NONNA RACHELE

L'AMACA


Dal mare sono andata  direttamente in campagna. E’ bello essere qui nel mio giardino immersa nel verde sotto gli alberi che mi hanno vista bambina. Chissà se mi riconoscono e
mi amano come li amo io. Da EST arriva un’ aria fresca che mi ritempra,ma pare non mi suggerisca delle belle idee. Ho pensato di attaccare a due tronchi l’amaca che abbiamo comprata in Spagna tanti  anni fa e che da tempo giaceva dimenticata in un armadio. Così distesa posso osservare le Ghiandaie, bellissime con le loro piume variopinte, andare e venire da un albero all’altro. Non devo però pensare che razza di assassine e cannibali sono. Hanno distrutto i nidi e mangiato i neonati degli uccellini più piccoli e si sono riprodotte a dismisura. Stavo così bene nell’ amaca, non pensavo di dover poi pagare questo benessere. E’ anche  colpa vostra, chiacchierando con voi mi sono abituata a pensare giovane, ma il corpo non mi coadiuva. Così quando ho cercato di uscire non ci riuscivo. Sembravo una balenottera intrappolata nella rete ; un po’ ridevo e un po’ mi disperavo perché i miei sforzi risultavano vani. Non c’era che una cosa da fare e l’ho fatta. Ho capovolto l’ amaca e sono precipitata a pancia in giù sul ghiaietto del giardino, poi mi sono messa in ginocchio e aggrappandomi all’albero caritatevole ho potuto rimettermi in piedi. ( Deve essere più semplice il varo di una nave ). Capisco che mi sia preclusa la guida della macchina, data l’età, ma che non possa nemmeno stendermi su un’ amaca? Eppure è così.