Spigoli

Ti svegli con il mal di testa.


Dentro il cranio batte una grancassa alla Chemical Brothers. È quasi mezzogiorno. Fuori nevica. La sera prima sei stato al Tonic, un locale trendy a Delancey. Trendy, ma così trendy che, infatti, sta per chiudere. Ci hai visto un concerto di musica elettronica. E tu odi la musica elettronica. Sul palco, con una chitarra scordata in mano ed un laptop Apple davanti, ci stava una tipa dark di Roma nord (come fanno ad essere dappertutto?). Non si sfugge mai veramente alla Cassia bis.Ti alzi dal letto, tua madre non è in casa, barcolli verso il bagno e ti guardi nello specchio: meriti una doccia. Noti sulla mano destra il timbro del locale. Difficile stabilirne la forma ora. Giureresti però che raffigura un castoro. Con i dentoni, la coda e tutto. Improbabile.Una domanda si alza anche lei sonnolenta nella tua dico-testa: per quale ragione hai pagato 24 dollari per vedere quell’orribile concerto? Non hai una risposta precisa da darti, ma sospetti che abbia a che fare con quella ragazza mora, ventenne, minuta, formosa e talvolta persino sorridente che nelle ultime settimane ha deciso di adottarti. Talvolta le femmine lo fanno. Chissà perché. Ormai ci sei quasi abituato. Sì, devi aver messo a dura prova il tuo buongusto in fatto di note nella speranza un po’ naif di accoppiarti. Non può esserci altra spiegazione.A questo pensiero un principio d’erezione puramente idraulica si spegne nelle tue mutande. Il fatto è che il sesso in città, se c’è, tu non lo hai mai visto. Non da vicino almeno. E non ti vengano a raccontare balle su Sex and the City, su Shortbus e simili, perché tu, da quando sei a New York, hai visto solo gente molto, molto sola. Non è semplicemente il fatto che in città a tuo avviso si fa poco sesso o, per i più romantici, che in sostanza non ci s’innamora mai. No. la questione è un'altra ed ha a che fare con il fatto che ognuno viene qua con un sogno da realizzare e, si sa. i sogni sono così difficili da condividere. Ognuno ha il suo, fatto su misura. Difficile per esempio che il tuo (che fino a sedici anni è stato quello di diventare il primo giocatore italiano dei New York Mets) vada bene anche per qualche ragazza del Mid West. Molto meglio perciò tenere le cuffiette dell’I Pod ben infilate nelle orecchie e immaginarsi una notte di sesso rovente con quel “saccottino” di Britney Spears, no?“L’amore vola via dalla finestra con la prima scorreggia” diceva spesso tua nonna Vicky. Parole sante, pensi.Eppure nessuno ce la fa ad arrendersi veramente. E questo è un po’ ovvio. D’altronde tutti sperano nel loro intimo che le proprie scorregge non puzzino. Ma invece puzzano.Certo, da quando sei in città hai conosciuto un mucchio di persone. Un po’ per via del fatto che, quando sei emigrante, sei talmente solo che ti apri al prossimo con molta tolleranza (in definitiva ti trovi a frequentare gente che altrimenti non frequenteresti mai). Un po’ per via del fatto che conosciuto un italiano, conosciuti tutti. Non abbiamo inventato la mafia per caso.Hai conosciuto attori, grafici, sceneggiatori, camerieri, danzatori, insegnati, spacciatori, fumettisti, studenti, cantanti, programmatori, ereditiere, cassiere e commercianti d’arte. Tutta gente divertente, tutta gente simpatica, eppure l’incontro col prossimo ti pare sempre velato da una certa diffidenza di fondo, come se una vocina interiore ti dicesse: “Non ti affezionare, non ti aprire, ti farai male”. Ma forse esageri per via del brano dei Chemical Bothers che risuona nella tua testa, per via di queste ragazze di vent’anni che ti vogliono adottare, per via dei 24 dollari scomparsi incomprensibilmente dal tuo portafoglio e le cose non stanno affatto come pensi tu. Forse l’amore c’è, anche se magari si trova solo nei locali gay dell’East Village. Magari la gente non è così sola come ti appare, quando torna dal lavoro in metropolitana e sei tu che ti sbagli. Probabilmente l’unica distanza che esiste veramente tra te e il prossimo è quella che separa il capolinea della 242° strada nel Bronx (la fermata più vicina a casa tua) e Downtown. Però è vero che un’ora e passa di viaggio in treno tra tutte le etnie del mondo, in fondo, è prezzo da pagare più che accettabile pur di essere considerato un vicino di casa del tuo sogno confezionato su misura.Dopo la doccia, il timbro a forma di castoro è solo un’ombra vaga e violacea, simile ad un livido, che finirà di sbiadire nei prossimi giorni. Qualcosa di simile è accaduto ai tuoi pensieri.Guardi fuori della finestra. Ha smesso di nevicare. Allora indossi la maglia della nazionale di calcio irlandese, afferri i tuoi scarpini, il tuo pallone, prendi un Tylenol per abbassare il volume dei fratelli chimici (che nome appropriato) che sono ancora intenti a suonare nella tua testolina ed esci di casa.È bello sapere che tra appena un’ora e rotti di viaggio in metropolitana sarai al campo di calcio sintetico gratuito che sta sotto a Williamsburg Bridge e che almeno lì, se non tra le fila dei New York Mets, tra immigrati arrivati da tutto il mondo, c’è sempre posto per un falloso e lagnoso difensore italiano.