non sono tagliata..

STORIA DI BOBO


Questa storia l'ha scritta Lucio, un mio amico, la condivido con voi. Iena Bobo, bacio a te, sei un cane fortunatoLa mia storiaTutto cominciò nell’agosto del 1997.Era mattina, faceva un caldo da morire ed io, in giardino, cercavo un posto all’ombra per ripararmi un poco. Dentro casa sentivo uno strano fermento……. urla di gioia, risate, aria di preparativi.Poi la  porta si aprì e colui che allora era il mio padrone uscì con delle valigie in mano. Aprì il cancello e le mise sull’auto. Poco dopo uscirono anche la moglie e i due piccoli figli con i quali trascorrevo le mie giornate a giocare. Ero molto affezionato a loro. Avrei dato la mia vita se fosse stato necessario.  Mi avvicinai  scodinzolando. “Si parte!”……pensai”. Non stavo nella pelle dalla gioia. Fecero uscire anche me dal cancello, lo richiusero, presero posto sull’auto. “Dove mi metteranno?”……mi chiesi……“Stanno così stretti!”.Non ci volle molto per capire…..l’auto si mise in moto e partirono.Senza di me. Senza una parola, senza guardarmi. Sentii una lacrima che mi chiedeva di uscire, ma noi cani non possiamo piangere. La sofferenza, ricordo, fu enorme lo stesso.   Rimasi là per ore, impietrito, poi diedi, attraverso il cancello, un ultimo sguardo dentro al giardino. Vidi tutte le cose che, fino a poco prima, erano state le mie.  La palla, la tartaruga di plastica, il mio osso preferito.  Mi misi ad ululare, volevo che tutti sapessero che ciò che era accaduto non era giusto.Mi girai e cominciai a camminare. Senza sapere dove andare. Vagai per giorni, il pensiero sempre rivolto a quei due bambini, compagni delle mie giornate. La tristezza mi faceva dimenticare che non mangiavo da tanto tempo. Ma la fame era tanta. Pensavo che fino a qualche giorno prima ero stato un cane fortunato abituato ogni sera ad avere la ciotola piena ed ora ero costretto a rovistare tra i rifiuti per cercare qualcosa da mangiare e a dissetarmi nelle pozzanghere.Con il passare dei giorni mi abituai. Fu dura, ma mi abituai.Feci amicizia con altri cani randagi con i quali, magari, litigavo per un pezzo di pane duro, ma almeno non mi sentivo terribilmente solo.  Forse erano stati più sfortunati di me perché nessuno di loro aveva mai provato la gioia di stare in una famiglia. Ma forse erano più felici perché non ne sentivano la mancanza. Poi una notte…… Si andava in giro insieme. Percorrevamo una strada asfaltata ed io, come al solito, ero assorto nei miei pensieri, nei miei ricordi. Fu un attimo. Vidi due luci che mi accecarono e poi un colpo terribile. Mi ritrovai riverso al lato della strada. Cercai di alzarmi ma sentivo un dolore fortissimo ad una zampa. Rimasi là fino al mattino.Non riuscii a dormire.  Poi la luna fece posto al sole ed io riprovai ad alzarmi.  Il dolore era ancora fortissimo ma, seppure zoppicando, ripresi a camminare. I miei amici randagi erano andati via. Ero di nuovo solo.Vagai per ore. La fame e la sete non mi davano tregua.  Mi sentivo distrutto dalla fatica ma continuai.Mi ritrovai in una strada con tante case e in ogni casa un cancello e dietro ogni cancello un cane. Tutti mi abbaiavano contro. “E’ normale”……pensai…… “anch’io l’avrei fatto!” Poi vidi lei……. era carina…... somigliava ad una dalmata, ma non lo era. Non abbaiò, mi guardò fisso e poi vidi la sua coda muoversi. Mi avvicinai e ci annusammo.  Mi sedetti là, davanti al suo cancello. Passarono i giorni ed io, ormai, ero sempre là.  Mi allontanavo solo per fare i miei bisogni e poi di nuovo accanto a lei. La zampa mi faceva ancora molto male, ma non ero più solo.  