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Da sempre la guerra è nemica giurata dell'infanzia, poiché con il suo carico di lutti e distruzioni interrompe tragicamente l'età in cui un essere umano ha un bisogno assoluto dell'affetto e della protezione da parte del mondo adulto.
 
Ma se per secoli le guerre avevano la forma di scontri fra soldati, con i civili nel ruolo di spettatori e vittime occasionali, quelle della nostra epoca sono quasi esclusivamente stragi di persone inermi.

Dal secondo conflitto mondiale in poi, oltre il 90% dei caduti nelle guerre sono civili, in metà dei casi bambini. Questi sono gli effetti dei conflitti moderni, i cui teatri non sono più trincee o campi di battaglia, bensì città, villaggi, scuole e ospedali.
 
E ciò non a caso, poiché l'obiettivo non è quasi mai quello di conquistare un territorio, ma di distruggere un nemico: i ribelli che ricercano l'indipendenza, i seguaci di un'altra fede, la minoranza che impedisce la purezza etnica della nazione.

Accade così che le donne e i bambini non siano più soggetti neutrali, degni della massima tutela, ma obiettivi bellici in piena regola.
 
 

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Reclutamento e addestramento

Reclutamento interno e per esportazione
La tratta dei bambini da destinare quali soldati agli eserciti avviene non solo nell’aree di conflitto, ma anche in altri paesi, spesso in comunità di rifugiati o in gruppi etnici di sfollati; oppure sono vittime di commercio illegale, rapiti e resi schiavi a tutti gli effetti, costretti con la forza a copiere questo passo.
Di notte ribelli in Uganda, tanto per citarne uno, vanno a caccia di bambini, oltre 40.000 sono i pendolari del buio che ogni sera abbandonano i campi mal presidiati per rifugiarsi nelle città, dove cortili di scuole ed ospedali, vengono occupati quali rifugi temporanei.
Si muore molto e molto si scappa, ma raramente riescono a sfuggire. Venduti per pochi dollari diventano merce di scambio, ingrossano le file degli eserciti malconci, non solo interni, ma anche internazionali. Spesso con la complicità delle famiglie, convinte che affidare il proprio bimbo a questi benefattori, donerà loro un futuro migliore, ignari della tragedia che li attente; in molti casi per riavere il proprio figlio dovranno pagarne una sorta di riscatto

                                                            

 

Addestramento

I bambini vengono formati, in linea di massima, allo stesso modo in tutti i paesi, la loro duttilità caratteriale e fisica permette agli eserciti di ottenere in tempi brevi risultati strabilianti. Un bambino, dai 5 ai 10 anni, viene addestrato ad uccidere senza troppa fatica, essendo considerato prodotto economico, introdotto nell’ambiente dapprima come staffetta o informatore, come spia, come portatore di munizioni, come spazzatore di strade per minare e sminare; servire da pattuglia d’assalto. Se riesce a raggiungere un’età superiore ai 10 anni, giunta l’ora di utilizzare le armi, oggi sempre più a sua portata. In ogni caso le pene corporali sono severe e mutilanti, a partire da veri e propri riti di iniziazione rasentando forme di cannibalismo, ad es. come denunciato da Amnesty I. in Birmania i bambini soldato sono deliberatamente brutalizzati fisicamente.
L’addestramento di base prevede un trattamento pari all’adulto, senza considerarne l’età. In diversi casi i bambini ed adolescenti sono stati esposti o coinvolti intenzionalmente a situazioni di estrema violenza, allo scopo di renderli insensibili alla sofferenza. In Afghanistan, in Mozambico, in Colombia, in Nicaragua sono sati costretti a compiere atrocità contro gli stessi membri delle loro famiglie o comunità. Alcuni gruppi di ribelli in Cambogia e in Mozambico hanno sottoposto i giovani soldati ad un periodo di terrore ed abuso fisico, per avviarli alla violenza, in Serra Leone nel 1995 il Fronte Unito Rivoluzionario, per addestrarli alla guerra, li ha fatti assistere e prendere parte a torture ed esecuzioni di loro parenti, perché poi ripetessero gli stessi atti di violenza in altri villaggi. Tutto ciò é funzionale all’annullamento della dignità e personalità del fanciullo, trasformandolo in una vera e propria macchina da guerra; strumento in mano ai suo padrone, che ha diritto di vita e di morte; ridotto ad alcoolizzato e/o drogato per vincere la paura, aumentare il coraggio e la resistenza fisica. Si fà leva sulla fragilità della personalità, ancora in fase di formazione a quell’età, per indurre il bambino a dare sfogo alla propria agressività; ad uccidere senza riflettere, senza pietà né motivo; si alimenta la paura con la paura, il timore della violenza con la violenza; si induce alla vendetta. Ogni tentativo di sfuggire a questa drammatica realtà con la fuga, la sottrazione alla tratta o la diserzione una volta arruolato, si conclude per il bambino con la prigione, la tortura ed in troppi casi con la morte.

