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Schopenhauer e i Veda


SCHOPENHAUER E I VEDAA.Schopenhauer scrisse alcune opere ispirate alla conoscenza orientale toccando alcuni temi importanti per il pensiero dell'Occidente, quali verità e illusione, l'ego e l'esistenza materiale. Influenzò altri filosofi del suo tempo a prendere consapevolezza della geografia delle origini della conoscenza e sulla scorta dei suoi contatti con l'orientalista F.Mayer, avuti nel salotto di sua madre a Weimer, elaborò un'apertura sulla porta d'Oriente come modello di civiltà europea e non.Fin dal primissimo incontro con il pensiero indiano nel 1813 egli fu attratto dalle Upanishad e dai Veda, intesi da lui come "emancipazione della più alta saggezza umana" e anche come "consolazione della sua vita". Non fu l'unico a occuparsi di questi testi e a prenderli come segno di inarrivabile libertà intellettuale, nomi famosi lo precedettero e lo seguirono, Hesse, Nietzsche, Scheler, Jasper e Mann. Lui però fu l'unico pensatore a inserire la filosofia orientale in modo organico nella sua struttura metafisica e ne approfondì i contenuti storici in modo originale. Altri filosofi e scrittori guardarono a Est con una certa fiducia romantica, Herder, Goethe, Novalis, Holderling e Heine, mentre Schopenhauer cercò di coniugare l'Illuminismo di Voltaire, il criticismo kantiano e la filosofia indiana in un tuttuno.Un suo limite fu quello di filtrare la visione Orientalista, scarsamente oggettiva, cercando di colmarne delle lacune soggettive con un'indagine approssimativa volta a trovare conferma alle sue idee filosofiche, semplificandone o esaltandone i significati reconditi. Ne "Il mio Oriente" Schopenhauer spiega quanto deve ai Veda (testi sacri indiani) e spiegherà anche come Pitagora venne riconosciuto essere allievo di saggi indiani o brahmini (frammenti sulla sua storia della filosofia in "Parerga e paralipomena").Schopenhauer fu uno tra i primi intellettuali nell'Europa moderna a mettere in discussione la tesi classica del "miracolo greco" come culla della civiltà. Nel periodo romantico l'Oriente era un'invenzione che serviva a contestualizzare un metodo storico funzionale alla narrazione delle idee precostituite ...Il suo lavoro sull'Oriente culminò in "Il mondo come volontà e rappresentazione" in cui attinse da testi antichi e denunciò i processi di occidentalizzazione prendendo le distanze dalla celebre formula hegeliana "tutto ciò che è reale è razionale" contrappondendovi un ragionamento più cosmopolita e inquisitivo"Voi andaste colà come maestri e ne ritornaste come discepoli" (Etica inParerga e paralipomena).Questa sua opus maius del 1819 ebbe pochissimo successo all'inizio, ma poi fu presa come modello  da Freud e Jung per scrivere numerose opere. E' divisa in due volumi e si ispira a Platone, Kant e alla filosofia indiana e buddista.Schopenhauer oppone il mondo delle apparenze a quello reale. La rappresentazione della realtà è un processo di conoscenza esteriore ma allo stesso tempo interiore che sviluppa l'autocoscienza nello spazio e nel tempo verso il buono e il bello. Schopenhauer è spesso considerato pessimista, ma bisogna ammettere che per lui l'intelletto può purificarsi dall'ego e pervenire a una visione più ampia e meno condizionata, dunque cerca una soluzione alla sofferenza umana con l'antica saggezza.Nuria Kanzian