NONNA RACHELE

L'ARROTINO


Veniva una volta al mese in bicicletta. Si sentiva da lontano la sua possente voce che gridava: arrotinooo,arrotinoooo,forbici e coltelli. Giunto in loco trasformava la bicicletta, la montava su un cavalletto, inseriva la mola che azionava poi mettendosi a pedalare velocemente. Tra le scintille, i vari utensili diventavano lucidi e taglienti. Finito di servire i normali clienti si trasferiva davanti alla macelleria dove aveva molto lavoro e dove a mezzogiorno era sempre invitato a pranzo. Mentre lavorava a volte cantava. Come tutto è relativo, dava l’impressione di essere contento della vita che conduceva. Forse la felicità sta nel sapersi accontentare, ma questa facoltà è stata molto persa di vista.IL  VENDITORE  DI  SOGNI. Si chiamava Mario, era giovane e intraprendente, elegante, azzimato come se dovesse andare a una festa; cavalcava un motorino scoppiettante, che era forse scassato, ma che nessuno possedeva nelle vicinanze. Io avevo undici o dodici anni quando apparve questa novità. Arrivava il sabato, vendeva dispense di romanzone a puntate a forti tinte. Mamma mi proibì di diventare sua cliente, in teoria, perché di fatto mi misi d’accordo con la Fernanda, figlia del macellaio, per dividerci spesa e lettura. A lei il padre aveva ricavato da un’altana la sua camera da letto raggiungibile con una scala a chiocciola. Era il regno che le invidiavo perché non subiva le perquisizioni della madre che essendo cento chili non vi si avventurava. Prestavamo poi le dispense alle amiche che non avevano potuto comprarle. La domenica alla uscita dalla messa, sul sagrato, facevamo lunghe sedute per commentare le mirabolanti avventure e pronostici su cosa sarebbe accaduto nel numero successivo. Durò due anni, poi ci stancammo, nel frattempo eravamo cresciute. Anche voi vi siete stancate? Consolatevi questa è l’ultima puntata degli ambulanti. Nonna  Rachele