Nuovo Mondo

Il piccolo sé e l’Insegnamento


Chiunque abbia veramente a cuore l’Insegnamento e in Esso si riconosca con tutto se stesso, avrà di sicuro sperimentato – e in più di una occasione – il senso di frustrazione nel doversi confrontare con qualcuna/o che non si riconosca nei medesimi ideali. Si tratta di uno degli eventi che, solitamente, segnano l’evoluzione spirituale degli aspiranti, in modo particolare di coloro che sono governati in qualche misura dal 6° Raggio, quello della Devozione e dell’Idealismo.Ebbene, nonostante questo, una simile reazione non è appannaggio di una coscienza che abbia già raggiunta la propria meta… tutt’altro! Infatti, dietro questo tipo di atteggiamento si cela una forma – talvolta blanda, ma comunque presente! – di “fanatismo”, i cui effetti nefasti sono eloquentemente evidenti ovunque nel mondo!“Sulla via della conoscenza non c’è posto per settarismo e fanatismo” afferma il Maestro dell’Agni Yoga (Fratellanza, 188) e, dunque, ogni tipo di reazione che ad esso possa essere in qualche modo collegata è senza dubbio da cercare di evitare: come la frustrazione, per l’appunto. So che qualcuna/o avrà storto il naso nel leggere le mie ultime parole, ma cerchiamo di analizzare alla “fredda luce della ragione” da che cosa nasce la frustrazione: essa è il prodotto dell’attaccamento. Senza espandere troppo il concetto, nel momento in cui crediamo in qualche cosa fermamente e con passione, ma questo “qualche cosa” non è ancora del tutto parte di noi stessi, di fatto viviamo un binomio che, nel nostro caso, è rappresentato dal (nostro) piccolo sé e dall’Insegnamento. In altre parole, quando qualcuno attacca ciò in cui crediamo, se la nostra coscienza non ha ancora fatto del tutto propri quegli ideali, subiamo una frustrazione, derivante soprattutto dal fatto di non veder riconoscere (da altri!) ciò che crediamo buono, vero e giusto! Scatta, dunque, una difesa aprioristica della “fede” alla quale abbiamo aderito.Ma c’è anche un’altra ragione alla base di una simile reazione: una certa forma di “insicurezza”! Infatti, sentir mettere in discussione ciò in cui abbiamo fede, talvolta si trasforma in un sentirci mettere in discussione a nostra volta, semplicemente per il fatto di credervi!Infine, elemento da non sottovalutare, viviamo in un periodo in cui il “nuovo” domina e, dunque, siamo spesso portati a pensare di essere portatori di una qualche “novità” che, in quanto tale, “non può non incontrare il favore di chiunque ne venga a conoscenza”! Anche questo è un segno dei nostri tempi.Invece, come insegna il Maestro dell’Agni Yoga, “ogni decennio rivela un nuovo approccio al sacro Insegnamento. Mezzo secolo fa lo si leggeva in modo del tutto diverso; rispetto ai lettori odierni, si accentuavano altri concetti. Non si dovrebbe mai parlare di un nuovo Insegnamento, se la Verità è una sola! Nuovi dati, e altre maniere di percepirli dimostrano la continuità della conoscenza, e chiunque la ostacola commette un crimine antiumano. I seguaci del sacro Insegnamento non intralciano mai l’apprendimento.” (ibidem)Dunque, possiamo affermare che i “principi” dell’Insegnamento sono presenti ovunque… vi sia un essere umano! E questa è una consapevolezza che facciamo nostra nel momento in cui siamo in grado di concepire il fatto che Insegnamento e Vita sono sinonimi!La forma di Insegnamento che propongo in queste modeste pagine è solo “una forma”, per l’appunto, che non è detto debba (o possa) andare bene per chiunque. Ciò che conta è l’essenza che si può percepire alla base di una qualsiasi “forma”, ed è su questa “essenza” che ci si può incontrare, anche tra linguaggi e metodi diversi. E permettetemi di sottolineare il termine “linguaggio” dal momento che proprio di questo si tratta! Immaginate tre esseri umani, ciascuno proveniente da un differente angolo di mondo, che osservino un bicchiere colmo d’acqua; se chiedeste loro che cosa stanno osservando, ciascuno vi risponderebbe nella propria lingua: acqua, agua, eau, water, wasser e così via. Ebbene, direste che sono in disaccordo tra loro? Oppure che solo uno di loro ha ragione, o “più” ragione rispetto agli altri?Così è per l’Insegnamento.Ciononostante, per amore di sincerità, sarei un ipocrita se negassi che, per me, “questa” forma di Insegnamento è la sola nella quale io mi possa riconoscere davvero! Pur tuttavia, sono felice di aver fatta mia la possibilità di lasciare al “prossimo” la facoltà di scegliere ciò che ritiene più giusto per sé, trasformandomi, per così dire, in una semplice “vetrina”, piuttosto che – come sovente capita di vedere – in un “piazzista”! Per tornare al nostro “piccolo problema” di reazione personale, quando si può dire di aver superato definitivamente questa condizione? Semplice quanto arduo: quando si giunge al punto di incarnare l’Insegnamento in prima persona, in altre parole quando si diventa tutt’uno con Esso! È solo allora che si può scorgere realmente e consapevolmente “l’unità nella diversità” e, anzi, si è in grado di apprezzarne i vantaggi e comprenderne il perché. E ancora: come si raggiunge una simile condizione? Molto semplice, ma anche questo arduo, poiché richiede una grande forza di volontà, oltre ad una fede incrollabile: applicando su se stessi i principi dell’Insegnamento, ottenendo così un decisivo e rapido progresso nello sviluppo interiore. Questo conduce ad un reale contatto con il Sé, dunque con l’Anima, comportando la naturale cessazione di ogni forma di dualismo, dal momento che – come ci viene… insegnato! – l’Anima “ha” coscienza di Gruppo! È solo allora che si cessa di esistere un “io” separato dall’Insegnamento e si può divenire reale espressione di quella Vita Una Che si manifesta per mezzo di mille differenti sfaccettature.È quanto Alice Bailey ha tradotto con le seguenti mirabili parole: “Quando si è appreso a cancellare dalla coscienza noi stessi come figura centrale del dramma della vita, allora e soltanto allora si è all’altezza delle nostre reali capacità di servitori del Piano.” (Psicologia Esoterica II, 146)Già, poiché Insegnamento e Servizio sono sinonimi! “Cancellare noi stessi come figura centrale del dramma della vita”: diamine, sono parole davvero profonde, e assai pesanti per una coscienza che si riconosca ancora “solo ed esclusivamente” quale protagonista unico di un dramma personale, nel quale “tutti gli altri” sono – nella migliore delle ipotesi – delle comparse!Ecco, pretendere che chi è ancora alle prese con i “piccoli” problemi quotidiani del “piccolo” sé, e non ha la benché minima percezione del Sé, comprenda la necessità di… “mettersi da parte”, è a dir poco sciocco! Dunque, perché prendersela tanto? Pensieri di Luce. Vi aspettiamo su Facebook!Chiedete l’amicizia a “Nuovo Mondo”: http://www.facebook.com/nuovo.mondo.3 Cliccate “mi piace” sulla nostra pagina: http://www.facebook.com/pages/Nuovo-Mondo/348938808469315