Questo post ha le tinte del drammone ottocentesco, ma è accaduto realmente. Giorgio era l’imbianchino che bazzicava a casa nostra perché a mamma piacevano i muri puliti. Era bravissimo e ci sono ancora le rose che papà mi aveva fatto dipingere sapendo la mia predilezione per questo fiore. La moglie aveva un negozietto dove vendeva quaderni, matite e mille altre cosette che piacevano a noi bambini. Io la frequentavo molto perché tra le sue attrazioni c’erano dei rotolini di cartone che si chiamavano sorprese e che forse fabbricava lei stessa. Ci spendevo buona parte della mia paghetta per procurarmi una Pasqua continua, perché per me, come nell’uovo, l’importante era appunto la sorpresa. C’era dentro quanto di più inutile potesse esistere a parte 3 caramelline. Distribuivo poi tutto ai miei compagni di scuola in base ai loro gusti che conoscevo ed ero soddisfatta per aver appagata la mia curiosità e la loro che assistevano all’apertura a bocca aperta. La moglie di Giorgio la chiamavano la Giorgia, in onore al marito che era istruito ( si fa per dire ) ma molto intelligente senz’altro. Giorgio era cresciuto in un orfanotrofio essendo stato abbandonato alla nascita . Un giorno andò in città per procurarsi materiale per la sua attività ed incontrò Mario, compagno di collegio che gli disse stava andando in un paese dove c’era una signora che cercava il figlio. Lo pregò di accompagnarlo perché era molto timido. Presero un trenino locale e rintracciarono la sontuosa villa ove risiedeva questa signora. Furono introdotti dalla cameriera , Mario si presentò; la signora scosse la testa e lo lasciò senza fiato dicendo : mio figlio si chiama Giorgio Fabbi. Sono io Giorgio Fabbi !Se vi aspettate scene di baci , abbracci e lacrime, resterete delusi. Era una donna dura con l’abitudine al comando, gli intimò : torna domani da solo. Non ho avuto notizie di cosa si dissero, ma il tempo di cedere il negozietto e si trasferì con moglie e figlio in una casa vicino alla villa.
CASUALITA'
Questo post ha le tinte del drammone ottocentesco, ma è accaduto realmente. Giorgio era l’imbianchino che bazzicava a casa nostra perché a mamma piacevano i muri puliti. Era bravissimo e ci sono ancora le rose che papà mi aveva fatto dipingere sapendo la mia predilezione per questo fiore. La moglie aveva un negozietto dove vendeva quaderni, matite e mille altre cosette che piacevano a noi bambini. Io la frequentavo molto perché tra le sue attrazioni c’erano dei rotolini di cartone che si chiamavano sorprese e che forse fabbricava lei stessa. Ci spendevo buona parte della mia paghetta per procurarmi una Pasqua continua, perché per me, come nell’uovo, l’importante era appunto la sorpresa. C’era dentro quanto di più inutile potesse esistere a parte 3 caramelline. Distribuivo poi tutto ai miei compagni di scuola in base ai loro gusti che conoscevo ed ero soddisfatta per aver appagata la mia curiosità e la loro che assistevano all’apertura a bocca aperta. La moglie di Giorgio la chiamavano la Giorgia, in onore al marito che era istruito ( si fa per dire ) ma molto intelligente senz’altro. Giorgio era cresciuto in un orfanotrofio essendo stato abbandonato alla nascita . Un giorno andò in città per procurarsi materiale per la sua attività ed incontrò Mario, compagno di collegio che gli disse stava andando in un paese dove c’era una signora che cercava il figlio. Lo pregò di accompagnarlo perché era molto timido. Presero un trenino locale e rintracciarono la sontuosa villa ove risiedeva questa signora. Furono introdotti dalla cameriera , Mario si presentò; la signora scosse la testa e lo lasciò senza fiato dicendo : mio figlio si chiama Giorgio Fabbi. Sono io Giorgio Fabbi !Se vi aspettate scene di baci , abbracci e lacrime, resterete delusi. Era una donna dura con l’abitudine al comando, gli intimò : torna domani da solo. Non ho avuto notizie di cosa si dissero, ma il tempo di cedere il negozietto e si trasferì con moglie e figlio in una casa vicino alla villa.