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L'amore per dolci e carboidrati? Colpa del "sesto senso" del cervello

Post n°4 pubblicato il 27 Marzo 2008 da iltuopsicologo1964
 

di ALESSIA MANFREDI

 

DOLCI, carboidrati, grassi: se non riuscite proprio a farne a meno, potete evitare di sentirvi in colpa. La preferenza per questi alimenti non è casuale: c'è un "sesto senso" nel cervello che porta dritto alla scelta dei cibi ricchi di calorie, che attivano il sistema di ricompensa cerebrale.

La scoperta di un gruppo di ricercatori guidati dal dottor Ivan de Araujo, della Duke University negli Stati Uniti e pubblicata su Neuron, fa luce sui meccanismi che attivano questo sistema di gratificazione interna e potrebbe aiutare a spiegare meglio le cause dell'obesità.

Nel loro esperimento, i ricercatori hanno usato topi geneticamente modificati che non sono in grado di riconoscere i sapori dolci perché privi di un componente chiave dei recettori del gusto, che permettono loro di percepire il dolce. In una serie di test hanno messo a confronto i topi insensibili al dolce con animali normali, osservando le loro preferenze rispetto ad una soluzione contenente zucchero ed una contenente un dolcificante ipocalorico, con potere dolcificante 600 volte superiore rispetto al saccarosio. Risultato? L'acqua zuccherata ha vinto nettamente su quella con il dolcificante, anche per i topi non in grado di sentire il sapore dolce che però l'hanno preferita lo stesso a quella "light". A dare piacere, quindi, non è tanto il sapore del cibo quanto direttamente il suo contenuto calorico.

"Il sistema di ricompensa del cervello può essere descritto come l'insieme delle regioni cerebrali che permettono agli animali, uomo compreso, di individuare gli stimoli esterni importanti per la loro sopravvivenza e di 'aggiustare' le risposte comportamentali in modo da moltiplicare le possibilità di incontrare tali stimoli in futuro: fra questi ci sono i cibi appetitosi come carboidrati o grassi, ma anche le immagini di tipo sessuale", spiega il dottor Ivan Araujo, che ha diretto lo studio.


Un elemento chiave di questo sistema è la dopamina, un neurotrasmettitore che risponde in modo forte al gusto dei cibi particolarmente gradevoli al gusto, ricchi di zuccheri e grassi.

"Il gusto - continua Araujo - è un meccanismo ausiliario che ci aiuta a trovare la vera ricompensa, cioè le calorie": e lo studio ha dimostrato che il sistema di ricompensa interno degli animali viene attivato dall'assunzione di calorie, indipendentemente dal sapore; e i livelli di dopamina, l'ormone del benessere, crescono in base all'assunzione di calorie, non al sapore dei cibi assunti.

"Ciò significa che i percorsi all'interno del cervello non 'codificano' esclusivamente l'impatto edonistico, sensoriale, del cibo, ma possono svolgere anche funzioni non osservate in precedenza, fra cui l'identificazione di segnali metabolici e gastrointestinali" spiegano ancora i ricercatori.

Un cambio di prospettiva rilevante: "Fino ad ora si pensava che i meccanismi di gratificazione legati all'assunzione del cibo dipendessero da canali sensoriali come il gusto, l'olfatto, la vista" commenta il professor Stefano Cappa, preside della Facoltà di Psicologia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. "Ma il modello sperimentale proposto in questo lavoro, molto interessante, mostra invece che c'è la possibilità di avere un meccanismo diretto di ricezione diretta delle calorie, di per sè gratificanti".

Dal punto di vista dell'evoluzione, ha senso. Se oggi ci troviamo in un'epoca di abbondanza di cibo per una grossa fetta della popolazione - continua Cappa - storicamente non è stato sempre così: "L'evoluzione può aver privilegiato un meccanismo che porta all'assunzione di alimenti ad alto contenuto calorico, necessario per la sopravvivenza, indipendentemente dal loro sapore".

Lo studio potrebbe aiutare anche a capire meglio le cause dell'obesità, spiegando, ad esempio "perché alcune persone mostrano una decisa preferenza per cibi calorici anche a lungo termine, nonostante i tentativi di sostituirli con versioni meno caloriche, ma ugualmente piacevoli al gusto", conclude Araujo.

(26 marzo 2008)
fonte www.republica.it

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