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VIDEO-PSICOLOGO PER ASTRONAUTI

Post n°41 pubblicato il 04 Novembre 2008 da iltuopsicologo1964
 

NON AVRA' il calore di una persona che sta seduta davanti a te, ti guarda e ti ascolta, ma magari sarà più professionale. Lo psicoterapeuta virtuale verrà presto installato sulle astronavi che fluttuano in orbita grazie a un progetto della Nasa denominato Virtual Space Station. Costerà 1,74 milioni di dollari (circa 1,2 milioni di euro), soldi messi a disposizione dal National Space Biomedical Research Institute di Houston, e comincerà ad essere sperimentato il mese prossimo a Boston. Per 4 anni una trentina di volontari verranno seguiti attraverso un programma di simulazione di missioni spaziali e interagiranno con un un video-terapista (lo psicologo Mark Hegel della Dartmouth University) che li aiuterà, attraverso un percorso registrato, a identificare e affrontare i sintomi della depressione.

Provate infatti a immaginare cosa può significare vivere per mesi, a volte anche per anni, letteralmente isolati dal resto del mondo. Sulle navicelle spaziali, è noto, non c'è spazio per la mondanità o la privacy, per non parlare del fatto che il cibo è confezionato, il sole sorge e tramonta ogni 45 minuti e non sempre i colleghi vengono selezionati in base alla simpatia reciproca.

"Se le cose si mettono male, la tua sopravvivenza dipende da chi hai accanto", spiega Jay Bucker, ex astronauta dello shuttle Columbia e consulente per la Virtual Space Station, "La fiducia tra i componenti dell'equipaggio è fondamentale, ma per averla ci vogliono prima di tutto serenità e salute mentale".

Lo stress da eccesso di responsabilità e la mancanza degli affetti familiari aggiungono a un'esperienza materialmente difficile il peso della solitudine. I presupposti per la depressione ci sono tutti e molti precedenti lo confermano. Nel 1985 la missione spaziale russa sulla Salyut 7 venne in parte rovinata dallo sguardo perso del comandante, che a un certo punto smise di interessarsi al lavoro e cominciò a passare le giornate fissando gli oblò. Tre anni prima un'altra missione internazionale era stata bloccata a causa dei violenti litigi fra due colleghi: "Non capiamo cosa ci sta succedendo", scrisse in quei giorni Valentin Lebedev sul suo "Diario di un cosmonauta", "ce ne stiamo ognuno per conto nostro, senza parlarci, come se fossimo offesi. Dobbiamo trovare il modo di risolvere la situazione".



Spesso i problemi di relazione tra astronauti e i periodi di depressione vissuti dai membri dell'equipaggio vengono alla luce solo a missione è finita, anche perché comunicare un disagio per il quale non c'è rimedio significa mettere a rischio l'intera missione e la propria carriera. Questo sistema permetterà di rendere più rilassata la situazione a bordo delle navicelle e di intervenire in tempo in caso di necessità. La depressione può comportare non solo scompensi comportamentali ma fisici, problemi di insonnia, dimagrimento, concentrazione e agilità, tutte debolezze che per chi vive nello spazio possono essere fatali. Finora gli astronauti potevano contattare gli psicologi ma solo in certi momenti e tenendo conto di tutta una serie di variabili: missioni come quella su Marte ad esempio, a 250 milioni di miglia dalla Terra, permettono di mettersi in contatto con la base solo dopo un'attesa di 40 minuti.

Sulla Virtual Space Station invece la voce dello psicologo Hegel verrà registrata in video e sarà disponibile in qualunque momento attraverso un laptop personale che garantirà il massimo della privacy. E' la prima volta che i ricercatori fanno ricorso a una terapia di aiuto ad astronauti senza l'ausilio di una persona in carne ed ossa. "Credo che funzionerà - ha spiegato Hegel - si tratta di una terapia in gran parte basata sulla capacità di reazione individuali, e gli astronauti sono in genere persone molto forti".

(4 novembre 2008)

articolo completo al seguente indirizzo: http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/scienza_e_tecnologia/spazio-2/spazio-2/spazio-2.html?ref=hpspr1

leggi anche http://www.iltuopsicologo.it/Aerofobia.htm

 
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