l'angolo del karate

l'arte del karate:quello che si deve sapere


Silenzio, discrezione, rispetto delle gerarchie sono le qualità richieste al principiante che chiede di essere iniziato ai segreti del karate. Per apprendere la tecnica del karate bisogna educare il corpo e la mente ad eseguire i movimenti più utili al fine prefisso. Il lavoro di base (kihon), la forma (kata), il combattimento (kumite), sono le tre branche del karate, in cui i principi basilari ed essenziali non differiscono fra loro. Regola basilare per ogni karateka è la pratica con regolarità impiegando sempre la massima concentrazione nell’esecuzione di ogni movimento. I kihon sono le tecniche fondamentali e allo stesso tempo la meta iniziale e finale del karate. Tsuki (pugno), uchi (percossa), keri (calcio) e uke (parata): questi movimenti possono essere imparati in poco più di due mesi, ma per compierli perfettamente bisogna eseguirli con regolarità e impiegare la massima concentrazione.  Il posto che i kata occupano nelle arti marziali giapponesi è importantissimo. Kata significa letteralmente forma ed è un insieme ordinato di tecniche prestabilite. Il praticante, dapprima sotto la guida del maestro e poi da solo, si sforza di perfezionarle e di eseguirle con l’attitudine mentale che gli è indicata. I kata sono composti e studiati da maestri che hanno raggiunto vette sublimi nella tecnica del karate. Essi vi nascondono gli insegnamenti più intimi che rimangono così invisibili ai profani. I più antichi risalgono al secolo XIX. I kata rappresentano la lotta di un karateka contro numerosi avversari che lo aggrediscono successivamente e sono un’efficace ginnastica, per la varietà di movimenti che assommano. Nell’eseguirli occorre controllare continuamente gli spostamenti, che sono stabiliti rigidamente, i punti di partenza e di arrivo. Il kumite è il fine ultimo del karate. La base di tutto è l’autocontrollo, suggerito e sviluppato nell’allievo fin dai primi rudimenti tecnici. Il maestro farà combattere gli allievi solamente quando riconoscerà in loro quell’insieme di doti fisiche e morali che permettano a due karateka di affrontarsi lealmente, senza essere esposti a inutili rischi. Il primo dovere del combattente è di non ferire l’avversario. Nel karate si contrappone il concetto di ricercare la tecnica da soli e quella di ricercarla con un compagno, e questo è kumite.