(Dedicato alle gattare) Capitò un giorno un piccolo esserino, più topo che gatto, come al solito era dei contadini, ma faceva la spola tra noi e loro fermandosi sempre un po’ di più da noi. Mio padre che amava tutti gli animali prediligendo però i cani, aveva un po’ di rancore verso i gatti perché gli facevano fuori i suoi adorati uccellini che gli andavano a mangiare in mano. Con la Mimina ci fu subito amore; era debole, non dedita alla caccia perché inappetente e dolcissima. Lei aveva tutti noi che facevamo a gara per farla mangiare. Mia figlia le dava piccoli pezzetti della sua bistecca e le spezzava in due un cappelletto, papà le comprava i formaggini, quelli a spicchi e accarezzandola la convinceva ad ingoiarli. Mamma l’aveva abituata a prendere il caffèlatte coi biscotti che prendeva lei al mattino ed ero io che le preparavo il suo cibo preferito: gli asparagi con burro e formaggio. Ne mangiava due senza forzarla. Quando i contadini traslocarono nella loro nuova casa, non ci pensarono nemmeno di portarla con loro e lei fu felice di sistemarsi in pianta stabile da noi. Io e Marina ce la godevamo solo la domenica e durante l’estate quando andavo dai miei genitori. Mimina o conosceva i giorni della settimana o capiva quando mamma le diceva: oggi viene la Rachele con la Marina, perché la trovavo spesso ad aspettarci sul muretto di fianco al cancello ansiosa di strusciarsi a noi. Mio marito non amava molto i gatti, ma per lei faceva anche lui eccezione. Tutte le mattine andava a trovare il mio papà a letto con dei RON RON incredibili per lei così gracilina. Quando purtroppo lui se ne andò, continuò per una settimana a voler che le aprissimo la porta della camera, dopo di che, non trovandolo fuggiva terrorizzata. Restarono sole lei e la mamma in quella grande casa di campagna e si attaccarono ancora di più una all’altra. In una calda estate mamma decise di andare quindici giorni montagna e si raccomandò di portare il cibo alla gatta. Tutti i giorni io e mio marito andavamo con qualche buon boccone, ma lei non voleva mangiare; ci incolpava di aver mandato via la mamma, non ci faceva i complimenti e per la prima volta le vidi uno sguardo cattivo nei nostri confronti. Quando mamma tornò lei era pazza di felicità e ci riammise a corte con un sacco di complimenti, sembrava volersi scusare di aver pensato male di noi. Un giorno mamma mi telefonò disperata perché Mimina era scomparsa; andammo in giro a cercarla, ma non v’era traccia, ne i vicini l’avevano vista. Passarono 15 giorni e ci eravamo rassegnati, quando riapparve: pelo e ossa. Ci affrettammo a rifocillarla e fu la prima volta che la vidi divorare tutto, poi si mise a dormire nel suo cestino. Mamma era contenta ma la trovava strana: non veniva quando la chiamava e a volte urtava i mobili. Era accaduto che un cacciatore le aveva sparato rendendola completamente sorda e quasi cieca. Stava sempre in casa, usciva guardinga solo per necessità e rientrava subito. Quando anche la mia mamma venne a mancare, la portammo con noi in città. Fu l’ unica volta che noi imponemmo qualcosa a mia suocera. La convinsi anche perché sapeva che aveva 16 anni e l’avremmo avuta per poco. Con noi Mimina fu molto felice per altri 10 anni (in barba alla suocera ). Avevamo un lungo corridoio e lei verso sera ci veniva ad aspettare alla porta . Quando arrivava uno dei due dopo il rito dei complimenti ci accompagnava in cucina andava ad aspettare l’ altro. Mio marito passò qualche giorno in ospedale e non c’era verso di convincerla a tornare in cucina e si notava il suo dispiacere. Al ritorno Franco fu accolto da grandi feste e riprese il rito serale. Avevamo due poltrone divise da un tavolino dove ci mettevamo a guardare la TV. Lei stava un po’ in grembo a me, poi attraversava il tavolino e andava da mio marito, poi tornava da me, poi da lui finche non si andava a letto. Mia figlia non c’era mai: scuola,amiche, squadra di pallavolo, allenamenti, partita e fidanzato….però amava anche lei la gattina e le faceva le coccole. Quando si sposò, veniva a trovarci e la gatta era subito sulle sue ginocchia, ma non capiva perché lo spazio per lei diminuiva sempre. Marina era incinta e dopo la nascita di Veronica, Mimina ebbe di nuovo il suo posto. Si affezionò poi a mia nipote che era molto dolce e carina con lei. Aveva ormai 26 anni e noi dovevamo traslocare nella casa nuova e la nostra povera gattina invecchiando a volte perdeva qualche goccina che sulle piastrelle si faceva presto a lavare, sul nuovo pavimento di legno sarebbero state deleterie. Era una preoccupazione di cui si parlava con mio marito, ben decisi comunque a portarla con noi a tutti i costi. Dovevamo traslocare il primo giugno e lei tolse il disturbo verso il 20 maggio. Dio mio, come piansi disperata pensando che forse aveva capito di crearci dei problemi e ci voleva tanto bene da sacrificarsi per noi. Forse no, era arrivata la sua ultima ora, però mi da ancora angoscia. NONNA RACHELE
