considerazioni

La rivolta è la soluzione


Il decreto dimostra che la legge non punisce chi la vìola,ma chi la subisce.Siamo contro il decreto perché non sana alcuna questione mentre è “tecnicamente”dalla parte dei padroni,poichè determina solo la riappropriazione dei mezzi di produzione da parte di padron Riva consentendoglila continuità del “funzionamento produttivo dell’Ilva” che “costituisce una priorità d’interesse nazionale”.Siamo contro perchè non tiene conto dell'impatto sanitario sul territorio della produzione e della assoluta mancanza di sicurezzadegli operai su impianti fatiscenti e tirati al massimo.Noi siamo contro Riva e contro lo stato che con una legge annulla l’applicazione di un’altra legge.In cosa devono aver fiducia i tarantini?Nella magistratura? Nello stato? Nella polizia? Nei sindacati?In tutte le istituzioni,chiesa compresa, che erano tenute a salvaguardare le vite di operai e cittadini?Alla luce della rete fittissima di corruzione manovrata da Archinà è chiaro a tutti che solo una rivolta operaia epopolare può spazzare via tutti i parassiti che hanno speculato sull'avvelenamento di una città intera,che non hanno esitato a precarizzare la condizione operaia mettendo a rischio salute e vita dei lavoratori.Solo una lotta avanzata e fuori dalle norme può determinare un vero cambiamento di rotta.A Taranto si è determinata una situazione incandescente che potrebbe realmente portare ad una rivolta sociale,non a caso i ministri si sono affrettati nell’emanare questo decreto proprio per evitare una situazione a rischiodi“ordine pubblico”, obiettivo dello stesso decretouna disgregazione dell’opposizione operaia e sociale.La trasformazione di ogni dissenso in problema di ordine pubblico è sistematica,ogni qual volta cittadini, operai, studenti, precari e disoccupati manifestano il loro dissenso con la giustadeterminazione,vengono caricati brutalmente.La violenza di questo decreto è uno schiaffo alla popolazione operaia e cittadina che si è mobilitata in questi mesi.I rapporti di forza si determinano da piccoli fatti. Prendiamo in considerazione la rivolta di Genova, alcuni operaitarantini erroneamente vedonoalla rivolta degli operai di Genova come una condanna per gli operai e cittadini di Taranto,questa è solo un analisi parziale della situazione, bisognacapire che gli operai di Genova, seppur sindacalizzati, hanno condotto una lotta operaia esemplare,si sono organizzati come vera classe operaia, hanno violato ogni indicazione della questura,e hanno inasprito lo scontro trasformandolo in una vera guerra di classe.Non possiamo noi da Taranto chiedere che, ciò che non fanno gli operai tarantini lo facciano altri, e tantomenopossiamo affidare tutte le nostre speranze alla magistratura,tant’è che è bastato un decreto per annullarne disposizioni e sequestri.Affidare la fiducia del cambiamento nella sola magistratura, non fa altro che spegnere ogni piccolo focolaiodi rivolta ormai indispensabile.I piccoli fatti che dicevamo prima riguardano anche le cosìddette “zone rosse”, che da Genova in poihanno gustificato ogni violenta repressione poliziesca.Le zone rosse vanno violate,non è più tempo di chiedere permessi. Il 2 Agosto, quando gli operai più ribelli,studenti, precari, disoccupati, hanno accettato il divietoimposto dalla questura, permettendo al ministro Clini di venire indisturbato a Taranto, hanno rinunciatoad incidere realmente sui rapporti diforza fra masse e stato, violando la zona rossa e costringendo il ministro e tutto il suo seguito a scappareda Taranto,avrebbero lanciato un segnale chiaro,come per altro è avvenuto peraltri ministri in Sardegna,e come puntualmente avviene a Napoli.E' ormai necessario costruire un fronte unito di operai che alzi il tiro,rompa il ricatto occupazionale,che dica chiaro che nonsi chiude niente senza un piano che garantisca lavoro sicuro e salario a tutti i lavoratori .Se l'operaio fà l'operaio,se costruisce un fronte di classe in fabbrica,se acquisisce attraverso l'unità forzae potere contrattuale autonomo,se rivendica con la lotta la difesa della salute,della sicurezza e dell'ambiente, allora sarà una garanziaper tutti i tarantini.Il lungo sciopero autonomamente indetto dagli operai del Mof e l'occupazione della direzione ILVA congli operai del "comitato cittadini e lavoratori"e gli operai dello slai cobas per il sindacato di classe,l'astensione dal lavoro per mancanza di sicurezza dei gruisti,hanno segnato un punto di svolta in fabbrica che ora bisogna consolidare.La lotta non può essere "normale".Se l'obiettivo è una legge per Taranto,la lottadeve assumere i contorni di una vera rivolta sociale,di un vero conflitto di classe,solo così si potrà ottenere una legge che riconosca responsabilità di riva e dello stato,che consideri Taranto una emergenza sul piano sanitario e lavorativo e che preveda:- lo spegnimento di un forno alla volta per consentirne la messa a norma;-lo spostamento degli operai che possono essere utilizzati nelle bonifiche ;-corsi di formazione interni per gli altri;-piattaforme sulla sicurezza dei reparti preparati dagli stessi operai,come hanno fatto gli operai del MOF;- lavoro nelle bonifiche del territorio,-analisi e potenziamento delle strutture e dell'assistenza sanitaria.Le manifestazioni ordinarie non hanno nessuna possibilità di incidere, è scritto nel decreto "La produzione assume interesse strategico"e quindi occorrerà il rovesciamento dello stato,a partire dal rovesciamento delle istituzioni tarantine vergognosamente coinvolte.  CIRCOLO PROLETARI COMUNISTI DI TARANTO