NONNA RACHELE

I GATTI


Ne ho avuti parecchi: il primo che rammento lo chiamavamo Arsenio Lupin per quanto era dedito al furto. Lo ricordo correre nei campi trascinando una collana di salsicce rubate al contadino, alla mamma  sottrasse un intero pollo arrosto riuscendo con pazienza ad aprire un armadietto chiuso a chiave, le portò via una cotoletta al volo mentre la stava adagiando nella padella per friggerla. Era un soriano enorme, scorbutico e facilmente irritabile; ricambiava le mie carezze con graffiate che io cercavo sempre di nascondere alla mamma che mi diceva di non toccarlo. Malgrado fosse un ingrato e moralmente da condannare, lo adoravo. Un giorno d’ inverno, sparì.  Fu un vero dispiacere per me anche perché avevo
dei sospetti: dicevano che il padrone della trattoria del paese facesse una polenta col coniglio veramente insuperabile, anche se non lo vedevano mai comprare un coniglio e invece sparivano molti gatti. Povero Arsenio si era imbattuto in uno più ladro di lui. Dopo ci furono delle gattine dolcissime che mi fecero una gran  compagnia. Veramente non erano nostre, le portava a casa il contadino, ma loro non so se erano delle arrampicatrici sociali o ricevessero da noi un trattamento migliore perché si installavano tutte a casa nostra. La  Micia era la mia prediletta; era molto intelligente e quando voleva uscire aveva imparato a saltare sulla maniglia per abbassarla, però lasciava poi la porta aperta e mamma brontolava. Malgrado il suo acume non capiva perché in cucina ci fosse caldo e in certe gelide giornate serene vedendo un bel sole usciva ma rientrava immediatamente con un’aria interrogativa. Andava a dormire nel forno della stufa e vi restava finché aveva talmente caldo che usciva e si stendeva sulle mattonelle rivoltandosi parecchie volte. Era bianca ma in inverno aveva il pelo ingiallito dal forno. Malgrado le cotture invernali visse con noi parecchi anni, era più cane che gatto, non si allontanava mai, veniva nei campi solo se ci andavo io. Quando si tornava dovevo poi visitarla e liberarla dalle zecche e lei con grandi  RON RON si arrampicava per venire a darmi un bacino nel collo come ringraziamento. Piansi molto quando un mattino la trovai morta davanti la porta di casa; la misi in una scatola e la seppellii sotto il cipresso dove dormono tutti i miei amici cani e gatti. Dopo sposata i gatti divennero appannaggio dei miei genitori, anche se quando andavo in campagna mi elargivano strusciate e RON RON.Un’ altra volta vi parlerò della MIMINA che visse 26 anni e merita un post tutto per lei.Nonna Rachele