LA MIMINA
(Dedicato alle gattare) Capitò un giorno un piccolo esserino, più topo che gatto, come al solito era dei contadini, ma faceva la spola tra noi e loro fermandosi sempre un po’ di più da noi. Mio padre che amava tutti gli animali prediligendo però i cani, aveva un po’ di rancore verso i gatti perché gli facevano fuori i suoi adorati uccellini che gli andavano a mangiare in mano. Con la Mimina ci fu subito amore; era debole, non dedita alla caccia perché inappetente e dolcissima. Lei aveva tutti noi che facevamo a gara per farla mangiare. Mia figlia le dava piccoli pezzetti della sua bistecca e le spezzava in due un cappelletto, papà le comprava i formaggini, quelli a spicchi e accarezzandola la convinceva ad ingoiarli. Mamma l’aveva abituata a prendere il caffèlatte coi biscotti che prendeva lei al mattino ed ero io che le preparavo il suo cibo preferito: gli asparagi con burro e formaggio. Ne mangiava due senza forzarla. Quando i contadini traslocarono nella loro nuova casa, non ci pensarono nemmeno di portarla con loro e lei fu felice di sistemarsi in pianta stabile da noi. Io e Marina ce la godevamo solo la domenica e durante l’estate quando andavo dai miei genitori. Mimina o conosceva i giorni della settimana o capiva quando mamma le diceva: oggi viene la Rachele con la Marina, perché la trovavo spesso ad aspettarci sul muretto di fianco al cancello ansiosa di strusciarsi a noi. Mio marito non amava molto i gatti, ma per lei faceva anche lui eccezione. Tutte le mattine andava a trovare il mio papà a letto con dei RON RON incredibili per lei così gracilina. Quando purtroppo lui se ne andò, continuò per una settimana a voler che le aprissimo la porta della camera, dopo di che, non trovandolo fuggiva terrorizzata. Restarono sole lei e la mamma in quella grande casa di campagna e si attaccarono ancora di più una all’altra. In una calda estate mamma decise di andare quindici giorni montagna e si raccomandò di portare il cibo alla gatta. Tutti i giorni io e mio marito andavamo con qualche buon boccone, ma lei non voleva mangiare; ci incolpava di aver mandato via la mamma, non ci faceva i complimenti e per la prima volta le vidi uno sguardo cattivo nei nostri confronti. Quando mamma tornò lei era pazza di felicità e ci riammise a corte con un sacco di complimenti, sembrava volersi scusare di aver pensato male di noi. Un giorno mamma mi telefonò disperata perché Mimina era scomparsa; andammo in giro a cercarla, ma non v’era traccia, ne i vicini l’avevano vista. Passarono 15 giorni e ci eravamo rassegnati, quando riapparve: pelo e ossa. Ci affrettammo a rifocillarla e fu la prima volta che la vidi divorare tutto, poi si mise a dormire nel suo cestino. Mamma era contenta ma la trovava strana: non veniva quando la chiamava e a volte urtava i mobili. Era accaduto che un cacciatore le aveva sparato rendendola completamente sorda e quasi cieca. Stava sempre in casa, usciva guardinga solo per necessità e rientrava subito. Quando anche la mia mamma venne a mancare, la portammo con noi in città. Fu l’ unica volta che noi imponemmo qualcosa a mia suocera. La convinsi anche perché sapeva che aveva 16 anni e l’avremmo avuta per poco. Con noi Mimina fu molto felice per altri 10 anni (in barba alla suocera ). Avevamo un lungo corridoio e lei verso sera ci veniva ad aspettare alla porta . Quando arrivava uno dei due dopo il rito dei complimenti ci accompagnava in cucina andava ad aspettare l’ altro. Mio marito passò qualche giorno in ospedale e non c’era verso di convincerla a tornare in cucina e si notava il suo dispiacere. Al ritorno Franco fu accolto da grandi feste e riprese il rito serale. Avevamo due poltrone divise da un tavolino dove ci mettevamo a guardare la TV. Lei stava un po’ in grembo a me, poi attraversava il tavolino e andava da mio marito, poi tornava da me, poi da lui finche non si andava a letto. Mia figlia non c’era mai: scuola,amiche, squadra di pallavolo, allenamenti, partita e fidanzato….però amava anche lei la gattina e le faceva le coccole. Quando si sposò, veniva a trovarci e la gatta era subito sulle sue ginocchia, ma non capiva perché lo spazio per lei diminuiva sempre. Marina era incinta e dopo la nascita di Veronica, Mimina ebbe di nuovo il suo posto. Si affezionò poi a mia nipote che era molto dolce e carina con lei. Aveva ormai 26 anni e noi dovevamo traslocare nella casa nuova e la nostra povera gattina invecchiando a volte perdeva qualche goccina che sulle piastrelle si faceva presto a lavare, sul nuovo pavimento di legno sarebbero state deleterie. Era una preoccupazione di cui si parlava con mio marito, ben decisi comunque a portarla con noi a tutti i costi. Dovevamo traslocare il primo giugno e lei tolse il disturbo verso il 20 maggio. Dio mio, come piansi disperata pensando che forse aveva capito di crearci dei problemi e ci voleva tanto bene da sacrificarsi per noi. Forse no, era arrivata la sua ultima ora, però mi da ancora angoscia. NONNA RACHELE