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Donne...


DONNE…  Pari condizioni di lavoro, pari trattamenti economici, pari le situazioni all’ interno della famiglia, insomma cosiddette “pari opportunità”. Ma siamo proprio sicure?Affrancata dal ruolo stereotipato di moglie/madre, la donna di oggi è assolutamente libera di dedicarsi allo studio, di intraprendere una carriera professionale, di decidere della propria vita e del proprio corpo. Ma in realtà si sente veramente libera? Nel giro di qualche anno i mutamenti esterni si sono manifestati con l'introduzione di leggi egualitarie; ma il cambiamento interno è stato altrettanto veloce? O meglio, è stato reale? O siamo comunque condizionate? Il regime patriarcale  di ieri, sgretolatosi sotto i colpi del femminismo anni 60/70, sembra serpeggiare nuovamente, anche se in modo inconsapevole. La letteratura-inchiesta degli ultimi anni, soprattutto di mano femminile, descrive infatti una situazione completamente diversa. Le donne sono discriminate nel mondo del lavoro, sia per quel che concerne la retribuzione, sia per tutti gli aspetti legati alla carriera o anche per il semplice svolgimento di una qualsiasi attività lavorativa. Sono penalizzate in famiglia, poiché ci sono compiti che rimangono di pertinenza femminile, nonostante affrontabili da qualsiasi soggetto sano e adulto, indipendentemente dal sesso (fare la lavatrice, riporre i panni nell’armadio, pensare ai pasti, ecc).Le donne sono state, nei secoli, inquadrate e circoscritte a due ben determinati ruoli: moglie/madre, vale a dire “angelo del focolare domestico”, esempio/modello da seguire e chi non rientrava in questi schemi costituiva l’esempio, ovviamente negativo, da evitare, ma che tuttavia faceva comodo a molti; non è affatto inutile ricordare che siffatti modelli culturali sono stati costruiti da società governate da uomini e che le differenze tra uomo e donna sono invenzioni di convenienza!Per rispondere a questi schemi sono state create una serie di regole comportamentali, applicabili alle diverse situazioni della vita e benché non siano state scritte in alcun testo, si tramandano di madre in figlia e di amica in amica. Se prendiamo ad esempio la sfera delle relazioni sentimentali, da una donna non ci si aspetta di certo che possa, anche solo pensare, di avere dei legami senza coinvolgimento sentimentale, mentre per un uomo il fatto di fare sesso con chiunque, di provarci con qualunque donna, di fare l’amore solo per il puro piacere sessuale e di avere relazioni solo di sesso, è piuttosto un vanto che un demerito.Fin dall’ infanzia veniamo istruite secondo una specifica educazione ai ruoli, che segnerà tutto il nostro modo di vivere, di agire e di pensare e che influenzerà gran parte della nostra vita.I giocattoli ad esempio sono a tema: barbie, cicciobelli, passeggini, pentoline, trucchi, ecc. – ovvero tutto ciò che incoraggia l'adesione ai ruoli tipicamente femminili di donna/moglie/madre – per le bambine; trenini, pistole, robot, soldatini che educano invece all’avventura, al movimento, alla competizione                 e all’aggressività. Ricordo ancora , non senza indignazione, che quando feci la prima comunione, la mia maestra regalò a noi femminucce un centrotavola all’uncinetto, che aveva confezionato appositamente, mentre ai maschietti un bel libro! Che orrore!!!
Per non parlare delle favole più famose (Biancaneve, Cenerentola, La bella addormentata, ecc.) che mostrano una donna debole, incapace, poco intelligente, e indicano come doti più importanti in una donna, la bellezza ed il buon cuore; dei fumetti più conosciuti (Topolino, Paperino, Braccio di ferro) affiancati da figure femminili che non spiccano certo per l’ intelligenza (pensate a Olivia!) e dei supereroi (Spider man, Diabolik, Superman, Batman) che nella maggior parte dei casi sono maschi e solo più tardi sono arrivate le equivalenti o corrispondenti supereroine.Altri esempi li troviamo nel mondo delle pubblicità, dove non è raro vedere riprodotto lo stereotipo della famiglia felice, costituita di almeno tre figli belli, sorridenti, in una grande casa luminosa e luccicante; o ancora le bambine, che sanno appena parlare, e vestono i ruoli di moglie/madre (per quanto mi riguarda sono le più odiose).Insomma, viviamo secondo modelli predefiniti, senza riflettere se sono giusti o meno, senza chiederci se è veramente ciò che vogliamo e desideriamo. Negli anni 60/70, con il femminismo – che oggi viene rammentato ma raccontato malissimo – le donne avevano capito che per essere libere non dovevano essere schiave delle loro virtù, ma padrone di esse; avevano capito che la vera bellezza sta proprio nella soddisfazione di poter esprimere tutto quello che si prova nel più profondo dell’animo e non nell’ esprimere quello che gli altri si aspettavano e che la vera conquista era poter vivere la propria esistenza secondo le proprie inclinazioni e non secondo clichè inventati da società di uomini. Fino a quando ci capiterà di sentire notizie di donne maltrattate, offese e uccise da qualcuno che le pensa come proprietà, non abbassiamo la guardia, non diamo niente per scontato e non pensiamo che molti diritti siano acquisiti.In sostanza… abbiamo fatto grandi passi, ma la strada è ancora lunga! E allora forza, non arrendiamoci!!!