Creato da nonnobizzarro il 06/10/2006
Diario di Viaggio
 

 

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Una domenica mattina,

Post n°53 pubblicato il 08 Gennaio 2008 da nonnobizzarro

in un locale di Greenpoint, il quartiere polacco di Brooklyn, davanti ad un muffin salato ricoperto di uova e gravy, tua madre ti ha raccontato una storia che la riguardava. Questa:

Troverete che Aruba è l’isola più sicura, stabile ed amichevole nel Regno dei Paesi Bassi. Il governo olandese ha dotato l’isola di tutti i più moderni comfort e i turisti in visita non potranno che trovarsi a loro agio proprio come se fossero a casa loro. In genere gli abitanti sono molto educati, spesso parlano diverse lingue e si considerano per lo più molto felici. La maggior parte di loro poi ha un elevato tenore di vita e quasi tutti quelli che desiderano un lavoro riescono a trovarlo ad Aruba. L’isola è una meta molto ricercata e raffinata e quindi non troverete barboni accampati per le strade né i tipici e fastidiosi venditori ambulanti che infestano le altre isole caraibiche. Anche i poliziotti sono molto gentili, disponibili e soprattutto sorridenti così tutti possono vedere che tutto va bene ad Aruba!

Deri non poteva che essere d’accordo. Del depliant pubblicitario la colpì sopratutto quell’ultimo passaggio, quello sull’assenza di barboni sull’isola. In effetti, non ne aveva visti. Chissà, dove li mettevano, cosa ne facevano, come li nascondevano… “Sì”, pensò tra sé la donna. “Va tutto bene ad Aruba, tranne il fatto che mia madre sta morendo.”.

A questo punto è necessario fare un passo indietro per cercare di capire che cosa ci facevano lei, suo fratello Cory e sua madre Vicky in un ospedale delle Antille Olandesi il primo gennaio del 2000. La Risposta a questa domanda va cercata in quell’articolo sul numero di Playboy di novembre (la coniglietta del mese era Cara Wakelin) che cantava le lodi di questo piccolo gioiello dei Carabi. Cory lo aveva letto durante una delle sue sedute onanistiche e aveva immediatamente deciso di acquistare un biglietto per una crociera natalizia che toccasse, tra gli altri luoghi ameni sparsi nel golfo del Messico, anche la piccola isola di Aruba. 

Bene, o quasi, perché la crociera era ben al di sopra delle loro possibilità economiche che al momento erano piuttosto ristrette. Cory, infatti, dopo aver lavorato per anni per un’azienda di forniture belliche, si ritrovava ora senza lavoro a causa di quella mammoletta di Bill Clinton (per il quale tuttavia nutriva, come tutti gli americani, una certa invidia per via delle note pratiche “oratorie” della signorina Monica Lewinski). “Tempo di pace tempo di magra!" Era solito ripetere Cory.

Deri dal canto suo riusciva a perdere il proprio impiego d’infermiera un giorno sì e l’altro pure. Un po’ perché le contrazioni del mercato richiedono che le aziende oggi come oggi siano molto flessibili e che di conseguenza lo siano anche le vite delle persone che vi lavorano, un po’ perché non era mai stata in grado di risultare simpatica a nessuno: medici, colleghi, portantini. Tutti la detestavano, esclusi fortunatamente, i pazienti che invece l’adoravano.

Vicky quindi con la sua pensione da segretaria, mandava avanti un po’ tutta la baracca: ex mariti, ex mogli e figli dei suoi figli compresi.

Fu dunque proprio con la sua carta di credito che, dopo aver ben vagliato la questione, Cory decise di comprare tre biglietti. “Sarà probabilmente l’ultima vacanza con la vecchia! È giusto che sia memorabile.” Disse alla sorella per telefono.

A quella dimostrazione d’inguaribile idiozia Deri rimase in silenzio, sconcertata come sempre di fronte alle follie del fratello. Riuscì solo a balbettare un profetico: “Ma non pensi che potrebbe essere un po’ stancante per mamma? In fondo ha sempre 84 anni!”. La sua obiezione però fu del tutto inutile.

Ed ecco che ora lei e suo fratello si ritrovavano nel corridoio del Dr. Horacio Oduber Hospital a vegliare il coma della vecchia.

Galeotto fu il pranzo di natale e la più grossa aragosta che i tre avessero mai visto: un animale preistorico dallo sguardo vacuo e vagamente intimidatorio che il cuoco della nave aveva pensato bene di cucinare al vapore. In seguito a quel pasto Vicky si era sentita poco bene. “Per forza! Con quello che ha mangiato!” Obiettò Cory a fine pasto. Ma Deri che per la verità era una brava infermiera, aveva subito intuito che nel malore della vecchia c’era qualcosa di strano e aveva deciso di portarla al pronto soccorso per un controllo.  Ed ora erano là.

Deri si girò tra le mani il depliant, che diceva anche:

 

Quando si pianificano le proprie vacanze è importante considerare che ci si potrebbe trovare a dover disporre di strutture mediche nell’infausto caso di malattia o incidente. Coloro che si preoccupano di queste possibilità possono stare tranquilli, ad Aruba le cliniche e gli ospedali sono moderni e ben attrezzati per ogni evenienza.

