I Rossi erano due coniugi entrambi medici, lontani parenti ma soprattutto grandi amici dei miei genitori. Quando ebbero un figlio,Alberto, assunsero una Tata che lo allevasse perché erano occupatissimi nel campo della ricerca. La Tata era simpaticissima ed amava i bambini; così era felice quando andavamo a tener compagnia al suo adorato tesoro (eufemismo in quanto era un gran birichino ). Ricordo che a Carnevale ci offriva montagne di intrigoni con panna montata e si faceva una gran baldoria. Non so se per scarsa avvenenza o per affezione verso Alberto, non si sposò. Noi ormai grandi continuavamo a frequentare la casa e a godere anche della benevolenza della Tata. Appena il suo cocco si iscrisse a giurisprudenza, la Tata continuò a dargli del tu, a redarguirlo e a dargli anche qualche scappellotto, ma lo chiamò rigorosamente: avvocato. Quando il suo tesoro sedeva in salotto a leggere lei fingeva di riordinare e gli svolazzava intorno chiacchierando ininterrottamente. I suoi discorsi risultavano dei monologhi, in quanto Alberto interloquiva a intervalli regolari con poco compromettenti: ah, si ? Un giorno però, pur non ascoltando capì che qualcosa in quei discorsi non quadrava. Depose il libro: cosa dici ? Dico che le mie braccia sono diventate troppo corte. Ma troppo corte per cosa? Per leggere. Lui scoppiò a ridere: hai bisogno di un paio di occhiali e domani andiamo a comprarli.
LA TATA E GLI OCCHIALI
I Rossi erano due coniugi entrambi medici, lontani parenti ma soprattutto grandi amici dei miei genitori. Quando ebbero un figlio,Alberto, assunsero una Tata che lo allevasse perché erano occupatissimi nel campo della ricerca. La Tata era simpaticissima ed amava i bambini; così era felice quando andavamo a tener compagnia al suo adorato tesoro (eufemismo in quanto era un gran birichino ). Ricordo che a Carnevale ci offriva montagne di intrigoni con panna montata e si faceva una gran baldoria. Non so se per scarsa avvenenza o per affezione verso Alberto, non si sposò. Noi ormai grandi continuavamo a frequentare la casa e a godere anche della benevolenza della Tata. Appena il suo cocco si iscrisse a giurisprudenza, la Tata continuò a dargli del tu, a redarguirlo e a dargli anche qualche scappellotto, ma lo chiamò rigorosamente: avvocato. Quando il suo tesoro sedeva in salotto a leggere lei fingeva di riordinare e gli svolazzava intorno chiacchierando ininterrottamente. I suoi discorsi risultavano dei monologhi, in quanto Alberto interloquiva a intervalli regolari con poco compromettenti: ah, si ? Un giorno però, pur non ascoltando capì che qualcosa in quei discorsi non quadrava. Depose il libro: cosa dici ? Dico che le mie braccia sono diventate troppo corte. Ma troppo corte per cosa? Per leggere. Lui scoppiò a ridere: hai bisogno di un paio di occhiali e domani andiamo a comprarli.