Veramente avrebbe dovuto chiamarsi lo straccicomprolo in quanto veniva per comprare stracci. Girava con una bicicletta cui attaccava un carrettino; si sentiva in distanza gridare: carta, stracci, ferri vecchiiiiii. Veniva il pomeriggio quando sapeva che i bambini non erano a scuola perché è principalmente con noi che commerciava. Probabilmente una volta ci si accontentava di poco perché non so come potesse vivere con quegli scarsi introiti. Era difficile che trovasse carta perché veniva usata per accendere il fuoco e gli stracci quando gli indumenti erano giunti ai minimi termini si usavano come strofinacci per mobili e pavimenti. Tutti i bambini avevano in cortile un angolino dove radunavano le scatolette vuote della conserva di pomodoro, del tonno e sardine. A volte i più disinvolti chiedevano al bottegaio le scatole grandi che lui depositava dietro il negozio, i più audaci le prendevano senza tante storie ritenendo fosse naturale appannaggio di noi bambini. Quando potevo arraffavo qualche strofinaccio che era molto ambito da questo commerciante e sparivo poi rapidamente quando mamma chiedeva alla Tata dove era lo straccio che lucidava così bene i metalli. Io potevo disporre di qualche vasetto di vetro e di qualche bottiglia, così quando un mio amico non poteva mettere insieme abbastanza materiale, gli regalavo qualcosa in modo da poter arrivare al soldino così ambito. Durante la guerra raccoglieva anche gusci d’uovo e mi è rimasta la curiosità di sapere come venivano utilizzati. Dopo parecchi anni ho trovato in fondo al cassetto del comò nella mia camera una scatoletta che conteneva pochi soldini che avevo conservato religiosamente. Si, perché mentre spendevo allegramente la paghetta che mi dava papà, consideravo un tesoro questi miei primi guadagni.
LO STRACCIVENDOLO
Veramente avrebbe dovuto chiamarsi lo straccicomprolo in quanto veniva per comprare stracci. Girava con una bicicletta cui attaccava un carrettino; si sentiva in distanza gridare: carta, stracci, ferri vecchiiiiii. Veniva il pomeriggio quando sapeva che i bambini non erano a scuola perché è principalmente con noi che commerciava. Probabilmente una volta ci si accontentava di poco perché non so come potesse vivere con quegli scarsi introiti. Era difficile che trovasse carta perché veniva usata per accendere il fuoco e gli stracci quando gli indumenti erano giunti ai minimi termini si usavano come strofinacci per mobili e pavimenti. Tutti i bambini avevano in cortile un angolino dove radunavano le scatolette vuote della conserva di pomodoro, del tonno e sardine. A volte i più disinvolti chiedevano al bottegaio le scatole grandi che lui depositava dietro il negozio, i più audaci le prendevano senza tante storie ritenendo fosse naturale appannaggio di noi bambini. Quando potevo arraffavo qualche strofinaccio che era molto ambito da questo commerciante e sparivo poi rapidamente quando mamma chiedeva alla Tata dove era lo straccio che lucidava così bene i metalli. Io potevo disporre di qualche vasetto di vetro e di qualche bottiglia, così quando un mio amico non poteva mettere insieme abbastanza materiale, gli regalavo qualcosa in modo da poter arrivare al soldino così ambito. Durante la guerra raccoglieva anche gusci d’uovo e mi è rimasta la curiosità di sapere come venivano utilizzati. Dopo parecchi anni ho trovato in fondo al cassetto del comò nella mia camera una scatoletta che conteneva pochi soldini che avevo conservato religiosamente. Si, perché mentre spendevo allegramente la paghetta che mi dava papà, consideravo un tesoro questi miei primi guadagni.