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Lettera ad un Politico - di Vincenza De Petrillo


 Lettera ad un Politico  Sono pronta a scommettere che sarà d’accordo con me nel ritenere veramente brutto il periodo che il nostro Paese sta vivendo. Brutto dal punto di vista economico, civile, culturale, morale.Tanti davvero i problemi che, come nodi al pettine, reclamano di essere risolti, sciolti. Certamente, nessuno di Voi Onorevoli ha la bacchetta magica. Forse, potreste stabilire un paio di priorità prima che l’Italia faccia … crac? Magari partire da due pilastri … Famiglia e Scuola … se il nostro Bel Paese merita di avere un futuro.O forse, non si realizza la portata dell’ emergenza educativa?In circa trenta anni trascorsi nella scuola, ho avuto l’opportunità di prestare servizio nei vari gradi di istruzione: elementare, media, superiore, universitaria. Come tutti i docenti il cui insegnamento prevede prove di valutazione scritte, sono testimone di quanto le trasformazioni sociali si riverberino nelle scritture dei discenti.Si ricava, nelle grafie attuali, frequentemente, un’immagine di giovani disorientati, confusi, avviliti, indolenti, apatici, imbambolati. Paralizzati, forse, dalla pletora di stimolazioni  - soprattutto visive e sonore - che li investono senza tregua, bombardati da messaggi che intimano la scalata all’avere. Avere… e di nuovo avere. Avere il più possibile perché ogni cosa, anche la più superflua, “Non puoi non averla”. Un eccesso di sollecitazioni che non si riescono a gestire per mancanza soprattutto di coordinate interiori. Chi ha tempo di educare? Educare richiede pazienza. Tempi di attesa. Fermezza per contenere attraverso regole e limiti precisi, che danno protezione e sicurezza. Crescente, negli anni, la percentuale degli studenti che registrano profitti scarsi. Quali i fattori che concorrono ad un rendimento scolastico negativo? Spesso la scarsa conoscenza, da parte dell’alunno, delle proprie abilità e attitudini o scarso rispetto dei propri interessi; aspettative irrealistiche dei genitori; carente motivazione dell’insegnante; difetto di comunicazione docenti-discenti (le ultime ricerche dicono che alunni liceali hanno un vocabolario di 500-600 termini laddove, trent’anni fa, un liceale ne possedeva 1500). Quanto, ancora, sull’insuccesso scolastico influisce una vita così rumorosa, accelerata da negare spazio alla riflessione, all’approfondimento? allo studio, fatto di  silenziosa concentrazione? Quanto dipende dal fatto che impegno, pazienza, umiltà sono spesso, nella società contemporanea, non-valori? Quanto dipende dalla sfiducia che abbiamo seminato negli animi dei nostri giovani? “Sfiducia” innanzitutto in loro stessi. Si è andato chiedendo dai ragazzi sempre meno. “Sfiducia”, poi,  nei nostri confronti sempre più in difficoltà a dire “NO” quando necessario. Quasi timorosi che quel diniego possa farci correre il rischio di perdere il loro affetto e la loro approvazione…. “Sfiducia” in noi, insegnanti/genitori, che negli anni siamo risultati sempre meno affidabili, meno autorevoli, meno responsabili …. adultadolescenti?  Difficile, molto difficile crescere quando non si ha intorno qualcuno con cui si abbia voglia di identificarsi.Quanti i politici correi nella mancanza di offerta di esempi positivi a giovani Italiani? Cambiando argomento e domanda: Lei, Signor Onorevole, da che parte sta nella questione cattedra a 24 ore? Riconosco di far parte di una categoria privilegiata: dal momento che risultai vincitrice di concorso a cattedra, contratto a tempo indeterminato! E di questi tempi avere un tal contratto è qualcosa! Poi, se non sono impegnata con gli esami di stato, ho il privilegio di essere libera da fine giugno al 1° settembre… Ed anche libera nel periodo natalizio e pasquale e per qualche ponte (p.e. ognissanti… santo patrono etc…).Tutto VERO. Inconfutabile. E', invece, FALSO asserire che un insegnante lavora 18 ore a settimana. Se lui/lei vuole dare solo un rapido sguardo a quello che farà in ognuna delle sue, diciamo, quattro classi il giorno dopo (scaletta, scelta/organizzazione materiale didattico… ogni classe è a sé!), 15 minuti x 4 classi = 60 minuti. Un’ ora, cioè, al giorno (quantificazione assolutamente per difetto per un docente degno di questo nome) cioè 5 ore a settimana. E siamo a… 23 ore. Poi, ammettendo che si abbiano sei classi (il mio caso), significa preparazione compiti in classe… correzione a casa di almeno 150 elaborati ogni mese. Quante ore vogliamo quantificare per correggere gli eventuali errori presenti in sei pacchi di compiti? Faccia Lei. Se a queste ore aggiungiamo ore per colloqui - antimeridiani e pomeridiani - con i genitori, collegi docenti, consigli di classe regolari, consigli di classe straordinari, riunioni per stesura PDP (piano didattico personalizzato in caso di DSA – Disturbo Specifico dell’Apprendimento… dislessia, discalculia, disortografia/disgrafia, deficit dell’attenzione…), corsi di aggiornamento/formazione (personalmente ne ho seguito uno – Programma Unplugged – sulla prevenzione delle dipendenze della durata di 20 ore all’inizio del presente a.s.), riunioni di dipartimento, scrutini, e siamo a … ho perso il conto. Concludendo, mi sento privilegiata: per aver un contratto a tempo indeterminato; per avere molti giorni di riposo (pronta, comunque, ad una riduzione del numero dei giorni di vacanza che ci allinei ai colleghi europei) che mi permettono di ricaricare le batterie per svolgere responsabilmente una professione impegnativa perché incentrata, ad un tempo, su "compito" e "relazione"; per essere in mezzo ai giovani… mia speranza quotidiana. Mi sento, invece, offesa per essere considerata da taluni politici (non da Lei, confido) una che “Lavora 18 ore a settimana!” Grazie dell’attenzione,Vincenza De Petrillo