio 1906, dopo 19 giorni di navigazione. Era infatti partito da Palermo il 1° maggio 1906.

Probabilmente, dopo qualche mese dall’arrivo, resosi conto della situazione, aveva deciso, contrariamente a quanti facevano molti degli emigrati italiani di allora, di stabilirsi, almeno per un certo periodo di tempo non breve, in America. Verosimilmente, scrive quindi alla moglie e la invita a raggiungerlo in America con tutti i figli. Il 3 agosto 1907 sbarcano a Ellis Island, dopo 18 giorni di navigazione (erano partiti da Palermo il 17 luglio 1907), la moglie Caterina Canino (36 anni) e i 5 figli Maltese Lucia (16 anni), Vito (14 anni), Rosaria (11 anni), Maria (4 anni) e Paolo (2 anni).

Purtroppo l’arrivo in America di Caterina e dei suoi figli è immediatamente funestato da un gravissimo fatto luttuoso, che, con il senno di poi, può essere guardato come presagio di un destino a dir poco disgraziato e crudele. Muore infatti presso l’ospedale di Ellis Island la piccola Maria. Verosimilmente la bambina doveva soffrire di qualche malattia e, altrettanto verosimilmente, la sua malattia aveva fatto già rinviare la partenza dell’intera famiglia dal porto di Palermo, che era stata fissata la prima volta per il 18 giugno 1907.

In sostanza tutte le 4 donne della famiglia Maltese vennero praticamente, e quasi immediatamente, distrutte dal Nuovo Mondo tanto agognato. Rimasero quindi soltanto i 3 maschi della famiglia, Serafino, Vito (che nel 1911 doveva avere circa 18 anni) e il piccolo Paolo (nel 1911 doveva avere all’incirca 6 anni).

Quando sono venuto a conoscenza di questa storia, scoprendola a poco a poco, ho provato un interesse immediato e istintivo. Immaginavo che la tragedia vissuta dalla famiglia Maltese avesse certamente segnato di brutto anche il destino dei 3 maschi sopravvissuti. Immaginavo che la loro vita in America fosse stata segnata in maniera più che negativa dalla tragedia: insomma, immaginavo che fossero finiti male. Mi sono dovuto ricredere, e debbo dire felicemente ricredere, quando ho scoperto che un altro Serafino Maltese, per la precisione Mr. Serphin R. Maltese, è un Senatore in carica (per la verità lo è da molti anni: sin dal 1988) dello Stato di New York, in rappresentanza del Queens (www.senatorserfmaltese.com). Non so se Serphin (Canino Caterina era sua nonna, mentre Lucia, Rosaria e Maria erano le sue zie) sia il figlio di Vito o di Paolo (data l’età, è nato nel 1932, Serphin potrebbe essere figlio sia di Vito che di Paolo), poco importa però.

Quello che importa è che la storia della famiglia Maltese rappresenta certamente, senza ombra di apparire retorici essendo di fronte a un destino così tragico, la sintesi perfetta di che cosa è stata ed è l’America per gli emigranti Italiani: all’inizio tante lacrime e sangue, oggi l’onore di essere tra i primi.”
pippodic@gmail.com
Dal mensile " Il Villabatese"

 

 
 
 
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