Spigoli

Pulisco il cassetto - seconda parte


PARIS, Montmartre – 21/3/01Sei salito a piedi. Un passo dopo l’altro. Sulla spalla destra avevi un sacco di tela con dentro un bel po’ di libri e della biancheria sporca. La scalinata ti è sembrata interminabile. Salendo hai dovuto eludere lo sguardo rapace di alcuni venditori di souvenir arabi. Hai pensato che volentieri avrebbero pasteggiato con le tue carni bianche da italoamericano ben pasciuto. Arrivato in cima hai asciugato la tua fronte con una maglietta rossa e maleodorante con sopra stampata la sindone del Che. Poi ti sei seduto sull’ultimo gradino della scalinata a contemplare, davanti a te, Pigalle: il Mulin Ruge e i fantasmi di Loutrec e dei suoi amici che dentro ci passavano intere giornate. A quel punto hai tirato fuori della tasca dei tuoi bermuda il tuo fedele Moleskine, hai preso dalla borsa la tua penna preferita, quella a forma d’ombrello, hai fatto un respiro profondo e hai chiuso gli occhi per trovare qualcosa da scrivere o anche solo un’idea decente.Quasi un’ora dopo, un cianciare familiare ti ha scosso dal torpore. Americani. Arrivano sempre quando pensi che ormai puoi farne a meno. Come diavolo fanno ad essere dappertutto? Non sembrano nemmeno sudati. Grassi come sono dovrebbero essere in un bagno di sudore, come te, d'altronde, e invece… Hanno l’aria condizionata nel sangue. Hai cercato di contarli. Troppi. Una massa di turisti dallo sguardo bovino pronta ad invadere il quartiere degli artisti. Ci sarebbe di che sentirsi male.Una di loro ti ha guardato seduto lì, con il tuo quaderno in mano ed ha esclamato con accento del New Jersey: “A poet! Let’s ask him if he can write us a poem!” Voleva che gli scrivessi una poesia. Si è avvicinata, ma tu hai fatto una smorfia infastidita. Lei se ne è accorta e si è fermata. Ti ha guardato ancora, indecisa per qualche secondo, e poi è tornata nella mandria rassicurante dei suoi compatrioti. “Bella mia, la poesia è una cosa seria!” hai pensato. “Non è mica una cosa di un attimo. Mica uno nasce artista, mette la penna sul foglio, scrive quattro frasi e voilà, ecco fatta, una bella poesia! No. Ci vuole dedizione, perseveranza, pazienza… Insomma, ci vuole un vero artista. Io invece è un ora che sto qui e non mi è venuta in testa nemmeno uno straccio di idea! Meglio allora pagare l’ingresso in un locale sexy e guardare le ragazze dell’est che ballano annoiate e seminude davanti a me che restare qua come un coglione, con questo quaderno in mano, solo per darsi un tono.”Il tuo ragionamento non fa una piega. Ti sei convinto. Per la verità, hai sempre avuto un discreto eloquio. Così ti sei alzato e, un passo dopo l’altro, sei sceso giù da quella scalinata, praticamente felice, verso la città.