Nursing Up

La realtà Infermieristica attuale


Al Direttore della Nuova SardegnaAi Colleghi Infermieri  Egregio  DirettoreEssere infermieri oggi non è come esserlo nel passato o come dieci anni fa. La professione infermieristica è una realtà ben consolidata nel Sistema Sanitario. L’infermiere è un professionista, con una preparazione universitaria e con una funzione fondamentale all’interno delle diverse articolazioni del Sistema Sanitario, dall’assistenza di base fino alla docenza e alla dirigenza dei servizi.Il filo conduttore che unisce l’infermieristica di oggi con quella del passato riguarda :la scelta del prendersi cura la serietà e la responsabilità che caratterizza il nostro impegno la certezza di svolgere un ruolo rilevante ed anche insostituibile a fianco delle persone che hanno bisogno di assistenzala consapevolezza di volere e dover essere sempre all’altezza dei nostri alti compiti sia sul piano umano che su quello professionale Il sistema sanitario nasce per dare corpo al diritto costituzionale della tutela della salute, di questo né siamo consapevoli da molto tempo ma, il sistema , il nostro, è lento ad adeguarsi al nuovo.E’ tempo di un significativo salto di qualità.E’ necessaria la flessibilità, l’andare al di là degli schemi radicati da anni. Per troppo tempo e tutt’oggi si assiste localmente a gravi situazioni evidenziate spesso all’amministrazione dell’Asl 1, senza mai aver avuto risposta decisiva ed incisiva. Ancora si assiste al demansionamento degli infermieri che vengono utilizzati per i compiti più svariati. Mancano infermieri, cosi come le figure di supporto addette all’assistenza di base, manca l’organizzazione nelle varie unità operative , manca la definizione, l’organizzazione e l’attuazione della missione aziendale. Manca l’assistenza infermieristica definita dalle norme vigenti, di cui spesso i cittadini né risultano essere vittime e che denunciano anche attraverso i media, con conseguente danno per l’immagine dell’infermiere, dell’unità operativa e dell’azienda stessa.Con la nuova amministrazione tutti gli operatori sanitari, gli infermieri in particolare, si aspettavano risposte immediate almeno per sopperire ai disagi creati dall’urgente necessità che permane nelle Unità Operative, ma a tutt’oggi è esattamente , se non peggio , di un anno fa.Ciò che ci siamo trovati a subire è un ulteriore riduzione di personale infermieristico ed anche il non impiego delle figure di supporto , gli OSS, formate da più anni, situazione che non permette di garantire il soddisfacimento dei bisogni fondamentali dei pazienti.Tanti i buoni propositi della nostra Dirigenza Aziendale : contenimento della spesa sanitaria, riduzione dei posti di degenza, incremento dei servizi, nuova dotazione organica, miglioramento della qualità dell’assistenza. Ma, come si può migliorare l’assistenza sanitaria , in particolare quella infermi eristica , se vengono a mancare quelle che sono le basi , il numero, per garantire la qualità? Se in molte realtà ci sono solo due infermieri per turno a dover gestire 34, 36 e anche 40 pazienti, se non si riesce spesso a garantire l’igiene personale , la somministrazione dei pasti , il rilevamento dei parametri vitali e tutto il resto ? Come si può iniziare il discorso di pianificazione dell’assistenza , l’attuazione di progetti che migliorerebbero la qualità dell’assistenza infermieristica e , di conseguenza , il lavoro infermieristico? Quanti articoli sui quotidiani si dovranno ancora leggere ? Quante volte ancora si dovrà provare vergogna del posto in cui si lavora per ineficcienza dell’organizzazione aziendale?.Oggi ci si trova spesso col minimo legale per garantire la copertura dei turni ( e tante volte neanche quello ) che, indirettamente, vieta il diritto ad usufruire delle ferie, dei riposi settimanali o di ammalarsi; la stessa situazione che ha obbligato alcuni reparti al vergognoso accorpamento , per poter usufruire delle ferie estive, ma che ha generato un’assistenza che non è definibile con tale termine, che manca di rispettagli operatori sanitari, ma soprattutto ai nostri assistiti.C’è rabbia ed indignazione da parte di chi onestamente ce la mette tutta , ma proprio tutta, di chi è sempre in prima linea , a diretto contatto con i malati, coi loro familiari e che deve dare delle risposte che siano soddisfacenti e che spesso , non lo sono, non lo possono essere. Certo è che l’eredità avuta dalle precedenti dirigenze non è facilmente gestibile, ma ciò no giustifica la mancata possibilità del cittadino di essere sottoposto alle cure di cui ha il diritto.E’tempo che prendiate atto che anche il cittadino è cresciuto molto ed è diventato più esigente da punto di vista dell’assistenza .La crescita della gente pretende una crescita professionale parallela della figura infermieristica che deve dare risposte assistenziali di qualità adeguate ai bisogni espressi. Difficilmente oggi capita sentirsi dire “ mi metto nelle vostre mani” questo perché il cittadino è sempre consapevole non solo dei propri diritti, ma anche di quello di tutela della propria salute.Quando non si valorizza la risorsa infermieristica o addirittura si “ taglia” , il primo ad essere colpito è il cittadino.Non è sufficiente dire “ che si facciano le otto ore e che i coordinatori inizino a coordinare” i numeri sono quelli ed è necessario garantire riposi settimanali, ferie, malattia e congedi per l’aggiornamento e contemporaneamente la pianificazione , l’attuazione e la valutazione dell’assistenza infermieristica. Non si può “spremere” ancora quello che è già stato “spremuto”; non è utile neanche il continuo utilizzo dell’istituto delle prestazioni aggiuntive per garantire il presente. Abbiamo bisogno di programmare il futuro delle nostre unità operative attraverso un programma triennale