NONNA RACHELE

LAC E GIPSY


Il primo era già vecchio quando nacqui, era un setter inglese molto bello e molto amato dai
miei genitori. La mia nascita lo detronizzò, passò al secondo posto e lo accettò con filosofia; ci amammo molto io e LAC. Era molto intelligente, io lo accarezzavo e gli facevo lunghi discorsi che ascoltava con la condiscendenza di un nonno allungandomi una approvante linguata. Visse ancora qualche anno, diventando, pian piano, quasi cieco e sordo. Quando andavo con papà  a fare una passeggiata, voleva ad ogni costo seguirci e a un certo punto lanciava guaiti disperati perché si era perso e mio padre accorreva a tranquillizzarlo. Morto lui papà acquistò un bulldog : GIPSY, era bruttissimo e nelle intenzioni di mio padre e nelle assicurazioni di chi l’aveva venduto doveva spaventare qualche malintenzionato, dato che vivevamo in un luogo isolato. Nella stessa proporzione in cui era brutto, era buono e leccava le mani a tutti gli sconosciuti che passavano da noi e con questa sua qualità mi suggerì il modo di fare una birichinata. A me piaceva  andare a scuola, ma un giorno fosse la primavera o l’ intento di fare uno scherzo alla maestra che francamente non mi era molto simpatica, io e l’Armida (mia compagna di banco) trascinammo Gipsy per un chilometro con grande fatica e grandi risate. Giunte a scuola, io dissi  alla maestra  che il cane ci aveva  seguite (in fondo non era nemmeno una bugia ). Lei era molto impaurita, ma non volle darlo a vedere e mi disse di mettermi nell’ ultimo banco e di tenerlo nell’angolino dietro di me. Povera bestia, forse era stanco e per un po’ dormì, ma poi cominciò a muoversi provocando le urla dei miei compagni. Io mi alzavo e lo riportavo al suo posto; però si era creato un caos tale, perché mentre la maestra spiegava, lui andava per farle un complimento che lei ingrata
non gradiva. I miei compagni avevano capito che era innocuo e di nascosto lo chiamavano; la giornata con questo diversivo era diventata molto divertente a mio avviso. Di parere diverso era l’insegnante che s’innervosiva sempre di più e prese la decisione di mandare me e l’ Armida che abitavamo vicine a casa a riaccompagnare Gipsy e molto severamente ci disse: d’ora in poi assicuratevi che il cane sia legato prima di partire da casa perché altrimenti avrete tutte due una nota. Mi ricordo la felicità di tornare a casa, pian piano, chiacchierando. Ci fermammo anche a giocare alla settimana, mentre lui paziente e docile ci aspettava. Per fortuna non c’era il telefono e la mamma non sapeva che eravamo in giro. A casa nessuno credeva che il cane ci avesse seguito di sua spontanea volontà anche se noi continuavamo ad asserirlo. In fondo era vero che ci aveva seguito se non si tiene conto dei particolari…….  Nonna Rachele