non sono tagliata..

Mi scuso per l'assenza dissenziente; ieri mi capitò un piccolo disastro non voluto che ha reso questo blog involuto. Avevo buttato giù in modo alquanto improbabile, ma per me godibile ed edibile, qualche parola che paragonava Holly Golightly(n.d.r. Colazione da Tyffany - Truman Capote) al Walter elettorale nazionale. Una divagazione svagata politically scorrect, tale e quale a me in questo periodo. Ero contenta del risultato, quando, driiin, una voce concitata ed eccitata da coitus interruptus preelettorale mi chiede di inventarmi un modo per salvare sul pc un video di Veltroni! Non riesco a capire più nulla tra download e link; le mie sinapsi dolcemente cullate dalle note di moonriver vengono bruscamente riportare alla realtà orrenda. Per cercare di salvare il video del Segno di Porro (quasi buonanima, ahinoi), ho perso il mio delizioso (per me ovviamente) pezzetto di bloggino. Come ci si adira nei blog?? Si dicono le parolacce solite?? Oppure, in tema con il bon ton internettiano, ci si esprime "perdindirindina" o "perdinci" che iattura!! Insomma ecchecasseri salati!! FNKL all'eccitato succitato quarto nella lista lettorale. Comunque , tiremmm innanz (n.d.r. Amatore Sciesa - studiare la storia delle scuole medie a qualcosa sarà pur servito). Defunto un Walter, speriamo in qualcosa di più fresco..basta che non sia nano ghiacciato!

Sono in piena crisi d'astinenza da creatività. Essa, lei, la disgraziata, assilla i miei sogni da mesi oramai. Ho anche capito che cosa mi vuol dire: "Vivi, hai un nome che è tutto un programma, mettilo in pratica (oddio, ho scritto programma!!!!)" Il fatto terribile è che ha ragione. Da immemore tempo non riesco più a mettermi in pari tra aridità e sogno: questo mi vuol dire essa, lei. Sogno saline colorate di rosso rubino e ciliegia, viola e indaco, arancio e nero. E cinture, nere e color terra, e metallo, e pietre, lisce o acuminate. Nel sogno sono oggetti compiuti: quadri, ciondoli ed altre pinzellacchere ornamentali che piacciono a noi donne e anche, indossate da noi, a qualche raro uomo di e con valore etico ed estetico (a.a.a. cercasi non disperatamente!).

Mercoledì ho il corso: lettura espressiva. Un testo interessante "In alto mare" di Slawomir Mrozek, dissacrante e cannibalesca satira del potere e della forma di goverso in chiave tragicomico - mangereccia. Leggerlo è divertente, i tre personaggi sono ricchi di sfumature diverse tra accenti tonici e dinamica fonica (pitticca puru, ah?). Tutto questo per dirvi che finalmente mi diverto. Anche a costo di trattenermi un'ora in più in questo orribile ufficio dalla pareti giallo vomitino da verme solitario. Mi diverto e rido per tutte le due ore. Il "Maestro", tono impostato ma non troppo affettato (eh, a quell'ora di sera, in effetti, la gradirei qualche fetta di prosciutto di Praga!), ha tanti capelli bianchi e lunghetti come ogni buon Attòre che si rispetti. Noi, allieve e allievi, siamo tra il più disparato genere umano. La ragazzina di 15 anni, accompagnata da mamma sospettosa, che già sogna di velinare senza il terribile accento degli ultimi tre prodotti di Sardegna, bone per natura. C'è la avvocatina carina, timida timida ma dai sogni speranzosi di un futuro togato e arringato tonicamente nel foro di Cagliari. Il giovane dell'hinterland all'arrembaggio della città che vuole scrollarsi il medio campidanese livello in cui oggi sono costretti a vivere. Chi risponde al call center,co. co. co. immancabile oramai, con il sogno di rispondere un giorno alla chiamata di Muccino o Zingaretti. Poi ci sono io. La più vecchia, anzi no, la più anziana (ad un mio amico il termine "vecchia" fa ribrezzo); comunque una giovane anziana, o viceversa, cambiando l'ordine dei fattori il prodotto non cambia. Mi piace che la quindicenne, davanti alla mia inarrestabile e incontenibile (sono sempre stata geneticamente indisciplinata) ma sommessa voglia di interrompere il Maestro nelle sue (lunghiiiiissime) elucubrazioni tra teoretica e pratica, mi soffi dal tavolo di fronte: "ma sei una proffssoressa??" Chi lo è capisce cosa significa. Insomma, metto il corso alla stregua di un percorso di thalassoterapia, ma mentale. E anche se rientro a casa affamata da dieci ore di digiuno sono allegra, rubo furtiva e colpevole due ore di serenita mentale al tormento lavorativo ufficiale (inteso come ufficio). Il mio fine è quello di lèggere, léggere cose leggère, e cantare.Si, cantare, evitando le buche più dure; voglio riprendere una parte del mio (sano, si dice cosi?) esibizionismo di nascita, oppresso e sconfitto dalla (mica tanto sana) impostazione di responsabilità e di altruismo con cui vari/e aguzzini/e frantumano le sfere spirituali che non ho in dotazione ma che nel tempo ho sviluppato.

Egoìste, ecco, voglio provare l'ebbrezza di essere egoìste...