NONNA RACHELE

LA MIA FAMIGLIA


Di persona non ho mai conosciuti i nonni paterni, erano morti da parecchi anni quando nacqui, però attraverso i racconti di papà li ho molto amati e li ricordo ancora con affetto. Mio nonno era un signorotto di campagna che viveva di rendita. La nonna Paolina e sua sorella si erano sposate ed erano andate a stare insieme coi mariti in una grande villa nella bassa Reggiana. Nella casa rurale abitavano i contadini ,una ventina di persone che lavoravano un vasto appezzamento di terreno. Mio padre (con me nella foto)
crebbe in una grande famiglia con il fratello Alfredo col quale però non aveva dimestichezza essendo nato diciassette anni dopo di lui. Era invece affratellato coi cugini Cesira, Aurelio e Ettore col quale viveva addirittura in simbiosi; oltre ad essere coetanei si assomigliavano fisicamente ed erano due emerite canaglie. Mio nonno amministrava i beni che avevano in comune, poiché il cognato pur essendo molto più ricco di lui, non sapeva né leggere né scrivere. Mi sono chiesta come passasse il tempo questo zio di mio padre; probabilmente era un esteta : si sedeva in giardino e si lasciava vivere. Aveva degli strani principi : criticava mio nonno che dava la paghetta ai figli; diceva che era un errore fornire loro del denaro che avrebbero certamente speso male, però pagava senza fiatare i conti del sarto e del calzolaio. Ettore che divenne poi in seguito un integerrimo Notaio,aggiungendo a questa dote capacità e forse furbizia, in combutta con  la fertile immaginazione di mio padre, aggirò l’ostacolo: si faceva fare tre vestiti e uno lo vendeva a buon prezzo al cugino . Idem per scarpe ed altri indumenti e persino con la prima bicicletta alla quale non teneva tanto e di cui si liberò dopo poco. Questi racconti mi interessavano molto da bambina, seppi le birichinate dei due cugini, in quanto Aurelio era troppo piccolo per seguirli e Cesira fino a vent’anni sempre a letto malata. Non impietositevi per lei perché questo non le impedì di vivere fino a  104 anni e a  90 di andare con la figlia a fare il giro d’ Europa ed era lei che spronava gli altri ad alzarsi. Diceva:dormiamo poi a Reggio ! La storia di Aurelio mi aveva fatto piangere e non me ne accennarono più , ma me la ricordo ancora. Morì a venti anni spezzandosi  la colonna vertebrale in una caduta da cavallo. Io ho un albero genealogico dal  1400 e so molto della famiglia di mio padre Ferrari Negri di Carpi. Per esempio so che un mio antenato fu il medico personale di Pico della Mirandola ed esiste nell’ Archivio Nobiliare di Carpi una lettera della moglie che ringrazia il Dott. Ferrari per le premurose cure dedicate al marito. Invece non so niente della famiglia della nonna Paolina. Mio padre si chiamava Ciro che è un nome prettamente meridionale e può darsi che lei venisse dal Sud . Naturalmente adesso un titolo nobiliare non è più di moda, infatti io non lo uso e molti non hanno mai saputo che lo possegga. E’ servito solo a mio cugino che era in diplomazia;è stato alla NATO  e in seguito console e ambasciatore in varie parti del mondo e solo in quell’ambiente ha una certa importanza. Per me quello che conta è l’ integrità  morale che a volte si trova proprio nelle persone più umili che io apprezzo molto.         NONNA  RACHELE