NONNA RACHELE

LA PEPPA E LA CARTOMANZIA


La Peppa era una pensionata di età indefinibile che dopo aver lavorato per anni in Svizzera, era tornata ed aveva affittato una camera in paese per star vicino al fratello e ai nipoti. Venne la guerra; i tedeschi si appropriarono della sua cameretta e lei non sapeva  dove andare, perché i parenti erano addirittura stipati nella loro casa. Disponendo di una camera, la prendemmo noi. Con mamma era sempre gentile e con me affettuosa, voleva sempre aiutarmi nelle faccende di casa. Ci era molto grata e pian piano divenne una di famiglia. Aveva una grande passione: il ballo, ma in quel periodo non c’erano quasi mai feste e se c’erano a nessuno veniva in mente di invitarla data l’età. Così tutte le sere ballavamo noi due al suono dei dischi sul grammofono a manovella. La Peppa era quella che a quei tempi veniva chiamata una zitella e si era fidanzata con uno dei tedeschi che avevano occupato la sua casa. Non so se aveva un nome per lei difficile da pronunciare ma lo ha sempre chiamato il mio Baffetto. Ci raccontava che lui le aveva promesso di tornare poi in Italia, di venire a prenderla e sposarla. Io scherzavo cantandole una canzone in voga: tutto passa e si scorda……Lei rideva, sicurissima e felice del suo tardivo grande amore. Una mattina ci alzammo, in paese non c’era più un tedesco e nel pomeriggio arrivarono i Canadesi. La guerra era finita e aleggiava un’aria di gran felicità. La Peppa non poteva essere contenta, si lamentava che Baffetto non fosse venuto a salutarla, io la consolavo dicendole che di sicuro non aveva potuto. Ora la sua abitazione era libera, ma lei si trovava così bene da noi che rimase finche non si sposarono i nipoti e lei ebbe la possibilità di trasferirsi dal fratello. Nel frattempo aveva preso l’abitudine di andare in città ogni sabato da una cartomante che la teneva aggiornata su quanto in Germania succedeva al suo Baffetto. Mamma deprecava che consumasse la sua esigua pensione nel viaggio e foraggiasse una fonte così poco attendibile. Inutile persuaderla a smettere e aveva ragione perché quando tornava con buone notizie cantava tutto il giorno.  
Ebbi un’idea: una sera le dissi che ero capace anch’io di far le carte e se voleva l’avrei accontentata una volta la settimana perché di più non si poteva. La vidi illuminarsi: davverooo, grazie ! Così il sabato sera, dopo che papà era andato a letto, io sciorinavo le carte e cominciava la rappresentazione. Dai racconti che mi aveva fatto in precedenza avevo imparato che non si poteva dar sempre buone notizie, ma nemmeno bruttissime. Così a volte le dicevo che Baffetto la pensava sempre ma per il momento non stava bene, niente di grave però. Il sabato successivo era perfettamente guarito, ma  stava cercando lavoro e appena in grado sarebbe ritornato. Solo che lei alla cosa poneva grande attenzione e mi chiedeva come mai il fante di picche la volta precedente avesse un significato diverso, io rispondevo che cambiava secondo la carta che aveva vicino. Allora grande era la sua meraviglia per la mia memoria e la mia intelligenza e mi chiedeva come facevo a ricordare tutte quelle cose. Era un imbroglio, ma le dava la felicità ed era gratis. Nonna Rachele