ImXfezioni

*__C'eraUnaVolta__*


C’era una volta una bambina… ma questo inizio è più per rispettare la consuetudine, che prevede, per le fiabe, questa forumla iniziale. E questa dovrebbe essere una fiaba. Però se volessi essere precisa, non dovrei affatto usare il “c’era una volta”, perché a ben guardare quella bambina è ancora una bambina...e se non vi siete già stancati, tra non molto capirete il perché. C’era, dunque, questa bambina, che per nessun aspetto della sua breve vita, poteva essere distinta dalle altre bambine del mondo. Stessi sogni, stessi giochi, stessi capricci…perché in fondo ciò che rende meravigliosi i bimbi è che, nonostante tutto, in ogni angolo del mondo loro, sono tutti uguali. Già, perché le disuguaglianze sono una delle tante cose, che i grandi hanno inventato. Loro (i bambini) non sanno neppure cosa sia, la differenza. E naturalmente. neppure la protagonista della nostra storia conosceva questa parola. Per lei i fiori erano fiori, le bambole erano bambole, persino le altre mamme erano un po’ tutte la sua mamma. Ogni notte la bambina faceva sogni bellissimi e interminabili, probabilmente grazie all’augurio che ogni sera la mamma le rivolgeva prima di baciarle la fronte e spegnere la luce. E ogni mattina, si svegliava con grandi sorrisi, perché era certa che ciò che aveva vissuto la notte precedente, si sarebbe sicuramente avverato…non sapeva bene quando né come, perché per i bambini il tempo non ha tempo…presto o tardi non fa differenza, quando si hanno certezze. Passarono dunque i mesi e gli anni, proprio come passavano per tutti gli altri bambini. E quasi come svegliandosi da uno di quei sogni, la bambina sentiva che altri iniziavano a dirle “ormai non sei più una bambina”, “ti sei fatta proprio grande”, e poi “ora sei una donna”. Alle orecchie della piccola, queste parole non avevano un gran senso, perché lei era sempre la stessa, i cambiamenti, se realmente ce n’erano, forse erano cose che soltanto gli altri potevano vedere. Ma questo pensiero, non era affatto consolante, per la bambina. Ora iniziava a domandarsi, se avrebbe dovuto smettere di fare “castelli in aria”, come gli altri chiamavano i suoi sogni. Perché forse molto di lei era mutato, ma quelli erano sempre gli stessi, anche se in effetti da un po’ non riusciva più a sognare tutte le notti. Succedeva spesso che, invece, non riuscisse proprio a prendere sonno di notte. Sempre più spesso si ritrovava distesa al buio, con gli occhi rivolti al cielo, come ad inseguire qualcosa, che non sapeva bene dove cercare, né perché. Ma quel qualcosa poi non arrivava mai, così come, in quelle notti, non arrivavano mai quei sogni meravigliosi, che la facevano sempre svegliare presto la mattina, piena di voglia di vivere una nuova giornata che l’avrebbe condotta al sogno… La storia della bambina, non ha una fine, almeno non ancora. Forse quando una mattina, dal suo stesso letto, si alzerà, realmente, una donna potrà esserci quel lieto fine, che fa di una storia qualunque, una favola…ma per il momento la bambina, ha soltanto voglia di andare a letto, e sognare…