NONNA RACHELE

IL TATO


Il  TATO  (Così ti ha sempre chiamato Marina, ....mai zio. )  Quando ho cominciato a scrivere i miei Post mi pareva di fare solo un gioco divertente per passare il tempo. Adesso mi sono resa conto che è qualcosa di più. La mia vecchia mano può elargire il piccolo dono di una parola buona dettata dal cuore. Ho capito che la gente, compresi i giovani, sono stufi di politica, stupri, scippi e carognate varie; hanno bisogno che qualcuno faccia vibrare i loro sentimenti assopiti, che li faccia ridere come si deve fare a tutte le età. Quante volte nei miei anni bui avrei avuto bisogno di una parola buona, di cui tutti sembravano avari. No, non tutti, mio cognato la diceva; lui c'era a far scendere dalle scale il feretro di mio padre, c'era quando è morta mia madre e mi ha fatto compagnia per un pomeriggio intero a Montecchio; però c'ero anch' io ad abbracciarlo e piangere insieme quando perse il suo bellissimo bambino. Parliamo di cose più allegre; avevamo soprannominato nostra suocera il DUCE. (Prima della guerra i muri delle case erano imbrattati da scritte cubitali: "IL  DUCE  HA SEMPRE  RAGIONE". Il TATO era molto simpatico, ma soprattutto buono (nella foto è con Marina, il giorno del suo matrimonio). Nessuno che gli abbia mai chiesto un favore ha ricevuto un no; aveva il culto dell'amicizia ed era per me prezioso. Malgrado adorasse la sua splendida bambina, c' era sempre per mia figlia un posto vicino a lui. Ti ricordi Tato, i nostri soggiorni a Forte dei Marmi quando attorno al nostro ombrellone si formava un capannello di persone che ascoltavano ridendo i tuoi racconti sulle vicende  di casa Zinani?  (Mio cognato viveva con la moglie, la figlia e due sorelle nubili e attempate.) Ricordi che dicevi che se la televisione si fosse appropriata dei tuoi racconti e li avesse mandati in onda , i cinema avrebbero dovuto interrompere il film, come per "Lascia o Raddoppia". E non avrai dimenticato le d
omeniche in campagna quando tu e mia figlia avevate inventato quello schifosissimo gioco:” Marina quanto vorresti per mangiare  ......?” e qui usciva qualcosa di abominevole e lei rispondeva: “e tu per mangiare  ......?” e qui qualcosa di ancor più ripugnante; le risate si sentivano a un chilometro  di distanza . Io ne ricordo solo uno......per fortuna, ma non so a chi attribuirne la paternità. Avevamo un macellaio completamente calvo con in mezzo alla testa una grossa cisti sebacea: “ Quanti milioni vorresti per infilare una cannuccia nel bernoccolo del macellaio e succhiare?” Dio mio! Poco tempo fa, te ne sei andato; spero tu sia  con mio marito a sfottervi e a volervi bene. Quando il mio Franco mi lasciò, avrei voluto vicino due persone: mio cugino e mio cognato, ma Pierfranco purtroppo era morto qualche tempo prima e  il Tato era su una sedia a rotelle. D’accordo ero molto fortunata ad avere una figlia, un genero e una nipote che mi hanno aiutato materialmente e moralmente, ma sentivo il bisogno di un coetaneo. Ora, io non sentirò più sollevando il telefono: ”Ahh,Rachele!,,,,,” e se  in casa c'era tua moglie proseguivi dicendo, quasi allegramente: “ti passo la Berta”, se invece eri solo ti sfogavi di tutta la tua sofferenza materiale e morale. La frustrazione di un uomo come te era una cosa che non si poteva tollerare. Addio, caro amico, ti ricorderò sempre.Rachele