NONNA RACHELE

CHEOPE


Portava con dignità  il nome che le avevano dato, indifferente al fatto che fosse appartenuto ad un antico Re Egizio o probabilmente nemmeno lo sapeva. Era la cameriera della Contessa; l'avevano assunta a dodici anni ed aveva acquisito i modi raffinati della casa in cui era cresciuta. Era intelligente e passava le ore libere in biblioteca a leggere. Diventò così una vera signorina di buona famiglia educata e gentile oltre che di una bellezza aristocratica. Quando andavo al Castello coi miei genitori a volte la raggiungevo in cucina e chiacchieravo con  lei. per la quale avevo una gran simpatia . Gli anni erano passati e lei era diventata grande e molto graziosa. Nella casa colonica abitavano i contadini; il podere era molto grande e la famiglia composta da parecchie  persone. Il ragazzo più giovane era molto bello  e cominciò a corteggiare Cheope che ebbe il classico colpo di fulmine. La Contessa l’amava come una figlia, l’avvisò che non era il ragazzo per lei, che era delicata e sposandolo non avrebbe resistito alla dura vita di lavoro che l’aspettava. Fu l’unica volta in cui le disobbedì. Durante l’estate si sposò felice il suo Giuseppe! La Contessa si rassegnò, le fece il corredo e la riempì di regali. La prima  sera che tornando dai campi si sedette alla lunga tavola con i suoi acquisiti parenti, la suocera  riempì  i piatti di minestrone che aveva un buon profumo e lei affamata cominciò a mangiare. Le imposte erano accostate per difendere la casa dal caldo e dall’eccessivo riverbero  del sole. Nella penombra vedeva i cognati che mettevano sull’orlo  del piatto  i fagioloni neri e non capiva come a loro non piacessero. Mentre sparecchiava però ebbe modo di osservare meglio quanto era disposto intorno al piatto e scoprì che erano scarafaggi. Soffocò conati di vomito. Cominciò così ad alzarsi nel cuore della notte per lavare di nascosto il pentolone che la suocera metteva sporco sotto il  lavandino e si riempiva di scarafaggi e formiche alle quali quando lo riprendeva  non faceva caso. Nella nuova famiglia veniva trattata molto male, la chiamavano con ironia la signorina  e riservavano a lei i lavori più pesanti e repellenti i modo che si abituasse come dicevano le cognate che si sentivano spalleggiate dalla suocera. Questo trattamento non ebbe sosta neppure durante la gravidanza. Non poteva sfogarsi coi genitori e i nove fratelli perché era uscita di casa da tanto tempo che quando andava a trovarli si sentiva un’estranea. La Contessa che la vedeva magra e sciupata la interrogava, ma lei con molta dignità diceva di star bene. Il marito era molto buono, ma appunto per questo non in grado di difenderla. Lo so ci sarebbe voluto più grinta, ma lei non ci pensava nemmeno a ribellarsi. Tutto andò avanti così finche non vide che anche suo figlio veniva trattato diversamente dagli altri nipoti. Allora  prevalse l’istinto della tigre che abbiamo noi mamme nel difendere i nostri cuccioli. Cheope andò a piangere dalla Contessa e vuotò come sul dirsi il sacco, non solo venne consolata ma ebbe la promessa che il suo calvario stava per finire. Parlò col Conte e le sistemarono un appartamentino al Castello e trovarono un lavoro a Giuseppe in una delle prime fabbriche  che stavano sorgendo e la famigliola  si trasferì. La povera ragazza emanava felicità ! Ebbe la nomina a giardiniere e custode con un buon stipendio- Cheope rifiorì insieme col giardino, come tutte le cose amate; mentre zappava, trapiantava e innaffiava…..cantava con la sua tenue vocina la ritrovata voglia di vivere. La sua felicità raggiunse il colmo quando le fu possibile mandare suo figlio all’ università. Non si sentirono mai da lei parole cattive per i suoi carnefici, restò buona, ma non abbastanza per perdonarli completamente e  non rimise più  piede in quella casa.          NONNA   RACHELE