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Riprendiamo da qui


Le ultime discussioni dal gruppo Facebook "Testamento biologico e autodeterminazione" risalgono a qualche tempo fa, periodo in cui abbiamo assistito alla vicenda Englaro e agli effetti che il caso aveva prodotto nella nostra società. In particolare si era avvertita con molta priorità l'esigenza di colmare un vuoto normativo che caratterizzava il nostro ordinamento legislativo. Ci eravamo lasciati affermando con forza la necessità di un riconoscimento del diritto, costituzionalmente sancito, della libertà di potersi sottrarre a qualsiasi trattamento terapeutico. Libertà di scelta, questo era il punto cardine di un gruppo di persone che con caparbietà aveva seguito il mio pensiero esposto all'interno di un gruppo che oggi conta più di 5.600 membri. Vuoi per le logiche di una politica strategica, vuoi per un fattore esclusivamente di gestione di network, oggi il gruppo "Testamento biologico" si trova in uno stato di paralisi dovuta al fatto che, superata la soglia dei 5.000 membri, l'amministratore non ha più facoltà di spedire notizie e messaggi agli iscritti, provocando in tal modo la "morte" della diffusione di argomenti che avrebbero garantito vita alle discussioni. Avendo invece riscontrato tra tutti i membri di quel gruppo una gran forza e coesione, affiancate da una sconvolgente irremovibilità e sicurezza nel far valere le proprie ragioni, non avrei potuto lasciare che la logica delle gestioni avesse preso il sopravvento sul semplicissimo diritto alla comunicazione e alla interazione di cui Facebook si sarebbe dovuto fare garante. Ci eravamo lasciati ad un dato punto, precisamente al tempo del ddl. Calabrò sul "trattamento di fine rapporto", volendo usare un'espressione sarcastica. E in tale ddl si stabiliva quanto quest'oggi, 25 marzo 2009, viene confermato con voto a maggioranza all'interno del Senato della Repubblica con ben 152 voti a favore, 122 contrari e 1 astenuto. E' stato in questo modo che le migliaia di emendamenti apportati al testo sono stati irrimediabilmente respinti, ed è stato così che il Senato ha stabilito che "alimentazione e idratazione" artificiali non sono da considerarsi forma di terapia, ma sostegno vitale alla persona umana, quindi eslcuse da qualsiasi dichiarazione anticipata di trattamento sanitario. Volendo usare termini più schietti possiamo dire che "alimentazione e idratazione" con questa legge saranno obbligatorie anche per coloro che vi intendono sottrarsi, coloro che stupidamente credono che esista un Art. 32 della Costituzione che sancisce che "nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario".