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Fuga delle compagnie e tariffe elevate

Post n°107 pubblicato il 01 Agosto 2012 da nodisdetta

È evidente che il rapporto tra la raccolta rc auto ed il resto dei rami assicurativi, in Campania, sia così squilibrato a favore della prima, considerando il peso di una tariffa elevata, rispetto ad altre realtà territoriali. La stessa entità della tariffa rc auto, in Campania, deprime lo sviluppo della raccolta in altri rami: il cliente medio, prosciuga risorse economiche per far fronte alla spesa obbligatoria della rc auto. Da ciò deriva anche una maggiore dipendenza delle realtà agenziali dal canale rc auto, che rappresenta una percentuale elevata del fatturato. Se la spesa pro capite di un cliente è assorbita quasi interamente dai premi elevati che è costretto a pagare per la copertura rc auto, è difficile che lo stesso possa reperire ulteriori risorse economiche per coprire il gap di protezione assicurativa. 

Il dato sull'incidenza delle frodi nel territorio, è un dato che si basa sull'effettiva scoperta di frodi? Se è così, tale dato non va conteggiato nel costo sinistri. Oppure, il dato delle frodi è frutto di sinistri segnalati come tali, ma liquidati? E' più probabile che sia giusta la seconda ipotesi. In questo caso viene alla luce il problema delle frodi e della capacità di contrastarle. Ad oggi sono le compagnie che devono arginare e denunciare gli illeciti assicurativi. Da una analisi dei costi del contenzioso e delle lungaggini che ne derivano, possiamo affermare che in molti casi le compagnie preferiscono liquidare, e poi, semmai, segnalare nelle “loro statistiche” che il sinistro è “sospetto”. Allora mi pongo un'altra domanda: in zone nelle quali il numero di pratiche in capo al singolo liquidatore è così pesante, come può esser valutato con serenità un sinistro? E se vi è un rischio di errore, spesso la soluzione è quella di segnalare il sinistro come sospetto, pur procedendone alla liquidazione.

Per quale motivo il numero di addetti alla liquidazione sono così bassi, in territori nei quali, lo sostengono le tabelle, vi sono più sinistri e, sempre secondo le tabelle, sono anche più a rischio frodi? Sarebbe opportuno ricevere una risposta dalle compagnie.

L'esosità della tariffa porta anche all'aumento del contenzioso. Ci si deve rendere conto che chiedere migliaia di euro per una polizza, obbligatoria, spinge il cliente a fare di tutto pur di non andare in Malus. Il costo del sinistro, spesso, è inferiore all'aumento che avrebbe negli anni la polizza che subirà il Malus. Sostanzialmente in regioni come la Campania il principio assicurativo, cioè il trasferimento del rischio in capo all'assicuratore, non esiste: il sinistro è pagato dal cliente sia in maniera diretta, poiché spesso si preferisce pagare direttamente il danneggiato, o indirettamente con un aumento di classe, se si mantiene il rapporto con la propria compagnia, od anche con la tariffa più elevata, se disdettato dalla stessa.

Ma la cosa più grave è che, in virtù delle disdette massive ( fenomeno esploso nel 2011 ) e dell'eccessiva tariffa assicurativa, vi è un serio pericolo di subire un incidente da veicoli sprovvisti di assicurazione. Non solo, quindi, l'automobilista campano, deve pagare premi triplicati rispetto alla media nazionale, ma rischia anche di esser vittima del fenomeno della non assicurazione. Dai dati si evince che il fenomeno ormai è esploso. Ed è il fenomeno che crea più allarme sociale e che mette a rischio la convivenza civile. Mette a rischio anche le vite umane: è frequente il caso di omissione di soccorso, da parte di chi provoca incidenti sprovvisto di copertura assicurativa, e, per salvare una vita, il tempo dei soccorsi è importantissimo.

I portafogli sbilanciati nel ramo rc auto, in virtù di una tariffa che cannibalizza la possibilità di aumentare la raccolta in altri rami, hanno provocato il fenomeno della fuga delle compagnie. Ritenendo la raccolta insufficiente per fare “business”, le compagnie hanno incominciato a dismettere portafogli clienti, in maniera spesso indiscriminata, provocando serie ripercussioni occupazionali. Nel periodo 2011/2012 è ancora più grave il fenomeno dei licenziamenti e della chiusura di punti vendita, in virtù di una vera e propria fuga delle compagnie.

Un mercato, come quello assicurativo, non è un mercato che dovrebbe subire crisi, soprattutto alla luce dell'obbligatorietà di ciò che vende. Ma il mercato assicurativo al sud, è un mercato in cui le compagnie non raccolgono premi nei loro rami preferiti, e non facendo affari, è un mercato che vogliono abbandonare. 

La tariffa così elevata ha prodotto fenomeni di non assicurazione, aumento dell'illegalità e riduzione di capacità di spesa per il cliente. La tariffa elevata è stata la giusta la soluzione che le compagnie hanno adottato negli ultimi anni? Oppure è la vera causa dei problemi che stiamo vivendo? 

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