Il nostro era un amore platonico, fatto di sguardi, di annusate e di complicità.Il suo padrone si era ormai abituato alla mia presenza e spesso quando portava il cibo a lei, ci scappava qualcosa anche per me.Un giorno, poi, non dico come, ma accadde che riuscimmo ad avere un momento di intimità. Fu molto bello e dopo qualche mese diventai papà (ma questa è un’altra storia…..nel frattempo sono successe molte cose!)Era la fine di Settembre, l’estate preparava le valigie e la notte cominciava a fare un po’ di freddo.  Ricordo ancora lucidamente quella sera che cambiò la mia vita.Scendeva una leggera pioggerella ma io non me ne curavo.  Ero sempre là, davanti a quel cancello, alla mia Lilli, e osservavo la sua pancia che cresceva sempre più. Ogni tanto mi alzavo, mi scuotevo un po’ dalla pioggia, e poi di nuovo giù davanti a lei.Ad un tratto sentii il rumore di un’auto che rallentava. Mi girai a guardare.  L’autista abbassò il finestrino, mi guardò e disse: “Ciao bello, sembri una iena!”.    Ci rimasi male ma ormai ero abituato. Tutti là vicino mi chiamavano “Iena”. Tutti mi dicevano che le somigliavo tanto. Mi girai nuovamente verso la mia Lilli. Sentii l’auto allontanarsi. Il giorno dopo accadde nuovamente. La stessa auto si fermò, il finestrino si abbassò, sentii qualche parola che non ricordo.  Io mi alzai, mi stiracchiai e mi avvicinai. Lucio mi accarezzò. Sentii un brivido sul mio mantello, erano passati molti mesi dall’ultima carezza che avevo ricevuto e sentii il cuore battermi forte.“Ma non hai un padrone?”……mi chiese. “Secondo te, se lo avessi sarei qui?”…..avrei voluto rispondere.  L’auto si allontanò. La segui con lo sguardo e poi la persi dietro una curva. Decisi di andarle dietro. Mi misi a correre ma la zampa mi faceva sempre molto male. Strinsi i denti e continuai.Lui si fermò non molto distante. Lo vidi scendere e feci in tempo ad arrivare prima che entrasse in casa.“Iena, che ci fai qui?”…..mi disse. “Non chiamarmi Iena!”……avrei voluto rispondere.  Mi accarezzò ancora e mi disse “Aspetta qui!”.Io non capii cosa significasse ma mi sedetti davanti al suo cancello. Dopo un po’ tornò. Aveva in mano una ciotola con del latte.  La appoggiò davanti al mio muso. “Sarà per me?”….pensai…..ma non me lo chiesi due volte. In un attimo lo terminai e poi la mia lingua ripulì fino all’ultima goccia.  Non mi accorsi nemmeno che lui, nel frattempo, era andato via.Avrei voluto ringraziarlo, ma noi cani non sappiamo come si fa. A volte ci proviamo con la coda ma non sempre ci comprendono. Tornai al mio solito posto. Da allora, tutto ciò, accadde quasi ogni sera. Il rumore di quell’auto era ormai familiare ed io non aspettavo altro. Non sempre mi dava da mangiare ma, almeno una carezza, quella non me la negava mai. Ed io ero felice così. Passarono i giorni, le settimane. L’inverno era alle porte. La notte il freddo era insopportabile.Quella sera pioveva tanto ed io non avevo nessun riparo. Anche la mia cagnetta non c’era…….alla mia compagnia aveva preferito la sua calda cuccia. I tuoni e i fulmini mi terrorizzavano. Ero inzuppato, tremavo e non sapevo che fare.Poi il rumore amico di quell’auto.  Lui, nel buio della notte, non mi vide. Io lo seguii.Scese dall’auto, velocemente per non bagnarsi, e mi ritrovò accanto a lui.  “Iena!”….urlò.   “Ancora Iena?”….pensai io.Aprì il cancello e si diresse verso la porta di casa. “Anche lui, oggi, con questa pioggia, mi ignora!”…..pensai.Uscì subito dopo. Aveva in mano un vecchio asciugamano e mi chiamò accanto lui.   Quel cancello mi spaventava, avevo un po’ di paura ad oltrepassarlo. Stetti là alcuni secondi……”Iena!”…..mi richiamò.Mi feci coraggio ed entrai. Un vento gelido sibilava.   Sotto il loggiato, al riparo della pioggia, mi strofinò forte con l’asciugamano, mi accarezzò e mi disse: “Stanotte dormirai qui!”E da quella notte di fine autunno, quella fu la mia nuova casa e Lucio il nuovo compagno della mia vita. Da allora “Iena” non esiste più.Bobo                                                                                               http://it.youtube.com/watch?v=dx9CpfpTxyk