di assunzioni.L’assillo del bilancio è derivante da una concezione della sanità vecchia e sbagliata. Quella, secondo il quale il comparto sanitario è solo un fattore di spesa a carico dei bilanci pubblici, senza riuscire a coglierne le straordinarie potenzialità e il dinamismo in esso contenuti, che possono farlo diventare a tutti gli effetti un vero e proprio fattore di sviluppo. Vorremmo che i nostri dirigenti pensassero che è più utile investire anche sull’assunzione di un singolo infermiere che sul mercato dei prodotti sanitari.Il ricatto dei conti ci infastidisce. Rischia di portare a scelte di razionamento e ridimensionamento del servizio sanitario – anche se in modo indiretto- sotto la spinta dell’emergenza economica. E’ una visione miope, sbagliata e destinata al fallimento. Del resto il contenimento a priori della spesa sanitaria è un miraggio. Le spese per la salute tendono a crescere in conseguenza dell’invecchiamento della popolazione, dell’aumento delle cronicità e delle non autosufficienze, ma anche per la crescita nei cittadini della consapevolezza del “ bene salute”. Un bene da difendere e mantenere sia in termini di anni di vita che di qualità della vita stessa. Dobbiamo tutti insieme , avere capacità di affrontare queste nuove realtà, dove la vecchiaia non è più la fase terminale della vita, ma ne caratterizza ormai il 25% della sua durata. Dove le famiglie hanno bisogno di servizi efficienti, aperti, accoglienti, gestiti ed organizzati da professionisti competenti e motivati , in una logica di servizio e di vera compartecipazione della collettività. La qualità in sanità è un processo, è un metodo , è uno strumento oltre che un fine , per affrontare qualsiasi aspetto dell’assistenza e qualsiasi criticità. La qualità in sanità significa che ogni atto nel suo insieme deve essere sempre orientato al raggiungimento della soddisfazione del cittadino, ma anche dell’operatore , nonché del gestore del sistema.La qualità dell’assistenza non disdegna , infatti la corretta amministrazione, l’uso appropriato delle risorse finanziarie , il controllo trasparente della spesa. In altre parole il far sì “ che si spendano bene i nostri soldi”.Quindi, qualità in sanità diventa un vero e proprio insieme di obiettivi e concetti che spaziano dall’etica alla competenza, dall’efficienza alla soddisfazione , dalla legalità all’efficienza, in una specie di incastro virtuoso che deve entrare nella testa e nel modus operandi di tutti coloro che hanno a che fare con la salute delle persone. Al di là della crescita culturale degli infermieri , è proprio cambiato il modo di percepire l’assistenza, che diventa prerogativa non solo dei medici , ma è qualcosa di integrato , orientato a “ risolvere i problemi della persona” , la quale ha bisogno di più cose messe insieme e di cui l’infermiere gestisce la parte preponderante.La valorizzazione della competenza infermieristica  non è la conseguenza di norme innovative , ne di decisioni illuminate prese da qualche direttore che ci crede. Il nostro riconoscimento professionale è una necessità indiscutibile per permettere al sistema sanitario di essere moderno , efficiente ed efficace. Senza l’assistenza infermieristica non si và da nessuna parte , senza il contributo degli infermieri il processo di cambiamento e l’innovazione non potranno mai decollare.In una fase in cui è necessario razionalizzare l’uso delle risorse ( perché sono limitate, controllate ecc. ), gli infermieri hanno, come pochi altri, la capacità di leggere i bisogni dei cittadini. Erogando materialmente i servizi agli utenti , capiscono quando ci sono sprechi o un cattivo uso delle risorse. Molto spesso l’inefficienza deriva dai modelli organizzativi fatiscenti e antichi, che vanno riprogettati e modificati con il contributo degli infermieri. Pertanto , l’infermiere proprio in questa fase dovrebbe trovare la massima valorizzazione.Se voi che occupate i posti nella direzione della nostra Azienda, riuscirete a capirlo e a farne tesoro , allora otterrete un bel risultato , visto che quello che avete fatto finora non ne ha prodotti molti, forse nessuno!Noi “ l’ombrello dalla testa” vorremmo togliercelo da tempo e speravamo che con la nuova amministrazione , sarebbe stato possibile, perché siamo abituati al dialogo e al confronto. Non possiamo più permettere che scelte miopi o parziali mettano in pericolo la nostra professionalità e la qualità stessa dell’assistenza.Non possiamo più permettere che ritardi culturali o rendite di posizione frenino il cambiamentoNon è nostra consuetudine lanciare ultimatum perché siamo formati e abituati al confronto , non allo scontro; ma è giunto il momento di lanciare un forte richiamo alla direzione aziendale, ai Politici , ai Sindaci e ai nostri colleghi medici, perché gli Infermieri :sono stanchi di stare a guardare sono stanchi di attendere che il sistema si deteriori ulteriormente per interveniresono stanchi di ulteriori rinvii nella presa d’atto della necessità di un loro importante e significativo coinvolgimento nelle decisioni.Sono stanchi veder continuamente rimandare la ridefinizione delle dotazioni organiche delle singole unità operative , basate sui reali carichi di lavoroSono stanchi di non poter vedere la possibilità che i nostri colleghi precari possano finalmente essere assunti di ruoloSiamo stanchi di non vedere all’orizzonte la possibilità di effettuare un nuovo concorsoSiamo stanchi  di veder rimandare una generale ridefinizione delle loro competenze economiche.Siamo una categoria abituata a guardare avanti , con ambizione e coraggio.Siamo Pronti ad accogliere nuove sfide consapevoli di essere professionisti. Siamo pronti a lottare per i nostri diritti e per il diritto del cittadino alla “ Salute ”……..perché Siamo Infermieri! Sassari 27.12.2008