NONNA RACHELE

IL COLLEGIO


Da bambina abitavo in campagna, in una grande casa di cui però in inverno non venivano riscaldate tutte le stanze. Io possedevo 13 bambole che accudivo con grande solerzia. Alcune dormivano sul divano, altre giocavano sulle poltrone e poiché  la numerosa prole doveva anche essere alimentata, il tavolo era invaso da piatti e pentolini colmi di schifezze.
Questa infestazione era tollerata da mia madre, che almeno non doveva leggere favole tutto il giorno. Tuttavia attendeva con ansia la primavera per potermi sfrattare in giardino. Mio padre lavorava in Banca e avrebbe voluto avere il meritato riposo della domenica, ma non aveva un posto in cui sedersi . Gli piaceva tanto leggere, ma io pretendevo di coinvolgerlo nelle cure da prestare ai miei numerosi figli che come tali erano matematicamente i suoi nipoti. L’istinto di conservazione gli suggerì una brillante idea: mi convinse a mandare i miei bambini in collegio perché ricevessero una adeguata educazione. Passai una settimana a preparare il corredo per ciascuno dei miei 12 figli che partivano; il tredicesimo essendo neonato doveva essere nutrito col biberon e restava a casa. Un lunedì mattina, mio padre rinchiuse le 12 bambole in una valigia e le portò in città dove aveva un pied a terre. Ebbe così un breve periodo di tranquillità, ma non aveva messo in conto le vacanze di Natale. Figlia di tanto padre convinsi io, lui a farmi riabbracciare  la prole. E’ ovvio che le bambole non ripartirono più, né mi curai più del loro analfabetismo. Si ripiombò nel caos! Questa volta però papà ebbe un’idea definitiva… no non le bruciò. Mi fece costruire in giardino una casetta di legno e così salvò come suol dirsi capra e cavoli.NONNA   RACHELE