Nuovo Mondo

I “pensieri” di un fratello


Amico e fratello, qualche tempo fa mi scrivesti a proposito delle tue perplessità circa l’evidente mancanza di reazione, da parte dei membri del tuo Gruppo, alle tue premurose sollecitazioni nei loro confronti riguardo i temi dell’Insegnamento.Come spesso mi accade, pur avendoti già risposto, l’argomento è rimasto nel mio cuore ed ha… come dire… germogliato! Ebbene, dal momento che ritengo possa trattarsi di un argomento di interesse generale – chi non ha a che fare con i gruppi in quest’epoca di… “Lavoro di Gruppo?!? – ho deciso di riportare in questo modesto post alcune delle ulteriori considerazioni che ho potuto “vedere e sentire”.  Fratello, c’è un dato di fatto con cui dobbiamo fare ineluttabilmente i conti: ciascun essere umano – quindi noi due compresi! – vede il mondo dal proprio punto di osservazione. Quest’ultimo è dato dall’insieme di tutto ciò che, nel bene e nel male, ci ha condizionati nel passato, così come da tutte le scoperte e le conseguenti espansioni di coscienza che hanno caratterizzato la nostra vita: in altre e semplici parole, punto di osservazione equivale alla consapevolezza (attuale, cioè del “momento” spazio-temporale) di sé e del mondo. Naturalmente, quando parliamo di passato, fratello, tu ed io ci riferiamo anche – e, direi, soprattutto – a ciò che siamo stati prima di essere ciò che oggi siamo! Il che ci porta a considerare anche un altro aspetto: così come il passato ci ha condotti ad oggi, l’oggi ci condurrà al futuro e, come è naturale che sia, anche il nostro punto di osservazione cambierà ineluttabilmente, così come quello di ciascun essere umano!Dunque, se il nostro cuore è pronto a comprendere questo, allora la nostra mente deve (e può!) fare lo sforzo di non giudicare il prossimo in base al suo modo di reagire a ciò che per noi (oggi) è giusto e corretto, cioè – traducendo il concetto in modo esoterico – a ciò che noi, oggi, possiamo concepire e “vedere” in base al livello di consapevolezza raggiunto, quale esso sia!Inoltre, non dobbiamo mai dimenticare che per ciascun essere umano la porzione di umanità più importante è quella circoscritta all’area che può tracciare allargando le proprie braccia. È così per tutti, anche per noi che – con l’umiltà che ci deriva dalla consapevolezza dei nostri limiti – siamo quotidianamente impegnati nella diffusione dei principi in cui crediamo.  Una simile limitatezza di visione – ciò che Alice Bailey definì “eresia della separatività”! – è alla base delle difficoltà che gli esseri umani incontrano allorché devono collaborare consapevolmente gli uni con gli altri, soprattutto allorquando tale lavoro si ponga gli ambiziosi obiettivi del bene comune e dei giusti rapporti tra tutti gli uomini.Sappiamo molto bene come l’attuale epoca del Mondo sia basata sul “Lavoro di Gruppo” – come già detto – e, dunque, come soltanto in Gruppo si possa percorrere in modo sicuro il Sentiero e si possano ottenere risultati soddisfacenti e duraturi, non soltanto per se stessi ma a vantaggio dell’Umanità tutta. Ma non si può pretendere che una simile consapevolezza sia (già) appannaggio di ogni essere umano, dal momento che Coscienza di Gruppo e Coscienza Animica sono più che sinonimi: infatti, indicano una medesima forma di consapevolezza. E quante persone tra quelle che si incontrano quotidianamente possono essere denominate individui? Cioè, come ci viene insegnato, “personalità pervase dall’anima”?Dunque, non c’è da stupirsi se, nonostante nel parlare e nello scrivere si faccia costante e fiducioso riferimento al “noi”, chi legge e chi ascolta si “fissi” su di una sola parola, su di una sola frase che sia riuscita a stimolare il proprio piccolo sé, e su questo scivoli immantinente! Quante volte lo abbiamo fatto anche noi? E, nonostante tutto, continuiamo a farlo? Mi viene in mente uno dei miei tanti esempi sciocchi.Immagina un Maestro – uno di quelli veri, bene inteso – che stia sulla riva del mare, circondato da