Il primario uscì dalla stanza nella quale era stata ricoverata Vicky. Era un tipo alto, magro e nero, che somigliava vagamente al Bill Cosby prima maniera.

“Ma forse qualsiasi negro in camice fa venire in mente i Robinson.”. Pensò Deri, non senza un brivido di colpa per aver pensato la parola “negro”.

“Signori, voglio dirvi che la situazione è piuttosto grave. Stiamo facendo il possibile, ma è mio dovere di dirvi che non credo che vostra madre uscirà dal coma.”.

“Non è possibile! Sono sicuro che se fossimo a New York ora mia madre starebbe con noi a festeggiare il capodanno!” Sbottò Cory, sfogando tutta la sua congenita arroganza yankee.

Il dottor “Robinson” non fece molto caso alla stupidità dell’uomo bianco. Ci era abituato.

“Se lo ritenete opportuno esiste un servizio di ambulanze volanti. Vi porteranno in suolo americano in poche ore, ma sinceramente non credo che la signora andrebbe spostata da qui!”

“Certo che lo riteniamo opportuno!” Concluse Cory fieramente.

“Come volete. Vado a riempire le pratiche necessarie allora.”

Deri, come di consueto davanti alle manifestazioni di aggressività del fratello, non aveva spiccicato parola.

Ora che il medico era andato via, però, decise di dire la sua: “Forse non dovremmo spostarla.”.

“E tu vorresti lasciarla qui? Ma non vedi che posto è questo? Non c’è nessuno! Sono tutti a festeggiare il fottuto capodanno!”

“Cory io non…” Ma poi tacque. Tanto non sarebbe servito a nulla insistere. Sapeva che su madre non sarebbe mai uscita dal coma, sapeva che era già morta, che non c’era nulla da fare. Lo sapeva non solo perché era un’infermiera professionista, ma anche e soprattutto perché dentro di sé, per la prima volta, era serena.

Qualche ora dopo erano in volo su un piccolo e traballante apparecchio attrezzato per il trasporto di degenti. Deri teneva la mano della madre che se ne stava nel lettino, tenuta in vita unicamente grazie agli sforzi del respiratore Ventmax 2000.

Sotto le lenzuola, la vecchia sembrava piccola, leggera, quasi una bimba. Cory però non aveva il coraggio di guardarla, preferendo contemplare le nuvole rapide nel finestrino. In fondo per tanti anni aveva fatto il pilota per l’Airforce e volare gli era sempre venuto meglio che fare il figlio.

Un’hostess carina e gentile uscì dalla cabina di pilotaggio. Si rivolse direttamente a Deri, riconoscendole forse il coraggio necessario a prendere una decisione in merito alla domanda che stava per farle: “Stiamo per atterrare. A terra vogliono sapere se è necessario un prete, per l’estrema unzione, voglio dire.”. Il sorriso accondiscendente di Deri tolse la ragazza dall’imbarazzo di dover chiedere una cosa del genere. D’altronde anche lei si era trovata spesso in quella medesima e spiacevole situazione.

“Non so. Mi dia cinque minuti.”

“Certo.”

Deri guardò di nuovo il fratello, era ancora incantato a scrutare l’aria davanti la lui, poi si voltò verso la madre. In quel momento ci fu un vuoto d’aria e le mancò il respiro. Chiuse gli occhi.

Quando li riaprì notò con sorpresa che anche quelli di sua madre erano aperti. La vecchia guardava sua figlia sorridendo. Deri avrebbe voluto dire qualcosa di bello, d’importante, di eterno ed invece, come sempre, fece il suo dovere: “Mamma, vogliono sapere se vuoi vedere un prete.”.

La donna fece cenno alla figlia di avvicinarsi. Deri accostò la testa alla bocca della madre e distintamente intese queste parole:

“Che il diavolo mi porti, io non ci penso proprio!”

Poi la vecchia chiuse gli occhi e smise di respirare. Per sempre.

Non erano granché come ultime parole, pensò Deri, ma d’altronde sua madre non era mai stata molto diplomatica. Come consolazione c’era il fatto che, tecnicamente, era morta in territorio americano. Il velivolo era entrato da pochi minuti nello spazio aereo statunitense. Vicky, che aveva sempre e solo desiderato di poter essere considerata americana, era perlomeno riuscita a morire in patria, anche se mai come in quell’ultimo istante aveva dimostrato inequivocabilmente di essere una solida, coriacea e inossidabile donna polacca.

Deri guardò suo fratello: non si era accorto di essere diventato orfano. Lei si chiese se fosse il caso di dirgli quello che era appena successo, ma poi pensò che almeno quel conclusivo ed insperato momento d’intimità lo avrebbe conservato solo per sé. E, infatti, così fece.

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Anonimo il 23/03/08 alle 13:02 via WEB
Auguri per una serena e felice Pasqua...
Kemper Boyd
 
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