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L'OSPITE INATTESO -- Per chi non l'avesse ancora visto


                          
Un cuore "per" l'inverno!Un film "minimo" che  fa sorridere e commuove, mostrando i lati più semplici e complessi della nostra umanità.Un film sull'amicizia sine interesse,un film di impegno civile e sociale e dunque "politico" suo malgrado. Un film che incanta e disarma.Un film che mette in scena la dimensione drammatica del nostro essere uomini perchè mostra come"ogni istante è confine tra l'incontro l'addio".Nella gestione di questo attimo singolare e irripetibile,di questo framento di spazio/tempo,(perchè l'attimo non è  mai solo un tempo ma è anche un luogo e un chi) la possibilità di affermare l'altro o negarlo. Assolutamente consigliatosoprattutto a chi fa "finta di essere occupato" e a chi ha "un cuore in inverno"!   m.cristina lucchetta   Vi propongo una bella recensione di.... L'OSPITE INATTESO di F. Ferzetti Prima di bere la cicuta Socrate chiese di provare a suonare il flauto. Il professor Vale, maturo docente di economia nel Connecticut, vuole iniziarsi al tamburo africano. Non perché stia per morire, ma perché una vera vita non ce l'ha più da tempo. È vedovo, solo, insegna cose che non lo interessano da un'eternità, insomma tira avanti. Finché una sera, tornando dopo anni nel suo pied-à-terre newyorkese, lo trova abitato da una giovane coppia di immigrati illegali, il siriano Tarek e la senegalese Zainab. Chiunque altro chiamerebbe la polizia. Il professor Vale è così educato che se qualcuno legge una lettera in sua presenza, si volta per non spiare le sue emozioni.Così, anziché cacciarli, stringe con loro un'insolita quanto profonda amicizia. Che proseguirà anche quando Tarek, dopo avergli impartito i primi rudimenti di tamburo, finisce in un carcere per clandestini. Il resto conviene scoprirlo al cinema, ma se vedete un solo film americano in un anno questo potrebbe essere quello giusto. Mai visto in effetti gli Usa lacerati del dopo 11/9 rappresentati con tanta quieta drammaticità. Ogni gesto, ogni dettaglio, ogni parola detta o taciuta, urlata o bisbigliata, compone il quadro di un paese (e di un'anima) lacerata. Letteralmente incarnato dal prodigioso Jenkins, l'ingessato professor Vale, personaggio magnifico, porta su di sé tutto ciò che il resto del cinema Usa nega o rimuove. Lo strazio, il dolore, ma anche il desiderio e il piacere che può darci l'altro, il diverso. E la rabbia e l'infelicità che provoca la repressione. Tutto con un pugno di personaggi e di ambienti. Chapeau! Da Il Messaggero, 5 dicembre 2008  se vuoi vedere il video clicca l'indirizzo sottostantehttp://www.youtube.com/watch?v=JS-CXTK-Mwc&feature=player_embedded