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Alghero: la sua musica IV


La "Tarongia sanguinosa" nella versione algherese è più briosa e spigliata, evidentemente il catarrere dei nostri antichi concittadini, come oggi d'altronde, era più aperto e scherzoso rispetto al carattere degli abitanti dell'entroterra sardo.Versione algherese della"Tarongia sanguinosa"
Per visualizzare la musica puoi andare al seguente indirizzo:http://alghero-ieri-oggi.blogspot.com/Eduard Toda riporta invece un'altra canzone che anche il signor Sanna ha citato e cantato. Il testo è il seguente:Mon pare y mos germans /Mio padre e i miei fratellim'han privat la allegria /mi han tolto l'allegriaperché ells sont capellans /perché loro sono pretivolen que monja sia. /vogliono che io sia suora.Mirau si anirà bè /Guardate se andrà beneferme monja per forsa, /farmi suora per forzalo convent vaja a l'orsa / il convento vada in maloraque monja non serè. /che suora non saròNella versione del Sanna cambiano le parole del quinto verso pur conservando lo stesso significato. Infatti sono due espressioni del linguaggio algherese che lasciano intendere la stessa cosa: "Mirau si anirà bé" (Toda) e "I com això serìa" (Sanna)Cambia anche qualche altra espressione fra la forma letteraria del Toda "la alegria" ed il linguaggio parlato del sig. Sanna "de alegria".Questo fenomeno è da imputare soprattutto alla tradizione orale che produce appunto questi cambiamenti.Come questa, anche altre canzoni riportate dal Toda sono composizioni in ottava; forse derivano dalla tradizione sarda?Nel "Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di S.M. Il Re di Sardegna" di Goffredo Casalis edito a Torino tra il 1834 e il 1855, nei volumi dedicati ala Sardegna a cura di Vittorio Angius, a proposito di Alghero si legge: "USI - Tra questi devonsi rammentare "Las veillas", le Veglie in certe notti d'estate, nelle quali quasi in ogni strada da una parte all'altra stendonsi due o tre tende dette"Vermas" con un fanale sotto, dove si riuniscono a ballare i giovinetti e le fanciulle plebee al suono delle canne "deis launeddas".L'Angius parla anche di tante altre cose, e dice che il costume dei contadini era nella prima metà dell'Ottocento quello sardesco, con una leggera variante: invece del gabbano usavano un giubbotto di velluto verde. Il volgare degli algheresi era a quell'epoca il catalano sebbene delle famiglie stanziatevisi nel XIVsecolo dovevano essere rimasti ben pochi discendenti e ciò era possibile dedurre dai cognomi. Inoltre gli Algheresi usavano la lingua sarda con i villici.Questo breve scorcio di un'epoca precedente la venuta del Toda di circa mezzo secolo ci presenta una Alghero quasi totalmente integrata alla restante cultura sarda.È ciò che a me interessa per l'aspetto musicale.Ribadisco infatti che è difficile oggi parlare ad Alghero di una tradizione musicale algherese derivata dalla musica catalana.Articolo pubblicato nel marzo 1985 su "Nuova Comunità" Alghero: la sua musica   - V Degli aspetti che ho fino ad ora trattati sono venuto a conoscenza di recente. Al momento dell'approccio con quello che avrebbe dovuto essere il mio mondo musicale, nell'ambito della mia cultura, questo era sepolto o relegato in qualche libretto a diffusione locale, conosciuto da una ristretta cerchia di gelosi cultori; forse l'analisi è un metodo di ricerca recente, per lo meno nelle nostre zone, ma è da questa che un giorno o l'altro, con l'insistenza, si riuscirà a tracciare la sequenza dei fatti la più possibile vicina alla verità.
La curiosità per le cose passate è ciclica, un po' come la moda, che dopo qualche anno ripropone gli stessi modelli, magari con qualche aggiornamento.Difatti nel 1956 il gruppo di cui facevo parte con a capo Antonella Salvietti, si avvaleva di brani attribuiti alla tradizione: Daspeltata, Alghè mia, Gliuna veglia, A la vora de la mar, La pastureta,(1) e altre. Quanto questa tradizione fosse recente vengo a scoprirlo ora, perché di quanto detto dal Toda, e soprattutto dai brani cantati dal signor Sanna, che hanno effettivamente nei testi il sapore d'alcunché di antico, nessuno parlava. Il tradizionale era rappresentato da poche canzono rivelatesi poi del primo novecento, con musica ispirata al melodramma italiano. Forse nei canti religiosi potrebbe essere individuato qualcosa di tradizionale catalano. Ma fino a che periodo si è mantenuta la tradizione? Ancora Toda ci parla de "Lo Senyal del Judici", originale perché cantata ancora ai suoi tempi in Catalogna e a Maiorca. Ma nella mia giovinezza non ho mai avuto occasione di sentir cantare durante funzioni religiose canti catalano-algheresi.Evidentemente questa tradizione era già stata soffocata da una liturgia recitata interamente in latino e successivamente il italiano cancellando ogni ricordo di una liturgia in lingua catalano-algherese.A proposito di liturgia "in lingua" ricordo che talvolta mia madre, quando ero ancora bambino, accennava a preghiere in catalano-algherese, ma diceva di non ricordarle bene. Parlo degli anni '50.Ho voluto aprire questa parentesi perché so che la liturgia in Sardegna veniva recitata in sardo, ed ecco che Alghero si conforma a questa vera e genuina tradizione; non potendo usare la lingua sarda usa la parlata locale.Ho già detto della composizione religiosa "Goigs de Nostra Senyora de Vallvert" del 1952. Di seguito riporto una strofa con la melodia sulla quale veniva cantata: sembrerebbe musica popolare sarda.(1) A la vora de la mar e La pastureta sono canzoni decisamente catalane. Non avendo molti elementi per risalire alla loro origine penso che siano arrivate ad Alghero dalla Catalogna nella seconda metà dell'ottocento- primi del Novecento. 
 Purtroppo non riesco a dare maggior chiarezza all'immagine. Per visualizzare la musica puoi andare al sito:http://alghero-ieri-oggi.blogspot.com/Chi ha possibilità di leggere la musica, tragga da solo le dovute conclusioni. Il testo dice:Com la nostra protectora        / Come la nostra Protettricese cada temps seu estada        /di ogni tempo siete statasiau sempre nostra Advocada    /siate la nostra Avvocatade Vallvert Nostra Senyora     /Nostra Signora di ValverdeEn las nostras afliccions          /Nelle nostre afflizioniPrompta sou a consolarnos       /Pronta siete a consolarciY de aquella à lliurarnos        /Da quella liberarciEn totas les ocasions             /in tutte le occasioniY las nostras oracions         /nelle nostre orazioniVos fassin intercessora          /Vi facciano intercessoraSiau ...                           /Siate ... La composizione è molto più lunga. La parte da me qui trascritta riporta la grafia usata dal Toda.  Articolo pubblicato nell'aprile 1985 su "Nuova Comunità