NONNA RACHELE

ANNA


Ieri mia cugina ANNA mi ha chiesto: parlerai anche di me nel tuo BLOG ? Le risposi brutalmente: sei in lista d'attesa. Ma si sa come sono questi elenchi , arriva la raccomandazione e salti in testa, infatti la bustarella arrivò sotto forma della sua vocina sofferente poichè da un mese sopporta la lombaggine. E' sola, la sua adorata figlia vive a Milano. Facciamola sorridere anche se non ne ha molta voglia. L'Anna era la moglie di Pierfranco, quindi cugina acquisita, come la Mariola, la mia compagna di viaggi, che era la moglie di un cugino di mio marito. Sono con loro molto in sintonia e ho chiesto appunto alla Mariola: perchè noi andiamo così d'accordo ? Lei, forse per la sua profonda conoscenza del latino che le ha aperto la mente, mi ha risposto: perchè in realtà non siamo parenti. Anna scusami, dovevo parlare di te e mi sono persa. Descriverti obiettivamente è praticamente impossibile; c'è una torre eburnea sulla quale sta l' Anna; sotto la didascalia dice: incredibilmente buona e generosa, non conosce rancori e per la parola vendetta deve addirittura consultare il vocabolario.
Peccato che abitando lontano, per anni ci siamo frequentate pochissimo. Avevamo una zia in comune con altri sette cugini e le loro mogli….questa zia tiranneggiava tutti meno la pecora nera che ero io. Non ci ho mai litigato, ma con il sorriso sulle labbra non gliene ho  mai lasciata passare una. Pierfranco, l'Anna , mio marito ed io eravamo i suoi prediletti, nel senso che si sentiva in diritto di usarci. Gli altri venivano in visita solo a Natale e Pasqua a ricevere i consigli che lei elargiva a piene mani. Nessuno si sognava di farne tesoro, ma tutti le davano ragione. Io e Pierfranco li chiamavamo "il clan del SI  ZIA". Noi quattro, ma specialmente l'Anna e Pier  abbiamo fatto il possibile per aiutarla, non in senso economico, perché era ricca, ma per tutte le noie quotidiane, che non avendo figli venivano propinate a noi.  Me la ricordo quando ero piccola e veniva in campagna a trovarci e giocava con  me. In quel periodo era fidanzata con un pneumologo, il Dott. Mutolo. Siccome veniva da noi durante l'estate, e in questa  stagione la mamma pretendeva io facessi il tanto odiato riposino pomeridiano, che riteneva utile alla mia salute ma in realtà per levarmi dai piedi, lei si offriva di venire con me per porre fine alle mie proteste. All' inizio nella camera buia, facevo il diavolo a quattro, le saltavo addosso finche lei tentava di ristabilire l'ordine e fingeva di dormire. Io continuavo a parlare, a farle domande. Alle prime rispondeva, poi zitta. Era allora che facevo la domanda alla quale non riusciva  a star seria: zia sei sordola o sei mutola? Era evidente il riferimento al fidanzato e sbottava in una gran risata. Intanto era passata l'ora di riposo ordinato dalla mamma e si poteva scendere a giocare. Dunque la zia rimase vedova e sola con le sue due lauree a tenerle compagnia e il telefono col quale terrorizzava parenti ed amici con le sue conversazioni fiume (seicentomila lire al bimestre ). Come occupazione aiutava i frati nella biblioteca e scrisse due libri sulle duchesse d 'Este. Sono belli anche se non hanno avuto la risonanza  che si aspettava. Un brutto giorno la zia ebbe tutto il lato destro paralizzato e cominciò così il suo ma anche il nostro calvario, di notte avevamo assunto una infermiera e di giorno ci davamo il cambio io e l'Anna, avendo i nostri cugini sempre impegni improrogabili. Lo facevo abbastanza di buona volontà, c'era però una cosa che mi sconvolgeva ed era lavare la dentiera impastata di bistecca con contorno di purè. Finita la degenza in ospedale la ricoverammo al POGGIO che aveva un bel giardino dove respirare l'aria profumata dei pini . In dieci anni la zia non vi mise mai piede, sempre chiusa nella sua camera singola costringendoci ad andare spessissimo a trovarla. Gli altri continuavano ad essere molto impegnati. Lei ci accoglieva con delle parolacce ci paragonava alle dolci bestiole che ci forniscono il buon latte e alle graziose signorine che passeggiano la notte nei viali. Al che io rispondevo:  no zia è l' unico difetto che non ho. Poi le dicevo: oggi sei di malumore mi  dispiace perchè c'è il gelato che si squaglia. Questo argomento la faceva subito scusare, dato che ne era ghiotta. Voleva però mangiarlo da sola, senza il nostro  aiuto  e poiché il lato destro era paralizzato, l' impresa era difficile. Quando aveva finito,  non si sapeva se ridere o piangere tanto si era imbrattata. Avevamo poi risolto col dividerci i compiti, noi ridevamo e  le infermiere piangevano. Questa storia andò avanti dieci anni; mai che l'Anna si sia lamentata. Nel frattempo , io avevo  perso mio marito e lei il suo. Se mi avesse detto: "arrangiati quella non è mia zia", le  avrei dato ragione. Era il momento per vendicarsi, di tutte le angherie subite prima e dopo il matrimonio, perchè la zia avrebbe preferito  per Pierfranco una ricca ereditiera. Povera ragazza, quanto dolore immeritato, ma per lei la vendetta era una parola senza significato. Brava Anna, forse adesso avresti dei rimorsi, invece puoi andare avanti fiera della tua rettitudine.Nonna Rachele