SALVIAMO LA LEGGE SUI BENI CONFISCATI ALLE MAFIE!!
La legge Rognoni - La Torre, che consente da oltre vent’anni di
aggredire le ricchezze accumulate dalle mafie nel nostro Paese, è in
pericolo. Rischia di essere approvato dal Parlamento, infatti, un
disegno di legge che tra i molti aspetti discutibili prevede la
possibilità di revisione, senza limiti di tempo e su richiesta di
chiunque sia titolare di un “interesse giuridicamente riconosciuto”,
dei provvedimenti definitivi di confisca. In nome di un malinteso
garantismo, insomma, si compromettono definitivamente il lavoro e
l’impegno di quanti, dalle forze dell’ordine alla magistratura, dalle
associazioni alle cooperative sociali, sono oggi impegnati nella
difficilissima opera di individuazione e riutilizzo sociale dei beni
confiscati alle mafie. Nessun provvedimento di confisca, di fatto, sarà
mai definitivo. Nessuna assegnazione di beni confiscati avrà un futuro
certo. Altri avrebbero potuto essere gli strumenti con cui risarcire,
anche dal punto di vista economico, eventuali vittime di errori
giudiziari, sempre possibili, nell’iter che va dal sequestro preventivo
dei beni alla loro definitiva confisca. Se dovesse essere approvato,
invece, quanto previsto dal
comma
1 lettera “m” dell’art. 3 del disegno di legge AC 5362 recante “Delega
al Governo per il riordino della disciplina in materia di gestione e
destinazione delle attività e dei beni sequestrati o confiscati ad
organizzazioni criminali”, tutti i beni confiscati (dai terreni
coltivati da coraggiose cooperative di giovani agli immobili
trasformati in sedi di servizi sociali o in caserme delle forze
dell’ordine, solo per fare alcuni esempi) finirebbero in un limbo di
assoluta incertezza. Ovvero esattamente il contrario di quanto sarebbe
necessario oggi. Le mafie, infatti, hanno da tempo affinato i
meccanismi con cui riciclano i proventi delle loro attività illecite e
nel nostro Paese si registra, negli ultimi anni, una consistente
flessione del numero di beni confiscati. Una situazione che richiede
normative efficaci e scelte concrete in grado di far crescere la
fiducia di chi è impegnato ogni giorno nella lotta alle mafie. E’ per
queste ragioni che l’associazione Libera (che raccoglie più di 1200
associazioni nazionali e locali, scuole, cooperative) e i sottoscritti
familiari delle vittime delle mafie, attraverso questo appello,
chiedono un serio e approfondito ripensamento, in sede di dibattito
parlamentare, del disegno di legge delega AC 5362, soprattutto per
quanto riguarda la possibilità di revisione dei provvedimenti
definitivi di confisca, affinchè deputati e senatori di tutte le forze
politiche sappiano trovare la giusta misura, il corretto equilibrio tra
la tutela dei diritti di chi subisce i provvedimenti di confisca dei
beni e la necessità di sottrarre alle organizzazioni mafiose gli
immensi patrimoni che accumulano ogni anno, nell’illegalità e nel
sangue. Trasformando questi beni, come sta avvenendo faticosamente
oggi, in segni tangibili di legalità e giustizia.
Per aderire all’appello:
email:
libera@libera.it
Tel. 06/69770301
Fax 06/6783559
Hanno gia' aderito:
Luigi Ciotti
Giuseppina La Torre
Rita Borsellino
Giovanni Impastato
Claudia Loi
Edna Cosina
Daniela Marcone
Viviana Matrangola
Debora Cartisano
Margherita Asta
Maddalena Rostagno
Monica Rostagno
Elisabetta Roveri
Dario Montana
Paolo Siani
Stefania Grasso
Angela Grasso
Rosalba Beneventano
Le coperative e le associazioni che gestiscono beni confiscati alla mafia:
Associazione Casa dei Giovani
Coop. Lavoro e Non Solo
Coop. NoE
Coop. Placido Rizzotto
Coop. Valle del Marro
I dipendenti della Calcestruzzi Ericina (azienda confiscata alla mafia nella provincia di trapani)
All’appello hanno inoltre aderito molte associazioni nazionali: Arci,
Associazione italiana per l’agricoltura biologica, Avviso Pubblico.
Regioni e enti locali per la formazione civile contro le mafie,
Antigone, Associazione Beati costruttori di pace, Associazione Rete
Fattorie sociali, Auser, Centro turistico giovanile, CGIL, Cipax, CISL,
Conapi, Consorzio italiano di solidarietà, Conferenza nazionale
volontariato e Giustizia, Coordinamento nazionale comunità di
accoglienza, Federazione nazionale Giovani Comunisti, Federazione
antiracket e antiusura italiana, Fondazione Antonino Caponnetto,
Federazione universitaria cattolica italiana, Gruppo Alce Nero
Mielizia, Gruppo Abele, Legambiente, Magistratura democratica, Mutua
Studentesca, Psichiatria democratica, Pax Christi Italia, Peace Games,
Sinistra Giovanile, Silp Cgil, Tavola della Pace, UIL, Unione italiana
sport per tutti, Unione nazionale salute mentale, Unione sportiva Acli.
Hanno fatto sentire il loro sostegno anche gli enti locali impegnati
nella gestione di beni confiscati: il Consorzio Sviluppo e Legalità
della provincia di Palermo, che raccoglie i comuni di Corleone, San
Giuseppe Jato, Monreale, Piana degli Albanesi, Camporeale, Roccamena,
San Cipirello, Altofonte, il Consorzio Sole – Cammini di legalità della
Provincia di Napoli, che raccoglie i Comuni di Marano, Pomigliano
d’Arco, Giugliano in Campania, Casalnuovo, Portici, Pollena Trocchia,
Castellammare di Stabia, San Giorgio a Cremano, Afragola, il presidente
della Regione Puglia, i sindaci di Alcamo, Colle Val d’Elsa, Bologna,
Ottaviano, Favara, Palma di Montechiaro, Pianoro, Mesagne, Martignano,
Siculiana, Capraia e Limite, Partinico.
E ancora scuole, circoli didattici, singoli insegnanti, magistrati,
tantissimi cittadini e cittadine che hanno voluto sostenere le proposte
di Libera