                                                                                                                      

 

 
Creato da: no.war.time il 02/03/2008
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CUORI IN DIVISA

 

come parlare della guerra ai vostri bambini



«La pericolosità per i minori è di confondere la realtà e la virtualità» sottolinea il neuropsichiatra Stefano Pallanti dell'Università di Firenze. Secondo l'esperto è importante «considerare seriamente il rapporto tra bambini e sistema di informazione».

Per aiutare gli adulti a darsi delle regole lo studioso ha ipotizzato un decalogo per un corretto rapporto tra minore e tv che comprende, tra i vari suggerimenti:

  • Non collocare la tv nella camera dei bambini;
  • Far sapere ai bambini che è normale sentirsi turbati dopo aver visto o ascoltato una brutta notizia;
  • Non utilizzare la televisione come castigo o premio nè come baby sitter;
  • Incoraggiare i piccoli ad esprimere i propri sentimenti senza dare giudizi.

 

 

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I Diritti delle Bambine e dei Bambini

Il 20 novembre 1959, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha adottato all’unanimità la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, il cui testo completo è stampato nelle pagine seguenti. Dopo questa solenne deliberazione, la Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha incaricato il Segretario Generale di provvedere a diffondere ampiamente questa Dichiarazione e, a tal uopo, di pubblicarne e distribuirne il testo in tutte le lingue gli fosse possibile, avvalendosi di ogni mezzo a sua disposizione.


PREAMBOLO

Considerato che, nello Statuto, i popoli delle Nazioni Unite hanno riaffermato la loro fede nei diritti fondamentali dell’uomo e nella dignità e nel valore della persona umana, e che essi si sono dichiarati decisi a favorire il progresso sociale e a instaurare migliori condizioni di vita in una maggiore libertà;
Considerato che, nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo Le Nazioni Unite hanno proclamato che tutti possono godere di tutti i diritti e di tutte le libertà che vi sono enunciate senza distinzione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di ogni altra opinione, d’origine nazionale o sociale, di condizioni economiche, di nascita o di ogni altra condizione;
Considerato che il fanciullo, a causa della sua immaturità fisica e intellettuale, ha bisogno di una particolare protezione e di cure speciali compresa una adeguata protezione giuridica, sia prima che dopo la nascita;
Considerato che la necessità di tale particolare protezione è stata Dichiarazione del 1924 sui diritti del fanciullo ed è stata riconosciuta nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo come anche negli statuti degli Istituti specializzati e delle Organizzazioni internazionali che si dedicano al benessere dell’infanzia;
Considerato che l’umanità ha il dovere di dare al fanciullo il meglio di se stessa.

 
L’ASSEMBLEA GENERALE

Proclama la presente Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo affinché esso abbia una infanzia felice e possa godere, nella interesse suo e di tutta la società, dei diritti e delle libertà che vi sono enunciati; invita genitori, gli uomini e le donne in quanto singoli, come anche le organizzazioni non governative, le autorità locali e i governi nazionali a riconoscere questi diritti e a fare in modo di assicurare il rispetto per mezzo di provvedimenti legislativi e di altre misure da adottarsi gradualmente in applicazione dei seguenti principi:

Principio primo: il fanciullo deve godere di tutti i diritti enunciati nella presente Dichiarazione. Questi diritti debbono essere riconosciuta tutti i fanciulli senza eccezione alcuna, e senza distinzione e discriminazione fondata sulla razza, il colore, il sesso, la lingua la religione o opinioni politiche o di altro genere, l’ origine nazionale o sociale, le condizioni economiche, la nascita, o ogni altra condizione sia che si riferisca al fanciullo stesso o alla sua famiglia.

