il grande arcano

di rosa perrone


Com'era buono quel pezzo di pane bagnato da un filo d'olio, di quello buono, extravergine d'oliva. Odorava di pioggia di novembre, schiacciato dalle tue mani arrossate dal freddo. Ce lo porgevi raccontandoci qualche storia e il profumo del pane caldo si mischiava a quello delle tue mani rovinate dagli spilli delle camicie che lavavi di continuo per venderle pulite al mercato. Il rumore della pioggia non copriva la tua voce che cercava nella mente le storie da raccontarci, ogni volta una nuova. E noi stavamo lė, bambini spauriti e incuriositi, a pendere dalla tue labbra, a perderci nei tuoi gesti, che riempivano le nostre fantasie; nel tuo sguardo che impavido attraversava i nostri occhi, cercando a tutti i costi di regalarci un sorriso.Ma non c'era niente per cui sorridere.L'acqua del Crati era saltata dal ponte, aveva inondato le strade, i vicoli, sfondato le porte e i balconi, era entrata nelle case, aveva strappato dalla strada le baracche del mercato, aveva sparpagliato sulla strada la merce, lasciandola in una melma informe, nella quale si arrabbattava la nostra vita. Ma tu avevi raccolto la merce, l'avevi portata a casa, avevi lavato le camicie, una ad una, stirate, ricomposte, rimessi al loro posto gli spilli, per venderle poi al mercato e - cosė - guadagnare qualche soldo.E quel pezzo di pane bagnato da un filo d'olio, di quello buono, extravergine d'oliva profumava di bucato e aveva il sapore delle tue lacrime, ben nascoste dietro il tuo sorriso.Profumo che ritorna ogni volta - in ogni dove - con la pioggia di novembre.