NONNA RACHELE

GIOVANE INCOSCIENZA


Questo racconto è una postilla al precedente: LA MIA FAMIGLIA.   Vi narrerò qui uno scherzo che ideò mio  padre insieme al cugino con l’inconscia crudeltà dei 15 o 16 anni. Nelle famiglie patriarcali di quei tempi vigeva l’abitudine di assoldare due volte l’anno per una quindicina di giorni un sarto che veniva ad aggiustare gli abiti e sistemava quelli dei figli grandi per i più piccoli. Questo compito era ambito, considerato una specie di vacanza; dormivano e mangiavano ( bene ) alla tavola dei loro datori di lavoro che non si sognavano nemmeno di spronarli e li pagavano con generosità, almeno in casa di mia nonna. In un sonnolento pomeriggio estivo papà e Ettore idearono qualcosa che almeno per loro era divertente. Tenete presente che non c’erano né Radio né TV, si ballava poche volte l’anno e i divertimenti più grossi, solo quando c’era la Fiera in paese, era: La giostra trainata da un somaro e il tiro a segno.  Il sarto  dormiva in una camera col letto a baldacchino che era l’ideale per ciò che avevano inventato. Il lavoro era un po’ complicato e andarono a chiamare Marigildo, figlio dei contadini e loro grande amico, sempre pronto ad aiutarli  nelle loro malefatte e molto abile nei lavori manuali. Dal padre gli fu dato il permesso di assentarsi perché disse che quelli che allora venivano chiamati  i padroni  avevano bisogno di lui. Andarono in solaio e con un trapano a mano fecero quattro buchi nel pavimento vi infilarono delle corde e le passarono in una carrucola fissata ad una trave. Si recarono poi in punta di piedi nella camera del sarto e annodarono bene le corde al letto.
Aspettarono che il poveretto si coricasse e poiché sapevano che russava, a turno si misero  a origliare davanti alla porta per essere sicuri che dormisse. Poi piano piano, dal solaio alzarono il letto di mezzo metro  e si acquattarono pazientemente soffocando le risa per quanto sarebbe accaduto. Verso mezzanotte il sarto avendo un bisogno fisico che a quei tempi si soddisfaceva mediante il classico vaso da notte locato nel comodino, precipitò dal letto e mentre lui sbalordito cercava i fiammiferi per accendere la candela, loro fecero scendere il letto. Il povero uomo penso non riuscì mai a dare una spiegazione al fatto e non ne parlò con la nonna perché lei non desse la colpa alle libagioni. Il giorno dopo smontarono il marchingegno prima che il nonno che a volte andava in solaio se ne accorgesse e tapparono i buchi. Loro tre però risero per mesi ricordando la loro notte brava e Marigildo non riusciva a non ridere tutte le volte che incontrava il sarto che lo aveva etichettato come lo SCEMO .NONNA  RACHELE