Si sapeva che ormai la guerra stava per finire, perciò avevamo programmato una gran festa nel nostro club. Dopo il 25 aprile ci demmo molto da fare; tutti e tre rinunciavamo allo zucchero nel caffelatte fino a metterne insieme un etto. Comprammo il lievito, la Laura andò dal casaro a scongiurarlo di darle un etto di burro e lui, di buon umore per la fine della guerra l’accontentò. Afro scoprì dove alcune galline andavano a deporre le uova e si appropriò di due. Gli ingredienti c’erano,ma dovevamo convincere la contadina a cuocerla nel forno a legna. Era buona e ci regalò anche la farina che non avevamo. Andammo in casa sua e ci nascondemmo negli angoli per non farci vedere dal padre della Laura che doveva aver subodorato qualcosa , chi a montare il burro e chi a far spumeggiare le uova. Infatti Tonino venne davanti alla finestra e chiese alla contadina: “Avete visto i ragazzi? “ Lei, nel mezzo della cucina, rossa come un pomodoro balbettava…… finchè le uscì: “ Siii cc’ eranoo, ma adesso non ci sono più”. Faticavamo a trattenere le risate. Ultimata la torta, la consegnammo per la cottura e ci rimettemmo in circolazione tranquillizzando così il padre della Laura che si era messo a leggere. Durante la mattinata la Laura aveva fatto fuori dalla cantina una bottiglia piccola di vino bianco dolce, preparato coltello e piattini e messo qualche decorazione nella sede del club. Restava un problema , fare attraversare alla torta il tratto per entrare nella villa. Ad allontanare Tonino ci pensò Afro che praticamente lo costrinse a recarsi in fondo al giardino per vedere un albero che secondo lui stava per seccarsi.Vi trovarono una pianta in perfetta salute e lui si scusò dicendo che un raggio di sole aveva illuminato le foglie facendole sembrare secche.Il trasbordo era avvenuto e Afro disse che andava a studiare. Mangiammo un’intera torta annaffiata da ottimo vino. Quanto ridere per l’abbuffata, forse per l’alcool al quale non eravamo abituati, ma soprattutto per la birbonata riuscita.Nonna Rachele