NONNA RACHELE

IL FRUTTIVENDOLO


Si fa per dire ,in quanto aveva qualche arancia solo a Natale; in autunno, le castagne,le noci e le arachidi. Come verdura aveva patate e cipolle che però avevano poco smercio in quanto quasi tutti possedevano un orto. Era un uomo ingegnoso che precorreva i tempi costruendo rudimentali serre per poterci poi offrire a primavera le primizie. Difendeva i suoi prodotti con assicelle e sacchi che rimuoveva nelle ore di sole e rimetteva a posto la sera. I suoi maggiori guadagni li realizzava alle Fiere di paese con caldarroste e castagnacci. Non avevo il permesso di comprare detti castagnacci per via dell’igiene. Questo divieto è sempre stato da me ignorato ;mi ha così permesso di formare i miei anticorpi e difficilmente mi ammalavo. In realtà dovevo essere ben dotata allora di difese immunitarie perché c’era un’altra cosa che mamma non seppe mai. Era un gioco inventato da me : grattavamo le punture di zanzare fino a procurarci una crosticina che il giorno dopo veniva rimossa e il sangue era arginato con della sabbia. Vinceva chi faceva la montagna più alta. Era un gioco estivo perché in inverno mancava la materia prima, cioè le zanzare. 
Il pescivendolo. Viaggiava su una bicicletta senza freni e poiché il nostro viottolo era in discesa frenava coi piedi gridando op, op,op e qualche volta finiva contro il muretto. Aveva davanti una cassetta di legno col pesce mischiato a grossi pezzi di ghiaccio. Mamma non era una gran cliente perché non si fidava di questo mezzo di conservazione e aveva ragione perché una volta che avevo insistito per avere un po’ di frittura ero quasi morta per avvelenamento da pesce. Papà era corso in bicicletta da un amico medico che aveva passato la notte vicino al mio letto con l’abnegazione che una volta i dottori avevano. Dopo questo episodio, mamma gli disse di non venire più.