un gruppo di aspiranti: tutta brava gente, seria, sincera e volenterosa. È il momento dell’alba: il sole sta per mostrarsi all’orizzonte e la sua luce già comincia a rischiarare il cielo. Il Maestro indica l’orizzonte e, senza voltarsi verso di loro, spiega agli aspiranti ciò che Egli sta osservando, e come quella luce, che loro certamente possono già intravedere, sia l’indicazione che il sole sta per sorgere; inoltre, li rassicura circa il fatto che, se avranno la pazienza di restare lì con Lui, a breve anche loro potranno vedere splendere l’astro in tutta la sua gloria. Ebbene, sai quale sarebbe la reazione degli aspiranti non ancora… abbastanza maturi? La sola cosa che noterebbero, sarebbe il fatto che l’aumentare della luce attorno a loro starebbe rendendo più difficoltosa la lettura… del display del loro smart phone!Ma il Maestro, che in quel momento sarebbe ben consapevole di quanto sta accadendo, non se ne preoccuperebbe troppo. E sai perché? Perché ogni vero Maestro, avendo attraversato le stesse paludi nelle quali ci troviamo noi ora, sa esattamente che, presto o tardi, ogni aspirante – dunque anche noi! – solleverà lo sguardo dal proprio smart phone ed osserverà il sole!Ancora una volta, nel nostro piccolo, onde evitare di peccare di vanità e/o orgoglio, non preoccupiamoci molto delle reazioni o delle non reazioni, anzi non preoccupiamocene affatto! Soprattutto delle seconde! Preoccupiamoci esclusivamente di servire, con cuore puro e scevro da qualsivoglia desiderio di… risultati! “Il Mio consiglio è ancora di fare dell’Insegnamento una necessità quotidiana” (Cuore 16)Quante volte ho letto questa frase e quante cose vi ho trovato ogni volta! Poche parole, ognuna delle quali meriterebbe una trattazione a sé per il senso e l’importanza che acquisisce essendo inserita in una simile frase. Che poi è esattamente quanto accade agli uomini quando riescono a lavorare (realmente) in Gruppo, non trovi?Mi chiedo: chi non si riconosce nel concetto espresso da queste parole, e dunque non comprende – poiché non lo conosce – l’impulso che proviene dell’impellenza della “necessità quotidiana”, come può essere “costantemente attivo”?E ancora: chi siamo noi per giudicare il grado di attività di un altro aspirante? Ti immagini come ci sentiremmo se il nostro grado di “sportività” fosse misurato, che so io, da un qualsiasi campione olimpico? Non so tu, caro fratello, ma io ne uscirei decisamente disintegrato!Parlo a te per parlare a me, fratello, e questo tu lo sai: per tale ragione posso parlare con estrema franchezza, cioè con il cuore (!), così come facciamo ogni volta durante le nostre riunioni. Un pensiero non deve mai abbandonarci, fratello, e sono sicuro che i nostri cuori lo percepiscono e le nostre menti lo concepiscono davvero; un pensiero che – al contrario – manca spesso in ciò che si legge quotidianamente su queste pagine: ciascuno di noi, senza esclusione alcuna, condivide lo stesso passato, lo stesso presente ed il medesimo futuro con… l’Umanità tutta, che è Una ed Una soltanto!Persino il “noi”, quando contrapposto ad un qualsiasi “voi” e/o “loro”, è l’espressione di una delle maggiori illusioni di cui noi esseri umani possiamo essere vittime: la già citata “eresia della separativtà”. Quando, al contrario, il “noi” non si contrappone ad altri “sottoinsiemi”, allora è la quintessenza della saggezza che il cuore umano sappia concepire! Rappresenta la possibilità (prima) e la capacità (poi) di sentirsi veramente “Uno con Tutto”!Dunque, laddove si potrebbe essere portati a giudicare, applichiamo la consapevolezza che “così è” e determiniamoci nell’agire perché il domani sia…come lo vogliamo, per il bene di tutti! Pensieri di luce a te, fratello, e a tutte/i coloro che hanno avuto la pazienza di leggere fino a qui!  Vi aspettiamo su Facebook!Chiedete l’amicizia a “Nuovo Mondo”: http://www.facebook.com/nuovo.mondo.3 Cliccate “mi piace” sulla nostra pagina: http://www.facebook.com/pages/Nuovo-Mondo/348938808469315