non sono tagliata..
per tenere un blog...Domani vado a Barcellona perchè sono stata buona. Ho ricevuto in premio un viaggio; c'è voluto un bel coraggio a chieder giorni di vacanza, ma ora fuggo dalla stanza dell'ufficio col mio micio grande e grosso. E mi dico alfin IO POSSO!!! A presto con il resto....
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Pane, cucchiaino che scorre sul bordo. Ingordo, ad ogni richiamo sordo. Barattolo di vetro, etichetta. Uso e consumo compulsivo. Ma almeno vivo. Testura morbida e voluttosa, crema di nocciola, mangio senza posa. Voglio veder la fine del bicchiere. Di serate nere consolazione marrone. Ma un dubbio mi pone. Perchè mangio nutella? Non di certo perchè sia bella, ricorda altro prodotto indotto! Mi dico: perchè è buona; si, ma alla fine stona, stanca. Ma dopo un po' mi manca e rincomincia l'attacco. Come Ciacco goloso intingo il pane nel dolce cremoso. Neppure è cioccolato eppure è divorato. Nutella e caldo pane, piacere mi rimane.
Foto:Roberto Aymerich
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Finestra a righe come Verlaine. Alte sedie come Marlène. Angeli azzurro chiaro e lontano che vagano su forte cielo a sfondo cagliaritano. Ogni giorno passano diverse, perse, a cumuli, a strati. La mia privata nuvola, come Fossati, non riesco a tenerla per la coda fragile, scappa vigile, è agile. Cambiano colore a seconda dell'umore come statuette di polvere di marmo. Non mi allarmo. Mi fermo e le guardo, mi perdo, penso al gattopardo che striscia sui muri gialli. Un pollaio e tanti galli. Spasmo gastrico resisti. Non lasciarmi sul lastrico lastricato di buone intenzioni. Inferno di predoni e arrivisti. Pensieri tristi misti a favole. Le racconto, poi le poggio sulle nuvole. Lasciar andare tutto. E' brutto. Vorrei tornare in culla. Annulla, annulla, annulla! Scivolano lievi tra le sbarre della fatiscente tenda. Non vogliono che mi arrenda e non mi arrendo. Scendo dalla sedia di Marlène. Scappo verso altre scene. Mi sovvengono le Panas, portatrici di vendetta. Aspetta che passi sulla riva del fiume. Intanto le nuvole scorrono lievi come piume.
Le ciel est par dessus - Paul Verlaine
Le ciel est, par-dessus le toit,
Si beau, si calme!
Un arbre, par-dessus le toit,
Berce sa palme.La cloche, dans le ciel qu'on voit,
Doucement tinte,
Un oiseau sur l'arbre qu'on voit,
Chante sa plainte.Mon Dieu, mon Dieu, la vie est là,
Simple et tranquille.
Cette paisible rumeur-là
Vient de la ville.-Qu'as-tu fait, ô toi que voilà
Pleurant sans cesse,
Dis, qu'as-tu fait, toi que voilà,
De ta jeunesse?Paul Verlaine (Sagesse)
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Incantate davanti allo schermo, mi fermo e le guardo. Ghermisco come un leopardo quegli occhi giocosi, ricordano dolci marosi e castagne. Ila arborea, raganella, lunghe braccia e gambe, bella. Ire ti avvolge nelle sue spire come una bella serpentella dolce, ti abbraccia, mai ti scaccia. Gaia, birichina, anzi monella, ma pure lei una stella, occhi che guardano scontrosi da sotto in su. Dici bene tu: son da fotografare, allegre, spensierate, rare. Rare come una giornata tersa di maestrale, come una risata che segue al dolore, al male, rare come la pioggerella settembrina che fa giocare ogni bambina. L'immagine fissa un momento. Ricordàtelo voi, monelle belle, quando proverete tormento per qualcosa. I vostri visini divertiti, le scarpe rosa. E sembrate cosa venuta da cielo in terra a sconfigger la guerra. Il bene esiste da sempre nel mio cuore, lo posso anche chiamare amore. I vostri occhi che guardano "il monello" resteranno impressi per sempre come un ricordo bello.
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Venerdì: il caldo afoso non smette ancora e ci tormenta per qualche ora. Traversata breve in traghetto lieve con dormita greve. Sonno e tonno, di corsa. Carica di nikon la borsa. Scatti sul lungomare, lampioni , casette e biciclette a colori, le vie strette tra i clamori. Creuza de Mà, sentiero di mare e celebrità, poche per la verità, profumo di tonnare. Con fantasia si può volare. Tra musica e cinema non sempre è core e anema. Ma quando si abbracciano nasce la bellezza in una carezza. Occhio e orecchio, miscuglio mai vecchio. Occhio e mano, scatti da vicino e da lontano: visi e persone, sorrisi e rosse poltrone. Teatrini. Siam tutti vicini ma le parole dividono come cortili in mezzo alla casa. Invasa la cittadina di gente, cortese o scortese? Dipende. Qualcuno umorale ci assale con frasi sconnesse e un po' fesse. Pazienza, offriresti clemenza anche ad un dannato. Comunque, dici, ho scattato e fermato il momento, non diamo spazio al lamento. Girandola di saprofiti accaniti. Guarda chi c'è. Isis, Osiris. Fresu immancabile e instancabile, intorno con il suo flicorno, di notte, di giorno. Magnifica pioggia purifica anime, rendile bianche, sebbene un po' stanche. Pulisci e spazza calura insieme alla razza che millanta cultura. Son dura con chi rappresenta una farsa. Di cenere testa cosparsa, fo ammenda. Ma prima o poi rincomincio, sono tremenda.
Foto: Roberto Aymerich
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La signorina aveva un gatto e suonava la chitarra. Nei giorni in cui il sole picchiava forte si lavava i capelli, poi, assieme al gatto, nu maschio rosso tigrato, si metteva a sedere sulla scala di soccorso a pizzicare la chitarra, mentre i capelli si asciugavano. Cantava con il timbro sommesso, incerto di un'adolescente.
Inviato da: Ylenya Giovanna Camm
il 05/05/2019 alle 22:23
Inviato da: Anonimo
il 29/10/2008 alle 19:49
Inviato da: William_Ryker
il 18/09/2008 alle 11:32
Inviato da: audreynopvt
il 12/09/2008 alle 11:18
Inviato da: William_Ryker
il 10/09/2008 alle 21:26