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Alghero: la sua musica I


Il mese di settembre 1354 il re Pietro il Cerimonioso ordinò la cacciata degli algheresi che furono sostituiti da sudditi fedeli alla Corona di Aragona. Con l'importazione dei coloni catalani, la lingua sarda viene estromessa dall'interno delle mura algheresi e ridotta ad uno stadio inferiore, come d'altronde tutte le altre manifestazioni culturali della popolazione sottomessa. Questa vicenda storica, forse la più sconvolgente, prepara ai danni di Alghero la perdita della sua identità e si proietta sino ai nostri giorni creando confusione e profonda incertezza. Canta Pino Piras, un nostro contemporaneo, nella lingua degli ormai antichi colonizzatori: "No sem cuiz, no sem cruns, no sem saldus ni aspagnols" (Non siamo cotti, non siamo crudi, non siamo sardi né spagnoli).
Forse con l'andare  degli anni anche Alghero e gli algheresi dipaneranno questa intricata matassa; intanto tutti noi continuiamo ad esprimerci e a scrivere in lingua italiana, quella che  sembra ormai destinata ad avere la meglio sulle altre due.Ma la "musica algherese" ha una sua definizione precisa: infatti in città e nel resto dell'isola ed almeno in una zona extranazionale, cioè in Catalogna, per musica algherese si intende una composizione di musica leggera corredata da un testo in lingua catalano-algherese. L'importanza di questa forma di espressione artistica è grande, tanto più che sono convinto che buona parte della popolazione catalano-algherese parlante riscontra in essa una identità culturale specifica che la distingue dal resto della popolazione comunemente riconosciuta sarda.Essendo personalmente un operatore di questa forma culturale, ed essendo io stesso un catalano-algherese parlante, anche se mi ritengo etnicamente sardo, tempo fa ho portato avanti una interessante ricerca sulla musica algherese per scoprirne le origini, la collocazione, i contenuti, e non ultimo l'eventuale messaggio sociale.Mi sono avvalso per questo lavoro della collaborazione di Angelo Ceravola e di un canzoniere da lui raccolto che comprende la quasi totalità delle composizioni a partire dalle origini, naturalmente di quanto è pervenuto fino ai nostri giorni.
Una delle osservazioni più immediate è che la tradizione scritta di queste composizioni è recentissima, ed i reperti antichi sono quasi totalmente scomparsi, soprattutto quando si tratta di composizioni popolari.Ciò infatti disorienta sulla certezza di una tradizione, cosa che probabilmente sta nascendo ai nostri giorni frutto di tante manifestazioni e spettacoli.Perché questo primo articolo non sia tutto premessa, entrerò subito in argomento citando il caso di una composizione religiosa "Goigs de Nostra Senyora de Vallvert" del 1852. Essa ha inevitabilmente il testo in lingua algherese, mentre è cantata su una melodia tradizionale della musica sarda.Di fronte a casi del genere è chiaro che la curiosità si acuisce e sorgono alla mente mille perché ai quali si cerca di dare risposte. La mia ricerca non dà tutte le risposte, come è naturale allorché ci si muove in quasi totale assenza di documenti e soprattutto di una tradizione scritta.Ho tuttavia elaborato alcune congetture che potrebbero essere il contenuto di alcune ipotesi.Nella foto: Angelo CeravolaArticolo pubblicato nel numero di dicembre 1984 di "Nuova Comunità"