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TIME IN JAZZ 2008 - BERCHIDDA 10 - 16 AGOSTO

Post n°45 pubblicato il 12 Settembre 2008 da audreynopvt

Berchidda 2008:

Timeinjazz, “ARKITEKTURAE”, costruzioni musicali e non solo.

ARKITEKTURAE” , la 21esima edizione della rassegna “Time in jazz”, creatura musicale sarda di Paolo Fresu, ha avuto come protagoniste le architetture nel senso più ampio del termine.

Architetture musicali intese come costruzioni di note jazz create da incontri di strumenti differenti: ovviamente gli archi, protagonisti in particolare con i violoncelli e il violino, poi i tasti, i fiati e le percussioni che hanno contribuito a creare un edificio musicale la cui chiave di volta è stata, come sempre, la presenza di Paolo Fresu,  il quale oltre al contributo della  tromba e del flicorno, ha agito come “ cemento” tra le varie performances musicali grazie alla sua costante presenza e accoglienza, quasi avesse il dono dell’ubiquità di una janas*.

Architettura che ritorna come punto fermo nella scelta dei luoghi dei concerti: le chiese campestri e le scenografiche basiliche romaniche della Sardegna del nord, ambientazioni perfette per le scelte musicali di sempre e, in particolare, di questa edizione. 

Infine, l’architettura protagonista delle scelte culturali collaterali al festival jazz: installazioni multimediali all’interno di edifici tradizionali del paese ai quali è stato “rubato” il ruolo originale per divenire complemento scenografico imprescindibile dalle opere rappresentate.

Dal 9 agosto fino al 16, con un prolungamento sassarese, “Time in Sassari”, il 17 e il 18 agosto, la protagonista Berchidda insieme ai suoi magici dintorni ha offerto a migliaia di appassionati di musica (e non solo di jazz) un ricco menù: dalle funk - namboliche coreografie musicali del folto gruppo dei “Funk Off” che dal Traghetto Sardinia Ferries alle strade di Berchidda si sono prodotti in divertenti esibizioni a passo di danza, alle eleganti e discrete melodie del Kilìm Trio di Massimo Ferra, Massimo Tore e Roberto Pellegrini, alla teoria di archi di “Alborada” e del progetto “Tricellos”  di cui sono stati protagonisti tre violoncellisti d’eccellenza sulla scena internazionale quali Ernst Reijseger, Larissa Groeneveld e il nostrano Giovanni Sollima, come solisti in vari magnifici scenari come le falde del Monte Limbara e le chiese campestri di S. Caterina e di S Michele, nonchè nell’originale progetto comune  “Tricellos” sul palco del Festival, con la guest star vocale Mola Sylla.

Meritano di essere ricordate come veri gioielli musicali le numerose e appassionate performances del pianista americano Uri Caine, in piano solo, insieme alla tromba di Fresu e al clarinetto di Don Byron (anch’egli protagonista sul palco con il suo progetto soul), infine, in ensemble, nella magica esecuzione delle “Variazioni Golberg” di Bach.      

            Ancora segnaliamo le costruzioni tra ritmi, fiati e voce del sassofonista Steve Coleman e la sua orchestra nella doppia versione “in plein air” nella bella chiesa di Nostra Signora di Castro nei pressi di Oschiri e sul palco di Berchidda , la controversa esibizione della Vanoni nella tenuta tempiese dell’Agnata, in ricordo di Fabrizio de Andrè, per giungere, cambiando decisamente rotta, ad uno degli esperimenti meglio riusciti tra le architetture musicali: il duo composto dal virtuoso violino di Mark Feldman e dall’elegante piano di Sylvie Courvoisier. La loro musica, perfetta fusione di classica e improvvisazione, interpretazione futuristica della musica da camera, ha incantato la platea berchiddese con raffinate ed affiatate esecuzioni.      

Molto gradita dal pubblico la presenza del progetto “Megalitico” curato dal poliedrico musicista sardo Gavino Murgia  che si inserisce perfettamente nelle “arkitekturae” di jazz in un riuscito connubio di suoni tra Sardegna e Puglia, addolcito dal “bandoneon” di Luciano Biondini.

    L’aperitivo di ferragosto, quest’anno con il gruppo sardo “Aghera” al Museo del vino di Berchidda è stato il consueto appuntamento che quest’anno ha unito la raffinata musica jazz isolana al buon bere.

La notte di ferragosto si è conclusa ufficialmente la rassegna, anche se il forte e freddo vento di maestrale avrebbe voluto rovinare la festa finale, che ha visto alternarsi sul palco Don Byron e i “Funk off” festeggiati  comunque da una variopinta folla in felpe e maglioni che ballava scandendo i lunghi, ma necessari, ringraziamenti di Paolo Fresu a tutti coloro che hanno permesso la realizzazione, anche quest’anno, del festival.

Un progetto, quello di Fresu, che da oltre 20 anni si è sviluppato coprendo a ventaglio l’intero campo culturale ed è cresciuto in modo esponenziale offrendo agli appassionati di musica, non solo di jazz ma in senso lato, ogni anno esperienze diverse, nuove, stimolanti e progetti originali di altissima qualità.

Unico punto dolente: quando una rassegna musicale nasce voluta fortemente da un musicista che si diverte a collaborare con altri amici musicisti e stimola altre collaborazioni – parliamo ovviamente di Fresu –  si corre il rischio, nella crescita, di snaturare il suo originario luminoso nucleo dovuto alla sinergia tra i musicisti e la gente qualsiasi, che rappresenta poi la  vera forza che attira gli  amanti del genere jazz.

Può succedere, in questo caso, che la macchina organizzativa, pur ammirevole ed estremamente efficiente, diventi abnorme e crei un allontanamento e una frizione in coloro che amano questo tipo di musica. Così facendo si favorisce, al contrario, lo svilupparsi di manifestazioni di massa che - si vuole comunque sottolineare - sono molto importanti come fenomeno sociale di ampio richiamo, ma che si discostano dallo spirito nostalgico delle prime edizioni, nelle quali lo sconosciuto e il musicista di fama internazionale si scambiavano impressioni sui concerti e sull’evoluzione del jazz mentre assaggiavano, gomito a gomito, la zuppa berchiddese sulle panche delle chiesette campestri. 

Si segnala per chi volesse saperne di più che sul sito

http://www.timeinjazz.it/programma_calendario.php?l=2&id=9&id_cal=85

 è disponibile una guida dettagliata alla 21esima edizione con il programma,i commenti e le notizie su tutti coloro che vi hanno partecipato.

Questo è il “succo” per chi, quest’anno, ha vissuto i giorni del festival a stretto contatto con l’intera manifestazione.

* figure mitologiche sarde simili alle fate buone o cattive (n.d.r.)

** Si ringrazia Roberto Aymerich per la foto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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La signorina aveva un gatto e suonava la chitarra. Nei giorni in cui il sole picchiava forte si lavava i capelli, poi, assieme al gatto, nu maschio rosso tigrato, si metteva a sedere sulla scala di soccorso a pizzicare la chitarra, mentre i capelli si asciugavano. Cantava con il timbro sommesso, incerto di un'adolescente.

http://it.youtube.com/watch?v=ahR-G_yLB5M

 

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