SENSI & CONTROSENSI

NOSTALGIA


Dedicato a te Lui, che prima di essere mia sorella, sei la mia più cara amica   Mi manca il  sentirmi grande come quando da bambina attraversavo da sola il paese per raggiungere la scuola, passando prima dalla Luisa a prendere la merenda…e non erano mai le patatine come gli altri, ma un pacchetto di cracker che al primo boccone ti sentivi soffocare                   Mi mancano i miei compagni di giochi e di avventure…”l’asino", "lo sfigato”…,”la prima della classe”…e l’immancabile ripetente, che fino alla fine avrebbe scontato la sua vergogna, ma restava sempre e comunque il figo ai nostri occhi, quello che la sapeva lunga Mi mancano le note sul diario perché tagliavo i riccioli alla compagna del banco davanti al mio, erano davvero insopportabili e soprattutto inutili, tanto i maschi non se la filavano proprio, era troppo brutta. Mi manca correre nei prati a piedi nudi…catturare le libellule  per poi liberarle, ma non prima di aver riversato sul loro corpo la tipica crudeltà dei bambini…e poi noi volevamo solo la regina o al massimo, il principe . Questi ultimi potevano considerarsi fortunati pur cadendo nelle nostre grinfie, a loro non avremmo inflitto alcuna pena. Poi saltare i fossi e finirci regolarmente dentro, in mezzo alle ortiche se andava di culo…altrimenti era liquame suino, dove tu, la solita sfigata ci hai lasciato una scarpa Mi manca il freddo pungente di dicembre,  quando si andava alle paludi a cercare il muschio per fare il presepe, lo  si staccava  a mani nude e la più brava era chi otteneva le zolle più grosse. Noi non temevamo di fare brutti incontri, forse anche  grazie ai tabù imposti dalla rigida educazione dei nostri genitori, che mai e poi mai ci avrebbe messo in guardia da eventuali pericoli, questo a prescindere dalla nostra innata incoscienza. “Pedofilo” era un lemma che al massimo, per associazione di idee, potevamo associare alle estremità, ma era bello così. Mi manca di credere a Gesù Bambino, che ogni notte di Natale,  nonostante  mi prodigassi a fargli trovare cibo per lui e per il suo asinello, si sbagliava sempre, e i miei doni li portava ai bambini poveri. Io fingevo comprensione perché ero una bambina giudiziosa, si narrava….e così dovevo mostrarmi. I grandi non potevamo deluderli.Non mi piaceva essere giudiziosa.Ricordo che un  anno ha veramente oltrepassato i limiti:avevo chiesto una bambola, ma non una qualsiasi bambola, doveva piangere e ridere, doveva essere piccola e morbida, di pezza, una creatura di cui prendersi cura….ma ahimè che delusione quando mi sono trovata davanti quell’essere:Una bambola….diciamo dall'aspetto tutt'altro che casto; fluente chioma bionda, impermeabile arancione in similpelle dall’ampia scollatura ,stretto in vita da una cintura, sotto….niente, stivaletto inguinale abbinato, occhi azzurri con improbabili ciglia di due centimetri, e chi più ne ha più ne metta.Ricordo il mio stupore misto a delusione….era così stridente quella bambola vestita da grande in una innocente e rassicurante culla a dondolo! Non mi capacitavo di tale disattenzione. Dovevo rimediare in qualche modo… mano alle forbici…e via…un bel taglio corto senza ripensamenti, biro nera, e vai con gli scarabocchi.Adesso si che aveva un senso, adesso si, era quanto meno accettabile. Ma non l’ho mai amata. Mi manca il Claudio, che per tanti anni ho trattato da amico, non accorgendomi mai che per lui amica non ero…ogni genere di scherzo era a lui riservavo, approfittando del suo carattere accomodante.  Sempre pronto a soddisfare i miei capricci, e io ci marciavo alla grande.Lo obbligavo a darmi i suoi pattini con le ruote di gomma perché quelli si che andavano forte, i miei avevano le rotelle di legno ormai consunte, e la mamma, col cazzo che me li comprava nuovi.“Dai, facciamo la corsa, vediamo chi vince…” E’ pleonastico specificare chi rimaneva indietro abbondantemente…schernito e mortificato.  Ogni tanto mi chiedo come facesse a sopportarmi.Ero davvero bastarda dentro, fin da piccola. Mi mancano le nostre liti Lui,  scatenate sempre per lo stesso motivo: io ti appellavo con un epiteto che ti faceva andare il sangue alla testa, ci picchiavamo con gusto e  dopo le prendevamo pure dalla mamma, che ce le suonava di santa ragione, in parti rigorosamente uguali, (tu preferivi il battipanni o le mani nude con gli anelli?) non faceva mai dei torti lei. Par condicio.Quanto poco ci bastava per essere felici!Tornare bambini non si può, ma sentirsi tali si…ed io non rinuncerò mai a conservare questa preziosa parte di me.Ti voglio bene….anche se non leggerai.