Principio secondo: il fanciullo deve beneficiare di una speciale protezione e godere di possibilità e facilitazioni, in base alla legge e ad altri provvedimenti, in modo da essere in grado di crescere in modo sano e normale sul piano fisico intellettuale morale spirituale e sociale in condizioni di libertà e di dignità. Nell’adozione delle leggi rivolte a tal fine la considerazione determinante deve essere del fanciullo.

Principio terzo: il fanciullo ha diritto, sin dalla nascita, a un nome e una nazionalità.

Principio quarto: il fanciullo deve beneficiare della sicurezza sociale. Deve poter crescere e svilupparsi in modo sano. A tal fine devono essere assicurate, a lui e alla madre le cure mediche e le protezioni sociali adeguate, specialmente nel periodo precedente e seguente alla nascita Il fanciullo ha diritto ad una alimentazione, ad un alloggio, a svaghi e a cure mediche adeguate.

Principio quinto: il fanciullo che si trova in una situazione di minoranza fisica, mentale o sociale ha diritto a ricevere il trattamento, l’educazione e le cure speciali di cui esso abbisogna per il suo stato o la sua condizione.

 

Principio sesto: il fanciullo, per lo sviluppo armonioso della sua personalità ha bisogno di amore e di comprensione. Egli deve, per quanto è possibile, crescere sotto le cure e la responsabilità dei genitori e, in ogni caso, in atmosfera d’affetto e di sicurezza materiale e morale. Salvo circostanze eccezionali, il bambino in tenera età non deve essere separato dalla madre. La società e i poteri pubblici hanno il dovere di aver cura particolare dei fanciulli senza famiglia o di quelli che non hanno sufficienti mezzi di sussistenza. E’ desiderabile che alle famiglie numerose siano concessi sussidi statali o altre provvidenze per il mantenimento dei figli.

Principio settimo: il fanciullo ha diritto a una educazione, che, almeno a livello elementare deve essere gratuita e obbligatoria. Egli ha diritto a godere di un educazione che contribuisca alla sua cultura generale e gli consenta, in una situazione di eguaglianza di possibilità, di sviluppare le sue facoltà, il suo giudizio personale e il suo senso di responsabilità morale e sociale, e di divenire un membro utile alla società. Il superiore interesse del fanciullo deve essere la guida di coloro che hanno la responsabilità della sua educazione e del suo orientamento; tale responsabilità incombe in primo luogo sui propri genitori 11 fanciullo deve avere tutte le possibilità di dedicarsi a giuochi e attività ricreative che devono essere orientate a fini educativi; la società e i poteri pubblici devono fare ogni sforzo per favorire la realizzazione di tale diritto.

Principio ottavo: in tutte le circostanze, il fanciullo deve essere fra i primi a ricevere protezione e soccorso.

Principio nono: il fanciullo deve essere protetto contro ogni forma di negligenza, di crudeltà o di sfruttamento. Egli non deve essere sottoposto a nessuna forma di tratta. Il fanciullo non deve essere inserito nell’attività produttiva prima di aver raggiunto un’età minima adatta. In nessun caso deve essere costretto o autorizzato ad assumere un occupazione o un impiego che nuocciano alla sua salute o che ostacolino il suo sviluppo fisico, mentale, o morale.

Principio decimo: il fanciullo deve essere protetto contro le pratiche che possono portare alla discriminazione razziale, alla discriminazione religiosa e ad ogni altra forma di discriminazione Deve essere educato in uno spirito di comprensione, di tolleranza, di amicizia fra i popoli, di pace e di fratellanza universale, e nella consapevolezza che deve consacrare le sue energie e la sua intelligenza al servizio dei propri simili.

                                                                                                                           

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