ancora pezzettini

Non so se mi capisci


Mordicchio una emozione, la trattengo, la succhio.È quella sì. Non è manco una idea.È una sensazione tonda ed è quella, proprio quella che voglio condividere.Ma come si fa a farla diventar parola? Come si fa a tradurre senza tradire?Il foglio bianco sul tavolo. Minaccioso, promettente. Succoso.Un passo dopo l’altro. Ci provo.Respiro. Sospiro. E anche viceversa, come aspettabile.Il foglio sul tavolo, bianco.La penna si nasconde un po’. Non vuole essere complice.Respiro. Sospiro. Sospiro. Respiro.Un foglio concreto sul tavolo.Un silenzio, anzi tutti.Eccola, la emozione. La stringo. Forte, la stringo.Non è manco una idea. È una sensazione ma è solida ed è quella, proprio quella che voglio condividere.Ma come si fa a farla diventar parola? Come si fa?Come si fa senza tradirla?Non lo so. Comunque ci provo e dico 
In quei tempi, la vita era tutta un’altra cosa.  Era facile sai. Come mangiarsi una mela o come soffiare un dente di leone che il ciuffo bianco di petali si scompiglia e intorno nevica.  Era facile e a volte era pure una delizia.  Come quando mamma ti portava a letto e ti raccontava una storia o niente storia che domani si va a scuola ed è tardi e devi dormire e quindi addormentati subito e semplicemente ti rimboccava le coperte e ti lasciava un bacio sulla guancia ed un profumo unico nell’aria.  In quei tempi il mondo era sicuro che nulla nulletta ti poteva mai ferire e la morte era una parola piana che dicevano ogni tanto gli anziani bisbetici ma chisenefregava se tu eri sotto le coperte che ti aveva rimboccato la mamma, mi capisci?  In quei tempi, e si, la vita era tutta un’altra cosa.  Una avventura, capisci? Una impresa tutta da imprendere. Come lo sguardo blu della Giuseppa che spesso era un po’ verde. Quasi sempre era blu ma ogni tanto no. Quando perdeva gli occhi nell’acqua, allora erano verdi gli occhi suoi. Verde scuro erano quando li faceva nuotare dentro la laguna che poi laguna non era ma una pozzanghera generosa che si travestiva di oceano perché noi fossimo Ulisse o Marco Polo.  In quei tempi la Cina era a portata di mano. Bastava collocare gli occhi a mandorla ed il mondo parlava il mandarino. Era facile.  A volte era una sfida, la vita. Ad esempio quando si cercava di sbucciare una arancia senza ferirle la pelle gialla. Ma chissà se mi capisci.  La vita, come dico, era tutta un’altra cosa. Anzi no.  Io gioco ancora campana in qualche marciapiede e spesso il mondo parla il mandarino e quando tutto diventa insicuro io mi rannicchio in certi ricordi ma anche in certe voci e non mi lascio trascinare dalla paura che c’è intorno e che mi cerca.  Ci sono ancora sguardi blu che ogni tanto sono pero’ verde scuro o convinto, dolcissimo marrone. E io mi ci perdo, ancora oggi.  Sai, a volte quando mi mangio una mela, la vita è un sereno pomeriggio di agosto e per un po’ non si divide in vita che era e vita che è, ma è solo vita, capisci? (La ellina ha fatto toc toc ed il mio cuore ha risposto.Col battito scompigliato ha risposto, ma chisenefrega se mia mamma mi rimbocca ogni tanto le coperte e mi è concesso rannichiarmi in una certa voce che mi dice ogni volta meravigliose meraviglie. E anche voi, sempre generosi, mi dite meraviglie, sempre. E quindi grazie.)