NONNA RACHELE

FIGURE DEL PASSATO


Gli ambulanti.  Io li ricordo se non con affetto almeno con benevolenza; hanno fatto parte della mia infanzia e mi pare di vederli. Di questa memoria fotografica non mi meraviglio perché è noto che i vecchi ricordano un lontano passato, ma non hanno la più pallida idea di ciò che hanno mangiato a mezzogiorno. Il fratello di mio padre a 102 anni si lamentava del suo compagno di banco delle elementari gli aveva fatto i dispetti. Gli ambulanti erano un diversivo nella vita di campagna. Ho intenzione di parlarvi di loro spinta da mia nipote Veronica che ritiene queste cose interessanti. Voi potete sempre difendervi dalla mia prosa e per non slogarvi le mascelle a furia di sbadigli…..semplice, non le leggete. Il Merciaio era quello che mi piaceva di più, veniva ogni 15 giorni. Era il più ricco perché possedeva un carro trainato da un cavallo.
Vendeva tessuti, pizzi,nastri e filati; di questi ultimi faceva grande smercio perché le contadine avevano sempre bisogno di filo per rammendare le maglie, che in origine erano di lana ma pian piano diventavano di cotone. Quest’ uomo era anche una specie di giornale vocale perché nel suo peregrinare raccoglieva notizie nazionali che però interessavano poco, ma sapeva  tutto di tutti del nostro paese e anche di quelli limitrofi. Raccontava di fidanzamenti, matrimoni,nascite e morti con dovizia di particolari. Mamma si annoiava, comprava ciò che le occorreva e se ne andava, io no. Ascoltavo specialmente gli argomenti piccanti che venivano raccontati in gergo. Non ci capivo niente, ma dal risolino dei ragazzi più grandi mi sembravano estremamente piacevoli e attendevo di crescere. Le donne che avevano figlie femmine compravano qualche lenzuolo da affidare a bambine di 8 -10 anni che già sapevano fare l’orlo a giorno ed erano orgogliose di preparare il futuro corredo. Quando poi uscivano, da questo scrigno delle meraviglie, i tessuti per abiti correvo a chiamare mamma perché comprasse materiale per un vestito col quale pavoneggiarmi. Finiva quasi sempre con un litigio. Disdetta voleva che avessimo gusti diversi. Una volta però riuscii ad avere un abito come volevo, sembravo un prato fiorito in un anno in cui la natura non aveva badato a spese e i colori levavano gli occhi. Il buon gusto lasciava a desiderare, ma chi si permette di dettare queste leggi? E poi dovevo solo crescere….cosa che puntualmente feci. Mamma avrebbe preferito adeguarsi agli usi del luogo e comprarmi un lenzuolo, ma io non amavo gli aghi e i lavori monotoni. Se abitavo in campagna volevo godermi le corse folli attraverso i prati e arrampicarmi sugli alberi, che se erano di frutta, potevo anche unire l’utile ( si fa per dire ) al dilettevole. Per oggi basta…il prossimo post parlerà dello straccivendolo…con un po’ di fortuna potrebbe essere interessante.Nonna  Rachele