La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L'ignoranza e' forza.Di quest'Italia c'è ne sarebbe per scrivere un romanzo orwelliano. Abbiamo il grillo parlante che urla per le strade, che aizza le masse contro il sistema, che vuole ribaltare il potere senza esporsi in prima persone una specie del Goldstein del romanzo di Orwell. La massa che lo segue sono i prolet, il popolo che si infiamma per il malcontento, quello che mai si interessa di politica fino a quando non gli gridano nelle orecchie che bisogna lottare, cambiare le cose. Allora si infiamma, propone, urla, scende in piazza, inventa risoluzioni pragmatiche, con la convinzione che basti un attimo per cambiare le cose.Poi c'è la casta politica, che confonde la realtà delle cose, la plasma a suo piacimento, che pilota i media, giornali e televisioni e cerca di mettere le mani su internet. Addirittura più terrificante del partito di orwell, perchè non ha bisogno di falsificare il passato per far si che la gente lo dimentichi ed abbia la convinzione che il presente sia migliore, non ha bisogno nemmeno di uno stato di guerra continua che distragga le coscienze.C'è un meccanismo perverso, di politici potenti, al di sopra della legge, che osservano i tumulti di massa e li ignorano senza subirne conseguenze, che giocano a scambiarsi le poltrone, che confondono le ideologie e le riplasmano a piacimenti, che spartirscono la torta del potere, dimenticando il compito per cui si sono autoeletti.Cosa manca allora per completare questo 1984 ancora tanto attuale? Il grande fratello, sparato su tutti gli schermi sempre accesi nelle case di tutti gli italiani, sui muri, alle radio, con quel sorriso rassicurante di chi avrebbe cambiato le cose.E le ha cambiate, un colpo di stato mediatico come non se ne erano mai sferrati prima, che ha portato al potere l'uomo, che nella sua legislatura è diventato il più ricco e potente d'italia. Ora, se ne sta in disparte a reggere le fila di questa casta politica, aspettando il momento di tornare al centro di comando in via ufficiale.
Oggi sembra il 1984
La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L'ignoranza e' forza.Di quest'Italia c'è ne sarebbe per scrivere un romanzo orwelliano. Abbiamo il grillo parlante che urla per le strade, che aizza le masse contro il sistema, che vuole ribaltare il potere senza esporsi in prima persone una specie del Goldstein del romanzo di Orwell. La massa che lo segue sono i prolet, il popolo che si infiamma per il malcontento, quello che mai si interessa di politica fino a quando non gli gridano nelle orecchie che bisogna lottare, cambiare le cose. Allora si infiamma, propone, urla, scende in piazza, inventa risoluzioni pragmatiche, con la convinzione che basti un attimo per cambiare le cose.Poi c'è la casta politica, che confonde la realtà delle cose, la plasma a suo piacimento, che pilota i media, giornali e televisioni e cerca di mettere le mani su internet. Addirittura più terrificante del partito di orwell, perchè non ha bisogno di falsificare il passato per far si che la gente lo dimentichi ed abbia la convinzione che il presente sia migliore, non ha bisogno nemmeno di uno stato di guerra continua che distragga le coscienze.C'è un meccanismo perverso, di politici potenti, al di sopra della legge, che osservano i tumulti di massa e li ignorano senza subirne conseguenze, che giocano a scambiarsi le poltrone, che confondono le ideologie e le riplasmano a piacimenti, che spartirscono la torta del potere, dimenticando il compito per cui si sono autoeletti.Cosa manca allora per completare questo 1984 ancora tanto attuale? Il grande fratello, sparato su tutti gli schermi sempre accesi nelle case di tutti gli italiani, sui muri, alle radio, con quel sorriso rassicurante di chi avrebbe cambiato le cose.E le ha cambiate, un colpo di stato mediatico come non se ne erano mai sferrati prima, che ha portato al potere l'uomo, che nella sua legislatura è diventato il più ricco e potente d'italia. Ora, se ne sta in disparte a reggere le fila di questa casta politica, aspettando il momento di tornare al centro di comando in via ufficiale.