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Ponyo sulla scogliera


                        
                                                         Miyazaki e il mare, tsunami di emozioni  di FABIO FERZETTI   L'immagine più bella dell'incantevole Ponyo sulla scogliera è quella di una bambina a braccia aperte che corre a perdifiato sulla cresta di un'onda gigantesca. Corre per fuggire al mondo in cui è nata, gli abissi marini. Corre perché solo così potrà completare la sua metamorfosi da creatura ibrida, metà pesce e metà umana, in bambina vera e propria.                
Ma soprattutto corre dal suo amore Sosuko, il bambino che l'ha raccolta e salvata sugli scogli, quando era ancora una pesciolina dalla chioma rossa, e che ora vuole ritrovare a tutti i costi. Dovesse anche abolire la barriera che separa i due mondi e scatenare una tempesta colossale come quella che adesso cavalca, ma che rischia di inghiottire e cancellare le terre emerse. Avessimo ancora avuto dei dubbi su ciò che Miyazaki vuole raccontare con questa fiaba che riprende e stravolge La sirenetta di Andersen, la scena in cui la piccola Ponyo sfida il suo elemento (e suo padre) per decidere del proprio destino, ci mette di fronte all'evidenza. Anche se i protagonisti sono due bimbetti in età prescolare, il geniale autore della Principessa Mononoke e della Città incantata ci trascina nel gorgo di una fiaba d'amore modellata dall'elemento più mutevole e inarrestabile che ci sia: l'acqua. Con tutte le risonanze psicanalitiche del caso, naturalmente. Non c'è bisogno di conoscere Bachelard per avvertire una nota profonda e a tratti vagamente inquietante in questo tripudio di "irati flutti" che avvolge ogni fotogramma del film, sopra e sotto la superficie del mare (fedelmente ricapitolati dal libro illustrato Mondadori). In un susseguirsi di invenzioni formali che da un lato reinventano i grandi nomi dell'arte giapponese, da Hokusai a Hiroshige (con i loro epigoni europei, in testa Van Gogh, vedi la casa sulla collina di Sosuke); dall'altra danno forma a quel magma di affetti, emozioni, pulsioni, che chiamiamo amore (in tutte le sue varianti: materno, fraterno, carnale...).                         
Un sentimento che affonda le sue radici nella prima infanzia e qui si fonde a quella scoperta meravigliata del mondo, delle sue sostanze, delle sue apparenze, che l'ex-pesciolina Ponyo compie sotto i nostri occhi. Il resto segue il lussureggiante gusto per la mitologia di Miyazaki, insuperabile inventore di universi e di creature che traducono nel linguaggio semplificato ma potente dei cartoons il tumultuoso ribollire di sogni, fantasticherie, desideri, che pulsa appena sotto la superficie della nostra coscienza. Ed ecco i proliferanti pesci-acqua, servizievoli e spaventosi. Ecco le sorelline di Ponyo, innumerevoli come un branco di pesci (di spermatozoi?). Ecco quella Grande Madre marina (anzi "Mammare") che il padre di Ponyo, uno scienziato ritiratosi sotto gli oceani, brama e teme insieme (comparatisti all'erta: questa è la seconda cine-sirena dell'anno, e sempre di carta, dopo quella che consola il soldato di Valzer con Bashir). Davvero un film da non perdere. A qualsiasi età.Da Il Messaggero, 20 marzo 2009    Ponyo sulla scogliera (Gake no ue no Ponyo) di Hayao Miyazakisceneggiatura Hayao Miyazaki montaggio Hayao Miyazaki  musiche Joe Hisaishi produzione Studio GhibliNel meraviglioso “Libro dei sogni “ reso pubblico l’anno scorso Federico Fellini (edizioni Rizzoli) disegnava e scriveva di sogni e ossessioni. Ce n’è uno che ci ha ricordato Miyazaki e il suo rapporto speciale con i bambini: il “Sogno del quarto fratellino coraggioso” racconta di un bimbo che ha disinnescato un pericoloso pesce radioattivo salvando l’umanità. Guarda la scena Ermanno Olmi, secondo Fellini l’unico capace di raccontare l’innocenza e fare “un bellissimo film” da questa vicenda. Il sogno risale agli anni sessanta. C’erano tutti e due i registi (vivi) questa estate alla Mostra di Venezia: Olmi che duettava con Celentano su un risveglio ecologista che l’Italia rifiuta e Hayao Miyazaki, maestro consacrato delle anime giapponesi, con PONYO SULLA SCOGLIERA, nuovo cartone che ammalia e commuove, 170mila tavole realizzate a mano per mettersi nel punto di paragone più lontano possibile dai prodigi Pixar e simili.  (...).  P. Colizzi         www.unita.it 20 marzo 2009